UN AVVOCATO (4)

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Carcerati in:

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L’ora d’aria in:

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…..In certe razze e in certe epoche la superstizione ha rafforzato il rispetto

per la vita umana e ha pertanto contribuito alla sicurezza del suo godimento.

Ma il governo, la proprietà privata, il matrimonio e il rispetto per la vita umana

sono i pilastri su cui si basa l’intero edificio della società civile.

Scuoterli significa scuotere la società profondamente.

Pertanto se il governo, la proprietà privata, il matrimonio e il rispetto per la vita

umana sono tutti buoni ed essenziali per l’esistenza della società civile, allora ne

consegue che rafforzando ciascuno di essi, la superstizione ha reso un grande

servigio all’umanità. Ha fornito alle masse un motivo, un motivo sbagliato,

questo è vero, per agire giustamente; e sicuramente questo è meglio, molto meglio

per il mondo se gli uomini si comportano rettamente per i motivi giusti che non se

si comportano ingiustamente per quelli sbagliati.

Quel che interessa la società è la condotta, non l’opinione, conta se le nostre azioni

sono giuste e buone e a nessuno importa che le nostre opinioni siano erronee.

Il pericolo della falsa opinione, un pericolo serio, dipende dal fatto che per lo più

induce all’azione sbagliata, quindi è indubbiamente un gran male, e si dovrebbe

fare il possibile per correggerla.

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Ma fra i due mali l’azione cattiva è infinitamente peggiore della falsa opinione e

tutti i sistemi religiosi e filosofici che pongono l’accento più sulla giusta opinione

che sulla giusta azione sono pertanto immorali e pregiudizievoli per gli interessi

del genere umano.

Essi rovesciano la vera importanza relativa, il vero valore etico del pensiero e dell’

azione, perché è quello che facciamo e non quello che pensiamo ad essere utile o

inutile, benefico o dannoso per i nostri simili. Considerate dunque come un insieme

di superstizioni false, le superstizioni sono una guida molto pericolosa nella pratica

e hanno prodotto danni incalcolabili. Ma per quanto enormi siano tali mali non ci

devono rendere ciechi rispetto ai benefici che la superstizione ha portato alla

società, fornendo ai deboli, agli ignoranti e agli sciocchi un motivo, per quanto

cattivo, di buona condotta. E’ una canna, una canna spezzata, che però ha sostenuto

i passi di tanti poveri traviati, che, se fosse mancato loro quel sostegno, sarebbero

inciampati e caduti.

E’ una luce, una luce fioca e vacillante che, se ha portato tanti marinai contro gli

scogli, ha anche illuminato la strada di tanti viandanti persi nei mari turbolenti

della vita e li ha condotti in un porto tranquillo e sereno.

Una volta superate le luci del porto e condotta la nave in salvo, importa poco se

il pilota è stato guidato dai fuochi fatui o dalle stelle.

Questa, signore e signori, è la mia difesa in favore della superstizione.

E forse potrà essere invocata per mitigare la sentenza che sarà pronunciata contro

questo vecchio canuto, quando sarà chiamato a rispondere. E comunque non c’è

dubbio che la sentenza sarà quella di morte, ma non sarà eseguita ai nostri giorni.

Ci sarà un lungo, lungo rinvio.

E’ come avvocato della difesa e non come carnefice che mi sono presentato a voi

stanotte….

(J. G. Frazer, L’avvocato del diavolo)

 

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L’ORIENTAMENTO: OSSIA TEORIE CHE SOSTENGONO FACOLTA’ SENSORIE SCONOSCIUTE 2

Eretici e inquisitori in:

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Avremo occasione di tornare su questa ipotesi a proposito della teoria

di Yeagley e vedremo anche le critiche severe che possono essere rivolte

a Ising per non aver affrontato che la teoria del problema.

Torniamo a Yeagley, le cui idee formano un corpo

omogeneo di dottrina.    87876.jpg

Egli ritiene che il volo degli uccelli migratori,

soprattutto transoceanici, abbia i caratteri di una vera

navigazione.

