(le immagini non seguono fedelmente lo svolgimento degli eventi proposti)
….L’auto bianca che apriva
il corteo svoltò, le MOTOCICLETTE
svoltarono.
La Lincon passò sotto di lui,
rallentando per girare a
sinistra, dando quasi
l’impressione di ruotare su
un asse.
Tutto era lento e chiaro.
Si abbassò su un ginocchio, appoggiò il gomito sinistro sulla pila di scatoloni e la canna
del fucile sul bordo di una scatola sul davanzale.
Mirò alla nuca del presidente.
La Lincoln si mosse verso la
protezione offerta dalla quercia
a circa venti chilometri all’ora.
Pronto a sinistra,
pronto a destra.
Vide scintillare nel
mirino telescopico
il metallo dell’auto.
Sparò attraverso uno spazio
tra le foglie.
Quando fu possibile distinguere
di nuovo chiaramente l’auto, il
presidente cominciò a reagire.
Lee spinse la leva verso l’alto, tirò indietro l’otturatore.
Il presidente reagì.
Alzò le braccia aperte.
Improvvisamente ci furono piccioni dappertutto.
Comparvero dalle grondaie e si diressero a ovest.
La detonazione risuonò nella piazza, secca e distinta.
erano strette intorno alla
gola, le braccia
piegate all’infuori.
Lee fece scorrere in
avanti l’otturatore,
spingendo giù la leva.
Adesso la Lincoln
procedeva più
lentamente.
Era quasi immobile.
Ferma sulla strada a una
sessantina di metri dal
sottopassaggio, senza alcuna protezione.
Sulla traiettoria.
Raymo scese dalla Mercury truccata nel PARCHEGGIO al di sopra del terrapieno, un po’
più giù della metà di Elm Street.
fiancheggiata da alberi e
cespugli, delimitava l’area
del parcheggio.
Il paraurti posteriore
toccava la staccionata.
C’erano dieci o dodici
auto posteggiate lì
vicino, molte di più
negli spazi a nord e ad ovest.
Raymo rimase fermo
un momento, ruotando le
spalle. Si tirò su i testicoli,
tre colpetti con la mano sinistra.
La staccionata era alta circa un metro e mezzo, troppo alta perché vi potesse appoggiare
comodamente il braccio sinistro. Si diresse verso il retro dell’auto e si mise in piedi sul
paraurti. Guardò oltre la staccionata e al di là di una striscia di prato. L’auto che apriva
il corteo si avvicinò alla curva di Elm Street.
Frank Vasquez scese dalla macchina dal lato guida.
Portava un Weartherby Mark V, munito di mirino telescopico, caricato con proiettili a punta
morbida che esplodono con l’impatto. Rimase vicino al parafango posteriore finché Raymo
non allungò una mano. Frank gli diede l’arma.
Ritornò al posto d guida.
L’auto sobbalzò mentre vi entrava e Raymo lanciò uno sguardo tagliente all’indietro.
Il rumore della folla proveniente da Main Street era ancora nell’aria, debole, un mormorio
udito per caso da qualche parte, e Frank, con le spalle rivolte alla scena dell’azione, rimase
seduto al volante ad ascoltare. La sua vista si estendeva oltre i cantieri della ferrovia, verso
nord-ovest. Serbatoi idrici dipinti di bianco. Piloni dell’elettricità che si susseguono in
lontananza, monotoni e sinistri. Tutto luce e cielo. Si sentì come se fosse in grado di vedere
fino alla fine del Texas.
Raymo si trovava un po’ più a ovest rispetto al punto in cui le due sezioni della staccionata
formavano un angolo quasi retto. Dalla profonda ombra degli alberi guardava una scena
abbagliata dal sole. Piccoli gruppi che si formavano sull’erba, a entrambi i lati della Elm,
famiglie, macchine fotografiche, come l’inizio di un picnic.
La limousine svoltò nella strada.
La gente sul lato nord della Elm, che dava le spalle a Raymo, si riparava gli occhi dal sole.
Altra gente salutava, Kennedy salutava, applausi, luce del sole, bagliore fiammeggiante
sul cofano della limousine. Una ragazza corse sull’erba. Gli uomini sui predellini. Quattro
uomini appesi ai lati dell’auto di scorta, a soli pochi metri dalla Lincoln blu.
Dallas Uno. Ripete. Non ho capito tutto.
Leon sparò troppo presto, con l’auto che passava sotto l’albero. La detonazione suonò come
una carica inadeguata, leggermente debole, un difetto, polvere insufficiente.
Kennedy reagì tardi, all’inizio senza sorpresa. Le sue braccia si alzarono lentamente, come
un uomo su un vogatore.
L’autista dimezzò la velocità.
Rimase seduto lì.
L’altro agente rimase seduto lì.
Sostavano aspettando che una voce fornisse la spiegazione.
I piccioni schizzarono via.
Raymo sistemò la canna del fucile sulla staccionata.
Fissò saldamente i piedi sul paraurti. L’avambraccio sinistro, che imbracciava il fucile, era
infilato in mezzo alle punte di due paletti. Piegò la testa verso il calcio. Aspettò, prendendo
la mira attraverso il mirino telescopico.
Ferma sull’erba una donna vide la limousine emergere da dietro un cartello della Freeway.
Il presidente si stringeva la gola. Sentì un rumore secco, come il ritorno di fiamma di un’auto,
e realizzò che era il secondo rumore che aveva sentito. Pensò di avere visto un uomo gettare
un bambino sull’erba e cadergli addosso. Non si rese veramente conto di avere sentito il
primo rumore finché non sentì il secondo.
Una ragazza correva verso la limousine salutando. Il rumore esplose e si smorzò,
dilenguandosi nella piazza.
Tutto ciò non aveva alcun senso.
Il chiarore era così intenso che Lee poté vedersi nell’enorme stanza di scatoloni ammucchiati,
libri sparsi, vecchie pareti di mattoni, lampade nude, una piccola figura nell’ombra, in parte
Sparò un secondo colpo.
Vide il governatore,
girato a destra,
cominciare a guardare
in direzione opposta,
poi si piegò
all’improvviso.
Una reazione di
sorpresa.
Aveva appreso dalle
riviste specializzate
in armi che si
chiamava reazione
di sorpresa.
Girò la leva verso l’alto, tirò indietro l’otturatore, poi lo respinse in avanti.
ATTENZIONE, PER FAVORE.
Va bene, la prima volta aveva sparato troppo presto, colpendo il presidente alla nuca, da
qualche parte vicino al collo. Fu una sciocchezza a cui avrebbe potuto rimediare.
Va bene, aveva mancato il presidente al secondo colpo e preso Connally. Ma l’auto era
ancora lì, a stento si muoveva. Vide la First Lady chinarsi verso il presidente, che ora si
era lasciato cadere giù. C’era un uomo in piedi che applaudiva al margine del mirino
telescopico.
Lee spinse in giù la leva e prese la mira.
Sentì il secondo bossolo rotolare sul pavimento (…si sentiva, nella sua solitudine chiuso
in quella sala, padrone della situazione…, era finalmente l’uomo che voleva essere…Lee
Oswald…).
(Don Delillo, Libra)