nel caso del
razzismo, è cambiato il
contenuto politico
originario, ma non si può
immaginare un’ideologia
senza un contatto immediato
con la vita politica e i suoi
problemi centrali.
L’aspetto scintifico è
secondario e deriva, oltre
che dal desiderio di
fornire argomenti solidi,
dal fatto che taluni scienziati,
cedendo alla passione dell’opinione
pubblica e trascurando le ricerche, hanno abbandonato, a partire dalla metà del secolo
scorso, la pace degli studi per precipitarsi a predicare alle folle le loro nuove interpretazioni
della vita e del mondo.
A questi predicatori ‘scintifici’, e non a un’indagine obiettiva, dobbiamo se oggi c’è una
disciplina, fra le scienze naturali come fra quelle morali, completamente immune da tale
ideologizzazione. Ciò ha indotto molti storici ad attribuire alla scienza la responsabilità
delle assurdità razziste e a scambiare certi ‘risultati dell’indagine’ filologica o biologica
per le cause, anziché per le conseguenze, del razzismo.
Il contrario sarebbe stato più vicino alla realtà. Infatti occorsero più secoli, dal XVII al
XIX, perché la dottrina secondo cui ‘la ragione è più forte’ conquistasse la scienza
producendo la ‘legge’ biologica della sopravvivenza del più adatto.
Il fatto che il razzismo è stato l’arma ideologica dell’imperialismo è così evidente che
molti studiosi hanno preferito escogitare speciali teorie pur di evitare la pista battuta
dell’ovvio. Una di queste invenzioni, la vecchia opinione che lo considera una specie
di esagerato nazionalismo trova ancora credito. Specialmente in Francia, certe opere di
valore che hanno dimostrato come il razzismo, oltre ad essere un fenomeno completamente
diverso, tenda a distruggere il corpo politico della nazione, sono in genere trascurate.
della razza e l’ideologia
della classe per
il dominio
dell’opinione pubblica
moderna si è anche
voluto vedere una
lotta fra il
nazionalismo e
l’internazionalismo,
attribuendo la
preparazione mentale
per le guerre nazionali al razzismo e
quelle per le guerre civili al materialismo dialettico.
Ciò è apparso più plausibile a causa del curioso miscuglio di antichi rancori nazionali e nuove
velleità imperialistiche presentato dalla prima guerra mondiale, durante la quale gli slogans
del vecchio nazionalismo si sono rivelati di gran lunga più efficaci dell’aperta propaganda
imperialista.
La verità è che il razzismo salì alla ribalta della politica attiva nel momento in cui i popoli si
organizzavano secondo i criteri dello stato-nazione. Fin dall’inizio ignorò deliberatamente
tutti i confini nazionali, geografici, tradizionali o linguistici che fossero, e in linea di principo
negò all’esistenza politica nazionale in quanto tale qualsiasi significato. Esso, e non l’ideologia
classista, accompagnò come un’ombra lo sviluppo e le vicende delle nazioni europee,
rivelandosi alla fine l’arma della loro distruzione.
Da un punto di vista storico, i razzisti hanno uno stato di servizio patriottistico peggiore dei
rappresentanti di tutte le ideologie internazionaliste messe insieme, e sono stati gli unici a
ripudiare il principio che è alla base delle organizzazioni nazionali, il principio dell’eguaglianza
e della solidarietà di tutti i popoli garantito dall’idea di umanità.
(H. Arendt, Le origini del totalitarismo)
Da http://dialoghiconpietroautier.myblog.it/archive/2010/09/01/i-roghi-dei-libri-2.html
http://www.repubblica.it/esteri/2010/09/09/news/risoluzione_rom-6898982/
Da http://storiadiuneretico.myblog.it