A suo parere i fattori che intervengono nell’orientamento

sono i seguenti:

1) gli uccelli sono sensibili al campo magnetico

terrestre, che essi sono in grado di misurare;

2) gli uccelli sono sensibili alle forze prodotte dalla rotazione

terrestre, che agiscono su qualunque corpo in movimento sulla

superficie, e sono in grado di misurarle;

3) gli uccelli sono capaci di valutare la propria velocità in rapporto alla superficie

della terra.

Gli uccelli, almeno alcuni, e in particolare i migratori, sarebbero quindi in grado

di orientarsi: 1) in rapporto alle ‘coordinate magnetiche’, e 2) in rapporto alle

‘coordinate geografiche’.

Esaminiamo questi due riferimenti.

Coordinate magnetiche: I fisici ci insegnano che un corpo in movimento dentro

un campo magnetico induce una corrente di intensità proporzionale, fra l’altro,

all’intensità del campo e alla velocità di spostamento. L’uccello sarebbe sensibile

a questo effetto del suo movimento nel campo magnetico terrestre, che agisce

mediante la componente verticale. Tenuto conto della velocità dell’uccello, che

questi sarebbe in grado di valutare in a riferimenti visivi, tale effetto varia con

la distanza rispetto ai poli magnetici. Raggiunge il massimo ai poli e diminuisce

man mano che se ne allontana, raggiungendo il minimo all’equatore magnetico,

che si trova circa a metà fra i due poli magnetici.

Quando un uccello si sposta e si trova in un luogo in cui l’intensità del campo

magnetico è diversa da quella del suo ‘home’, ha la possibilità di volare in

direzione tale da ritrovare la regione consueta cui

è abituato.                           o87675.jpg

Sono in gran parte le stessi tesi sostenute da Viguier.

E’ noto che le linee rappresentanti i paralleli magnetici

descrivono dei cerchi concentrici piuttosto irregolari

intorno ai poli magnetici.

Il loro complesso forma un primo sistema in base a cui

gli uccelli sono capaci di diregersi.

Coordinate geografiche: Ma questo sistema da solo non permetterebbe agli

uccelli di indirizzarsi, proprio come un uomo non sarebbe in grado di dirigersi

con l’aiuto della sola bussola, dopo esser stato spostato su una direzione

sconosciuta. Perciò occorre far intervenire un secondo sistema, basato su dati

cinetici.

In seguito alla rotazione della terra, si sa che gli oggetti hanno un certo ‘momento’

in un dato punto; momento proporzionale, fra l’altro alla velocità lineare della

terra: tale velocità è nulla al polo, massima all’equatore e varia.

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CORVIDI

Poesia in:

quarta-poesia.html

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I Corvi e le Cornacchie, Passeracei molto evoluti e dotati            iujhnk.jpg

di grande facilità di adattamento, danno prova in Europa

di una sicura tendenza verso spostamenti migratori

stagionali.

Il Corvo, nidificante in quasi tutta l’Europa, salvo la regione

mediterranea e l’estremo Nord della Russia e della

Scandinavia, e in una parte della Siberia occidentale,

compie anche vere migrazioni, studiate da numerosi

autori a causa dell’importanza agricola di questi uccelli.

I nostri Corvi indigeni sono nell’insieme sedentari e non compiono

in ogni caso vere migrazioni. Si assiste tutt’al più in inverno a un

trapianto verso l’Ovest e il S-O ; il tragitto più lungo evidenziato

non supera tuttavia i 375 chilometri.

Solo una parte della popolazione dei Corvi, soprattutto i giovani,        oihjnmk.jpg

è interessata a questi movimenti che sortirebbero l’effetto di

mescolare differenti colonie.

Nel corso dell’inverno il nostro paese accoglie al contrario un

importante contigente di Corvi orientali che vengono a

svernare nelle pianure dell’Europa occidentale:

principalmente in Francia, in Germania, in Belgio, in Olanda

e nella metà meridionale dell’Inghilterra.

La direzione generale di tale migrazione è E-O, talora N-E e S-O.

