Gerozzo di Jacopo de’ Pigli quarantenne,
lasciò Firenze nel 1446. Aveva trattato
affari in Lombard Street, parlava l’inglese
e Cosimo de’ Medici lo mandava a
Londra per trasformare l’ufficio che
già esisteva come dipendenza di
Bruges, in una vera vera filiale della
banca medicea, assumendone la
direzione.
Nell’avventura Gerozzo investiva di
suo oltre 300 sterline sulle 2500 che
costituivano il capitale della nuova
unità operativa del sistema bancario
di Cosimo e il contratto gli assicurava
come sua retribuzione un quinto dei
profitti. Quando uscì a cavallo dalla
porta San Gallo per dirigersi all’Appennino,
aveva nel bagaglio il ‘ricordo’, la
minuziosa istruzione, approntata dalla
direzione della banca fiorentina, su
come affrontare il viaggio e come
svolgere il suo
Gli si raccomandava
tappe moderate per
via dei giovani che
aveva con sé
(i garzoni per il nuovo
ufficio), di passare
per Milano e Ginevra,
poi di percorrere
le terre del duca
di Borgogna
fino a Bruges, dove
si sarebbe imbarcato.
Per Milano aveva una
per chi avrebbe potuto
provvederlo di denaro
e soprattutto di
informazioni sul credito
dei mercanti milanesi che
trafficavano con la città inglese;
a Ginevra e a Bruges avrebbe dovuto
vedere come andavano le cose nelle
due filiali medicee.
La città che Gerozzo di Jacopo de’ Pigli
lasciava era quasi del tutto medievale;
si alzavano ancora numerose le ferrigne
torri private, anche se tutte scapitozzate
all’altezza di cinquanta braccia (29 metri)
per furia antighibellina dalla metà del
XII secolo. Prevalevano la pietra
forte o macigno e le murature di
mattoni, più frequentemente a
vista che intonacati; tra le case
fitte del centro erano molti i
cavalcavia, di muro o legno,
con cui gli edifici si sostenevano
l’un l’altro, i ponti o i volti che
(bianco di Carrara, verde
di Prato e rosso di
Maremma) si vedevano
nel cuore religioso
della città, la triade battistero,
campanile, cattedrale.
Proprio in quel 1446 Bernardo Rossellino aveva cominciato a costruire il palazzo di
Giovanni Rucellai, secondo il disegno tutto precisi ritmi ed elementi classici dell’
aristocratico intellettuale Leon Battista Alberti che determinava il futuro del gusto
architettonico tenendosi lontano dalla polvere del cantiere. Ma gli altri gloriosi palazzi
rinascimentali, tranne quello Medici-Riccardi di via Larga da due anni in costruzione a
opera di Michelozzo, ancora non c’erano; né Pitti, né il palazzo degli Strozzi, che si
impianterà grandioso tra la modesta edilizia medievale della zona del Mercato Vecchio,
ove il commercio al minuto si suddivideva su diciassette piazzette.
(..Breve premessa alla prima parte, codesto viaggio del banchiere, esprime l’atteggiamento
sociale di una società, pur in costante fermento, con salde e solide credenze cristiane, i
pochi casi di eresia locale e non, furono e saranno liquidati come nella consuetudine abitudini
di Roma….)
(L. Camusso, Guida ai viaggi nell’Europa del 1492)