CONFRONTO 3

Da  http://pietroautier.myblog.it

      http://giulianolazzari.myblog.it

Qualche tempo dopo, credo a Copenaghen, parlai di questo con Bohr.

Egli prese immediatamente le difese di Dirac.

– Trovo degno di lode, disse, che Paul si sia battuto senza compromessi per

difendere tutto ciò che si può esprimere con linguaggio chiaro e logico.

Egli è convinto che ciò che si può esprimere, si può esprimere con chiarezza:

o, per dirla con Wittgenstein, che ‘su ciò di cui non si può parlare si deve tacere’.

Dovresti vedere i manoscritti che mi invia Dirac: la grafia è così chiara, l’assenza

di correzioni così assoluta, che solo il guardarli è fonte di piacere estetico.

Se suggerisco l’opportunità di cambiamenti anche minimi, Paul se la prende 

moltissimo e comunque non cambia nulla. Il suo lavoro è del resto estremamente

brillante. Siamo andati di recente insieme a una mostra di pittura dove c’era 

una marina di Manet tutta giocata su stupende sfumature di grigio e di blu: si

vedeva in primo piano una barca accanto alla quale stava, nell’acqua, una 

forma grigia non immediatamente riconoscibile.

– Quella cosa lì è inammissibile’, ha commentato Paul. 

Riconosco che si tratta sì di un modo piuttosto strano di accostarsi all’arte, ma 

non per questo del tutto infondato.

Nell’arte, come nelle scienze, ogni particolare va descritto con la massima

chiarezza e attenzione: non c’è posto per il caso.

– Tuttavia la religione è qualcosa di più complesso.

Come per Dirac, l’idea di un Dio personale mi è estranea.

Dobbiamo però tener presente che la religione impiega la lingua in modo diverso

dalla scienza: la lingua della religione è, semmai, più vicina a quella della poesia.

E’ vero che siamo portati a credere che la scienza si occupi di informazioni relative a

fatti oggettivi, mentre la poesia tratta essenzialmente di fatti soggettivi: ne concludiamo

quindi che se la religione vuole occuparsi di verità oggettive bisogna che adotti gli 

stessi criteri di verità della scienza.

Ma per parte mia trovo la divisione del mondo in una sfera oggettiva e una soggettiva

operazione troppo arbitraria. Da sempre le religioni hanno parlato per immagini, per 

parabole, per paradossi: ciò significa che non vi è altro modo per riferirsi a quel tipo

di realtà cui la religione si applica. Ciò, naturalmente, non significa che si tratti di

una realtà solo immaginaria. E questo modo di ripartire il reale in una sfera oggettiva 

e una soggettiva non credo ci possa portare molto lontano.

( W. Heisenberg, Fisica e oltre, Bollati Boringhieri)

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CONFRONTO 3ultima modifica: 2010-10-03T13:00:00+02:00da giuliano106
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