Nel quadro di questo vasto movimento possono distinguersi

parecchi gruppi di popolazioni che si caratterizzano per le aree

e le rotte migratorie un po’ diverse.                                                  oikjmh.jpg

I Corvi del Nord della pianura russa migrano attraverso le

grandi piatte distese dell’Europa settentrionale fino al Nord

della Francia.

I Corvi dei Paesi Bassi vanno a passare l’inverno, dopo aver

seguito una via simile, nel Nord della Francia, in Belgio e in

Inghilterra.

I Corvi dell’Ucraina della Polonia meridionale, della Slesia, della

Francia e dell’Austria anch’essi una direzione di migrazione E-O;

ma questa via nettamente più meridionale delle precedenti: essa                oiktresd.jpg

conduce gli uccelli verso la Svizzera, la maggior parte della

Francia, l’Italia del Nord.

Alcune di queste popolazioni di Corvi migratori appaiono

dunque distinte fra loro dal punto di vista biologico, in

quanto ovviamente nessun carattere mofologico permette

di separarle.

La migrazione dei Corvi sono state particolarmente studiate

a causa del loro interesse agricolo.

Nel corso della stagione di nidifiazione, i Corvi sono ritenuti

piuttosto utili, poiché si rivelano grandi consumatori di insetti e

di larve di cui si nutrono i loro piccoli.

Al contrario, d’inverno sono piuttosto nocivi strappando

sistematicamente le giovani buttate dei cereali con il loro

becco allungato, denudato alla base presso l’adulto, come per

potersi affondare meglio nella terra.

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L’ORIENTAMENTO: OSSIA TEORIE CHE SOSTENGONO FACOLTA’ SENSORIE SCONOSCIUTE

Poesia in:

terza-poesia.html

paginedistoria.myblog.it


Si è pensato innanzitutto al ‘campo magnetico terrestre’ come fonte capace

di fornire agli uccelli il sistema di riferimento necessario a dirigersi.

Da molto tempo si sono avanzate spiegazioni ‘magnetiche’, all’inizio, sembra,

da Viguier (1882), che suppose l’uccello capace di misurare insieme l’intensità

e la direzione del campo magnetico terrestre.

Sappiamo che i punti in cui il campo magnetico raggiunge la stessa intensità si

allineano formando dei veri e propri paralleli magnetici, mentre i punti di eguale

declinazione magnetica formano meridiani.

Di conseguenza questo doppio riferimento rappresenta, in ‘teoria’, un sistema

di coordinate analoghe alle nostre coordinate geografiche, pur non confondendosi

con esse.

Esistono però innumerevoli irregolarità dovute alle anomalie del campo magnetico

terrestre.

In teoria si può concepire, come fece Viguier, che l’uccello, sensibile a queste

due caratteristiche del campo magnetico terrestre, sia capace di dirigersi fondandosi

su di esse.

Quando si trova in un luogo diverso dal suo ‘home’, gli basta volare in modo

che le condizioni magnetiche tendano ad assomigliare alla situazione cui è abitato.

Ma il sistema, logico in teoria, non può reggere in pratica, non fosse altro perché,

date le anomalie del campo magnetico terrestre, le linee di forza e di uguale intensità

sono talvolta parallele, ciò che non consente di avere un sistema di coordinate

utilizzabile.

Fra gli altri studi del passato, spesso ricchi più di polemiche che di scienza, citeremo

tuttavia quelli di Thauzies (1898) e di Casamajor (1926), riguardanti l’orientamento

dei Piccioni viaggiatori, nei quali si trova qualche dato interessante su alcuni aspetti

del problema.

Queste teorie magnetiche sono state riprese, molto di recente, da qualche studioso

moderno e in particolare da Yeagley (1947-51) di cui gli esperimenti e le conclusioni

teoriche formano un tutto coerente e rappresentano un tentativo degno d’interesse

di risolvere il problema dell’orientamento.

