LIQUIDAZIONE DEL SOGGETTO

Torniamo a Calibano.                                        8789786756.jpg

Il suo spaventoso

progetto di

annientamento,

in base al quale i

libri vengono distrutti,

il padrone di casa

assassinato, la figlia

dosonorata, coglie nella

sua emblematicità il

contesto in cui vanno

collocati i roghi dei libri:

estinzione della memoria,

estinzione dello specifico,

dichiarazione di guerra

dell’individuo, ricaduta

dalla continuità storica

dotata di senso nel nulla, nel caos,

insomma trasformazione dello spazio storico in natura bruta.

Benché possa sembrare strano che io usi queste parole pregnanti e molto gravi anche

per la civiltà che si suole citare con grande reverenza, il fatto è che nessuna dittatura

tollera l’individualità, ciò che di idiosincratico vi è nel soggetto critico. Chi si è impadronito

del potere assoluto vuole annientare tutto ciò che interpreta la storia in termini religiosi o

razionale, in breve ciò che rappresnta l’ancoraggio storico di passato, presente e futuro.

Reazione stalinista o reazionaria rivoluzione culturale cinese, è lo stesso.

Shih Huang-ti condannò a morte, spesso facndoli seppellire vivi, o bollò col marchio

d’infamia e mandò a lavorare alla costruzione della grande muraglia, tutti coloro che

nascondevano libri proibiti. Chi osasse dibattere in privato i libri proibiti veniva addirittura

condannato a morte. Lo stesso avveniva nella fase assolutistica dell’impero romano,

quando non soltanto possedere, ma addirittura leggere libri condannati era considerato

un delitto: tanto profonda era la violazione della sfera privata!

Lo stesso accadde durante l’Inquisizione.

Uno storico ha scritto: la scrupolosità con cui vien fatta pulizia supera ogni immaginazione.

Qualche esempio: per quattro mesi un censore passa otto ore al giorno nella biblioteca

privata di un facoltoso spagnolo per rimuovere tutte le opere vietate.

Chi stampa senza permesso è mandato a morte.

Un professore universitario che trae citazioni da libri proibiti è condannato a quattro anni

di prigione e ad astenersi dall’insegnamento per il resto della sua vita.

In base all’articolo 58, sezione X del codice penale dell’URSS chi ‘vende, produce o conserva

letteratura di questo genere’ commette il ‘delitto di CONTRORIVOLUZIONE INDIVIDUALE’

ed è punito con la privazione della libertà per un periodo di tempo illimitato.

Durante il regime staliniano furono dati alle fiamme milioni di libri di scrittori ridotti a

‘non persone’ – spesso in tutti i sensi immaginabili del termine – individui estinti come tali.

Nelle diverse fasi e metamorfosi sono sempre l’individualismo, la cura dell’individuo, la

sua ansia di opporsi e difendere il privato che occorre eliminare. Ciò è vero per l’individualismo

del confucianesimo, per quello della cultura classica, per l’individualismo del Rinascimento

e naturalmente per gli aspetti individualistici della società contemporanea, che nel regime

totalitario e autoritario, vanno tolti di mezzo.

(Leo Lowenthal, I roghi dei libri)

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L’ORDINE DEL GIORNO (2)

L’ordine regolato                                           897867.jpg

dalla vita urbana

si è venuto

costituendo contro

le forze indisciplinate

che lo hanno preceduto

e la cui minaccia

persiste oltre le mura:

ora, allontanandosi da

una città corrotta, che

non offre più protezione

di un ordine

soddisfacente, il ‘saggio’

cerca rifugio non negli

spazi aperti della natura, ma nella cerchia

modesta di una casa di campagna solidamente costruita, dove troverà libri, vino, amici.

In questo luogo, che è preferibile alla città e che i signori della città gli concedono per

ristorarlo dalle ansie della vita cittadina, egli può abbandonarsi al piacere di lodare

poeticamente la semplicità dei primordi, il mondo com’era prima che fossero costruite

le città. E può vivere senza misurare il suo tempo, senza subordinarlo a un ‘orario’ 

fissato dagli ‘altri’. 

Se, da questo punto di vista, si crede in grado di paragonare la sua vita a quella dell’uomo

delle età primitive, da lui si differenzia poiché ha preso coscienza del suo diritto di 

esercitare un controllo sull’organizzazione temporale della propria vita: conosce, ormai,

il carattere nefasto delle ‘occupazioni’ cittadine, sa apprezzare i benefici del nuovo ozio

che lo libera da esse. Può spiegare quale sia l’impaccio del tempo per chi si sottomette

alle regole del dovere urbano e può dire che felice uso faccia egli ormai, per parte sua,

dei suoi giorni, di cui ha ripreso il pieno possesso.

Leggere, dormire….Ma anche comporre satire, epistole o lettere in prosa.

La scrittura contraddistingue, all’occorrenza, la riapproprazione cosciente del tempo.

Il tempo riconquistato porta con sé il momento supplementare in cui l’individuo si

dedica all’enunciazione della propria felicità, a fare il bilancio delle giornate di cui

è ormai lui solo a disporre.

Ora, dire come si trascorre il proprio tempo significa dirsi, costruirsi un’identità,

fissare l’io nella singolarità dei suoi atti e dei suoi fatti.

Micheal Foucault ha recentemente sottolineato la funzione avuta dalla lettera e dalla

descrizione delle prorie giornate nella nascita della ‘scrittura del sé’. L’inizio della

lettera 83 di Seneca a Lucillo è, al riguardo, rivelatore:

” Tu vuoi ch’io ti renda conto di come impiego tutte le mie giornate, tutte le mie ore.

Devi avere una buona opinione di me, se credi che in esse non vi sia nulla che io

abbia interesse a nascondere. L’uomo dovrebbe agire sempre come se vi fossero dei

testimoni della sua condotta, pensare come se altri potesse vedere il fondo del suo

cuore: e questo è davvero possibile.

A che serve, infatti, sottrarsi agli occhi degli uomini? Niente è nascosto a quelli di Dio.

Egli è presente nelle nostre anime, interviene nei nostri pensieri. Dico ‘interviene’ poiché,

talvolta, se ne ritrae. Vengo dunque alla tua domanda: ti svelerò volentieri l’ordine e i

perticolari della mia condotta; mi accingo cioè, senza perder tempo, a esaminare me stesso.

E il modo più utile di farlo sarà, ogni sera, passare in rassegna la mia giornata.

Oggi la mia giornata è stata completa; NON SONO STATO PRIVATO DI NULLA:

E’ STATA INTERAMENTE DIVISA FRA IL SONNO E LA LETTURA….”.

(Jean Starobinski, L’ordine del giorno)

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