Ma prima di abbordare la teoria di Yeagley, segnaliamo l’originale saggio del fisico

danese Ising (1945) che mette in correlazione l’orientamento degli uccelli con forze

meccaniche risultanti dalla rotazione della terra e non dal magnetismo.

Vedremo come Yeagley si richiami ai due sistemi insieme per spiegare l’orientamento

dei migratori.

Come ha fatto notare Ising, quando un uccello si sposta sulla superficie terrestre,

il suo peso varia leggermente in funzione della velocità e della direzione del volo

rispetto al movimento del pianeta.

Infatti la sua velocità si somma o si sottrae alla velocità di rotazione della terra intorno

al proprio asse, ciò che produce per l’uccello una variazione nella costante di

gravitazione g. Beninteso anche la latitudine interviene nella valutazione di questa

forza.

 

 


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AIRONI

una poesia in:

terza-poesia.html


Ma veniamo al comportamento invernale degli Aironi, e prendiamo

come esempio gli spostamenti dell’Airone cenerino, specie di grande

taglia, sui quali numerose informazioni ricavate da inanellamenti massicci

permettono di prospettare un quadro d’insieme.                               kiujhg.jpg

Ricordiamo che questo uccello mostra una vasta

distribuzione che si estende sulla maggior parte

dell’Europa e dell’Asia; e nidifica parimenti in

alcune località dell’Africa e nel Madagascar.

Gli Aironi cenerini della Gran Bretagna sono notevolmente

sedentari; riprese numerose hanno dimostrato che si

spostano soltanto all’interno delle isole Britanniche,

dove passano l’inverno.

Alcuni uccelli inanellati nel Sussex sono stati ripresi in Francia, ma

si sono trattati di casi isolati.

Questa sedentarietà delle popolazioni inglesi è d’altronde un              lkikjm.jpg

fenomeno assai comune a tutti gli uccelli.

Gli Aironi cenerini dell’Europa settentrionale sono al

contrario molto più migratori.

Numerose riprese di uccelli inanellati nel sud della Svezia

mostrano che questi Aironi si spargono in inverno

sull’Europa occidentale e specialmente in Francia.

Gli Aironi della Prussia orientale sono anch’essi migratori, come ha mostrato

Knabe.

La maggior parte di questi uccelli sembra abbandonare la zona di nidificazione

a partire dalla metà di luglio fino alla metà di settembre, senza seguire

delle rotte ben precise, in direzione Sud e S – O, e va a svernare nel

sud della Francia, nell’Europa meridionale, ma soprattutto nell’Africa del

Nord dove è segnalato un gran numero di riprese.

La traversata del mare non pare costituire un serio ostacolo per gli       lkoikjmnjh.jpg

Aironi il cui volo battuto si adatta perfettamente al

sorvolo delle distese marine.

Alcuni tra essi vanno ancora più lontano e, traversando

il Shara, raggiongono l’Africa tropicale dove svernano;

uccelli inanellati in Prussia orientale furono ripresi nell’

ansa del Niger, alla foce di questo fiume come nell’

Ubanghi Sciari.

Sembra peraltro che i giovani si spingano più lontano, mossi da un

impulso migratorio superiore a quello degli adulti come accade per

molti altri uccelli.

Il ritorno alle terre di nidificazione si compie dal marzo in poi, talvolta

anche più presto.                                                                                   olkikjuh.jpg

Gli Aironi francesi sono molto più esitanti, ed è assai curioso

constatare che gli individui che compongono una stessa

colonia hanno un comportamento invernale che varia in

modo assai sconcertante, come hanno provato in particolare

gli inanellamenti degli Aironi di Clairmarais, presso Sait’

Omer, Pas-de-Calais.

Alcuni di questi Aironi svernano nella regione stessa, come

dimostrano riprese compiute in dicembre nel Pas-de-Calais,

nel Nord e nella Somme.

Alcuni risalgono anche verso latitudini più settentrionali, in Belgio,

in Olanda, in Germania e perfino in Inghilterra.                               olkmfde.jpg

Numerosissime riprese sembrano tuttavia denotare uno

scivolamento verso l’Ovest e il S-O della Francia, in

particolare verso la Normandia, la Bretagna, la Loira

Marittima, la Vandea e la Charente.

Altri individui compiono una vera migrazione che li

conduce lungo una analoga rotta fino nella parte

occidentale della penisola iberica, in particolare nel

Portogallo dove, nelle paludi e in vicinanza degli

estuari dei fiumi, sono avvenute numerose riprese.

Altri si spingono fino nell’Africa del Nord e perfino nell’Africa tropicale.

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UCCELLI MIGRATORI 3

Eretici e inquisitori in:

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Gli aironi dell’Europa offrono un caso interessantissimo di

spostamento stagionale.                                                                oikjmnj.jpg

Si osservano in effetti all’interno di questo gruppo, e anche

all’interno di una stessa specie, tutte le forme di passaggio

tra sedentari e migratori attraverso tutti gli stadi dell’erratismo.

La tendenza alla migrazione è molto inegualmente ripartita a

seconda delle regioni europee e varia in larga misura a seconda delle

popolazioni.

Questo gruppo di uccelli mostra forse più di ogni altro come la

migrazione sia un fenomeno di popolazione locale, e anche talora

di individuo, più che una manifestazione della specie.

Rileviamo intanto che al di fuori di ogni tendenza alla migrazione, i                    oikjmjh.jpg

giovani Aironi testimoniano una marcatissima inclinazione

erratica.

Non appena possono volare, si spandono su una vasta area

attorno al nido senza direzioni predominanti, se non quelle che

gli impongono la topografia e la posizione degli ambienti

favorevoli.

Aironi cenerini inanellati in maggio al Pas-de-Calais sono                oikjmn.jpg

regolarmente ripresi in luglio e agosto in tutto il Nord della

Francia, ma anche inNormandia, in Lorena, nella Germania

occidentale, in Belgio, in Olanda e in Inghilterra.

Aironi rossi inanellati nel nido, in maggio, nella riserva della

Camargue sono stati ripresi in luglio nell’Ain, nella Doubs e    

anche nella Loira inferiore, come è accaduto anche per le

Nitticore anch’esse nate nella Camargue.

Questo erratismo post-infantile che in gradi diversi si osserva

presso tutte le specie di Ardeidi, quali che siano le popolazioni

considerate, non ha ovviamente nulla in comune con una vera

migrazione; tale fenomeno, che presso gli autori di lingua tedesca       iujhnh.jpg

è noto col nome di Zwischenzug, è forse determinato da

nidificazione in colonie; i territori di pesca di questi uccelli

diverrebbero rapidamente sovrappopolati se i giovani non si

sparpagliassero su una vasta aerea non appena in grado di

volare.

Ma questa ragione non può spiegare da sola tale comportamento.

Rileviamo d’altronde che gli Aironi condividono questa abitudine

con gli altri uccelli.

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UCCELLI MIGRATORI 2

Da  http://giulianolazzari.myblog.it

http://pietroautier.myblog.it

Eretici e inquisitori in:

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paginedistoria.myblog.it

 


Sono segnalate nell’Africa tropicale isolate catture di alcuni uccelli

inanellati in Europa.

La popolazione di una stessa località si disperdono in inverno attorno

alla zona di nidificazione, su una direzione predominante N – E ; S – O.

Così le riprese sui laghi svizzeri hanno mostrato un alta proporzione di

svernamenti che provengono dall’Europa orientale, fino a Gabbiani inanellati

in Russia vicino al lago Ladoga. Ma in uno stesso luogo di svernamento convergono

spesso anche uccelli che provengono da direzioni opposte: così a Berlino si

sono trovati mentre svernavano Gabbiani comuni provenienti da N – O, dal

S – E.

Segnaliamo che Gabbiani comuni inanellati nella Camargue furono ripresi mentre

svernavano su tutto il litorale mediterraneo francese, in Italia, in Spagna come

anche sulla costa algerina.

Gli spostamenti di questi uccelli seguono talora i sistemi fluviali, ma non sono

tuttavia in alcun caso tributari dell’acqua: questi Gabbiani passano senza alcuna

difficoltà da un bacino ad un altro.

Aggiungiamo che i giovani sono spesso più intraprendenti degli adulti a causa

di un impulso migratorio netamente più forte.

I gabbiani comuni dimostrano poco attaccamento ai luoghi in cui svernano.

Alcuni passano veramente l’inverno vagabondi da un luogo all’altro; un Gabbiano

inanellato in dicembre a Berlino fu ritrovato 6 giorni dopo a Ginevra, mentre un

altro catturato alla fine di novembre nella capitale tedesca veniva ripreso in Gennaio

nell’Italia meridionale.

Osservazioni di questo tipo si sono compiute in varie riprese in altri luoghi

di svernamento.

Si verifica dunque, durante l’Inverno, una sorta di rimescolamento delle popolazioni,

che ha senza dubbio l’effetto di impedire ogni segregazione geografica.

(questa è …la natura)

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UCCELLI MIGRATORI

Eretici ed inquisitori:

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L’Europa è una delle regioni del globo in cui la migrazione è meglio

conosciuta a causa dell’interesse di cui circondiamo i nostri uccelli

più familiari.

Una parte importante della nostra avifauna sverna in loco, soprattutto

nelle regioni con inverno mite: regione mediterraea e regione atlantica

dove l’influsso dell’oceano riesce ad attenuare i rigori della cattiva stagione.

Queste parti dell’Europa servono d’altronde da quartieri d’inverno a

numerosi uccelli che nidificano nei paesi orientali o settentrionali del nostro

continente, cacciati dalle proibitive condizioni del tempo, che regnano nella

loro patria, inospitale in questo periodo dell’anno.

Altri migratori sono tuttavia più freddolosi e abbandonano anche i territori

più temperati per raggiungere l’Africa tropicale, regione scelta dagli svernanti

paleartici occidentali.

La migrazione porta dunque questi uccelli attraverso zone inospitali come il

mare e il deserto: i vari viaggiatori hanno risolto il problema della traversata

in modi molto diversi.

Lo studio di alcuni uccelli europei e dei loro spostamenti stagionali permette

di distinguere molti tipi e di precisare così alcuni aspetti delle stupefacenti

diversità che caratterizzano la migrazione in uno stesso continente.

GABBIANI E ALTRI UCCELLI LITORANEI: Ci si potrebbe stupire di vedere

i Gabbiani tra gli uccelli terrestri, in quanto non sono strettamente legati al

mare, di cui frequentano il litorale, non allontanandosi mai in generale dalla

zona che delimeta i continenti.

Alcune specie come ad esempio il Gabbiano comune, abita sia nell’interno che

sulle rive del mare. Si noterà eppure che alcune specie di Gabbiani sono più

specificatamente adatte alla vita marina: esempio il Gabbiano tridattilo.

Le migrazioni di questi tipi più nettamente pelagici saranno considerate insieme

a quelle degli uccelli marini.

Alcuni gabbiani hanno un comportamento invernale i cui caratteri sono più

quelli di una semplice dispersione che di una migrazione propriamente detta.

In particolare è il caso del Gabbiano comune, uccello comunissimo che nidifica

nella maggior parte dell’Europa, salvo nei paesi mediterranei, sia sulle rive

del mare che nell’interno.

I Gabbiani comuni non abbandonano l’Europa.

 

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LA BICICLETTA L’AMANTE SEGRETA (17)

Precedente capitolo:

l-avventura-della-bicicletta-16.html

Eretici a piedi e in biciclo:

la-gnosi-4.html

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La prima bicicletta, la prima veramente degna di questo nome, perché

già vicina a quella semplicità di linea e di meccanica che è la dote mirabile

della macchina moderna, non doveva apparire che nel 1886, per opera di

Rudge Co., inglese.

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Il tipo Pionier, subito apprezzato dai conoscitori, fu veramente il pioniere

di un’èra nuova.

Negli anni che seguirono il progresso della industria costruttrice fu rapido

e sicuro quanto lento e incerto era stato dapprima: i modelli successivi creati

da officine inglesi, francesi ed anche italiane – l’Italia non doveva che più tardi

vedere ammirati ed apprezzati i suoi prodotti nel mercato mondiale – andarono

man mano affinandosi e migliorandosi nelle parti principali come nelle accessorie,

fino a che giunse al tipo stabile.

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Di questi miglioramenti dobbiamo riconoscere come il più importante l’applicazione

delle pneumatiche, che diventarono di uso comune verso il 1890, detronizzando le

gomme tubolari comparse un anno prima. I merito di questa innovazione – che venne

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a risolvere un problema di vitale importanza e concesse finalmente un mezzo

semplice e sicuro di evitare gli inconvenienti della trepidazione prodotta dalle

accidentalità del terreno, dannosa alla salute del ciclista e rovinosa per le macchine –

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va attribuito al veteranio irlandese Dunlop, che riprese e modificò un’idea già

esposta in un brevetto del 1848. L’introduzione delle gomme pneumatiche fu di

un’importanza decisiva; – nel campo dello sport, per la maggiore leggerezza che

poteva essere cercata nella costruzione delle macchine, non più esposte a vibrazioni

continue e violente, e per la possibilità che ne conseguiva di ottenere velocità

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maggiori con assai minore sforzo; – nel campo assai più vasto della pratica, per

la inconsueta docilità di manovra e di moto che improvvisamente era concessa

alla bicicletta; per le nuove più igieniche e più sicure condizioni che si offrivano

agli indolenti ed ai timidi.

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Così la bicicletta venne e vinse.

Gli altri bicicli, i velocipedi a trasmissione diretta del pedale sulla ruota anteriore,

quelli a gomme piene, le prime tubolari appartengono già alla storia. Noi li ritroviamo

e li esaminiamo nei musei con stupore e quasi venerazione.

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Tra essi e noi si è come formato un distacco, che non possiamo misurare ad anni.

Questi sono troppo pochi in confronto dei progressi che di un tratto, colla bicicletta

quale oggi trionfa, si sono effettuati.

Diremo di più, mentre l’antico velocipedismo acrobatico, eslusivamente sportivo,

effettuato con mezzi primordiali, che esigevano una buona dose di temeriarità ed

una maggiore di abnegazione, non vive più in noi, invece sentiamo che le biciclette

che vediamo oggi a sciami per le vie sono le figlie dirette di quelle che prime abbiamo

visto circolare.

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Eppure dobbiamo anche riconoscere che senza la temeriarità e l’abnegazione degli

antichi biciclisti, senza quelle macchine grottesche e mostruose, la bicicletta non

sarebbe stata; ognuna di esse l’ha resa possibile, portandovi qualche elemento nuovo.

Coloro che prepararono il ciclismo furono i veri benemeriti.

 

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UN CONDANNATO A MORTE

L’arte di Ponzio & Pilato in:

ponzio-pilato.html

Cieli di primavera in:

stelle-di-primavera.html

paginedistoria.myblog.it

 

Fui afferrato tra i clamori.                                                                  uikjmnjh.jpg

Lo trascinarono sulle pietre tra i

cipressi e gli olivi, lo fecero scendere

nella valle del Cedron, entrarono a

Gerusalemme e arrivarono al palazzo

di Caifa.

Là s’era riunito il sinedrio e aspettava

il ribelle per giudicarlo.

Faceva freddo, i servi avevano acceso dei

fuochi nel cortile e si scaldavano.

A intervalli regolari dei Leviti uscivano dal palazzo portando novità.

Quello di cui l’accusavano i testimoni faceva rizzare i capelli sulla testa, le

bestemmie che il maledetto aveva pronunciato contro il Dio d’Israele, contro

la Legge d’Israele, contro il Santo Tempio, le minacce di distruggerlo e di versare

sale sulle rovine.

– Il sommo sacerdote si straccia le vesti.

Il criminale ha detto: “Io sono Gesù, il figlio di Dio!”

Tutti gli anziani sono balzati in piedi e si laceravano le vesti gridando: “A MORTE!

A MORTE!”

LA FOLLA passava a ondate.

In testa i cavalieri romani, dietro Gesù con la croce; grondava sangue e i vestiti pendevano

a brandelli. Non aveva più la forza di camminare; inciampava continuamente era sul punto

di cadere, e continuamente lo rimettevano in piedi a calci, e avanzava.

Dietro di lui correvano gli zoppi, i ciechi, gli storpi, furiosi perché non li aveva guariti, e

l’insultavano e lo colpivano con le stampelle, con i bastoni.

Lui si guardava incessantemente attorno; non avrebbe visto nessuno dei suoi compagni?

Che cosa ne era dei suoi diletti?

Davanti alla taverna si girò, vide il taverniere che gli faceva un cenno con la mano.

Il suo cuore si riempì di gioia, avrebbe voluto muovere la testa per dirgli grazie ma

inciampò in una pietra e cadde a terra con la croce sulla schiena.

Lanciò un grido di dolore.

Il Cireneo si slanciò, sollevò Gesù, prese la croce, se la mise sulle spalle, si girò e gli

sorrise.

– Coraggio, gli disse, ci sono io, non avere paura.

Uscirono per la porta di Davide, attaccarono la salita.

Presto raggiunsero la sommità del Golgota: non c’erano che pietre, spini e ossa.

Vi si crocifiggevano i ribelli, vi si lasciavano i corpi dei crocifissi e gli uccelli da preda li

divoravano: l’aria era impestata dal puzzo di carogna.

Il Cireneo scaricò la croce dalle spalle.

Due soldati si misero a scavare per piantarla tra le pietre.

Gesù s’era seduto su un sasso e aspettava.

Il sole splendeva altissimo in cielo bianco torrido e fermo.

Non una fiamma, non un angelo, non il minimo segno per dire che lassù qualcuno guarda

quello che avviene sulla terra….

E mentre era seduto e aspettava, sbriciolando un piccolo grumo di terra, tra le dita, Gesù

sentì che qualcuno era sopra di lui e lo guardava.

Tranquillamente, senza fretta, alzò la testa, la vide, la riconobbe.

Due soldati afferrarono Gesù per le spalle.

– In piedi, Maestà! gli gridarono.

– Sali sul tuo trono!

Spogliarono quel corpo smunto, che si rivelò tutto coperto di sangue.

Il caldo era torrido.

La folla, stanca di sgolarsi, guardava in silenzio.

– Dagli da bere del vino, perché si faccia coraggio, disse un soldato.

Ma Gesù respinse la coppa e stese le braccia verso la croce.

– Padre, mormorò, sia fatta la tua volontà.

– Bugiardo! Scellerato! Sfruttatore del popolo! urlavano ora i ciechi, i lebbrosi, gli storpi.

– Dov’è il regno dei cieli? Dove sono i forni pieni di pane? urlavano i pezzenti lanciandogli

contro pietre e sassi.

Gesù aprì le braccia.

Avrebbe voluto gridare: ” Fratelli”, ma i soldati lo afferrarono e lo issarano sulla croce.

Chiamarono perché fosse inchiodato.

Quando si levarono i martelli e si sentì il primo colpo, il sole nascose il suo viso.

Al secondo colpo di martello il cielo si scurì e apparvero le stelle. Non erano stelle, erano

grosse lacrime che cadevano goccia a goccia sulla terra.

Il timore si impadronì del popolo.

I cavalli su cui montavano i Romani si imbazzarirono, si impennarono e cominciarono

a galoppare, scatenati, e a scalciare. D’un tratto cielo e terra e aria si fecero muti, come

quando si prepara un terremoto.

Simone il Cireneo si gettò ventre a terra sulle pietre, la terra aveva tremato spesso sotto

i suoi piedi, aveva paura.

– Oh, mormorò, adesso la terra si apre e ci ingoia.

Alzò la testa, si guardò attorno. Sembrava che il mondo fosse svanito, e brillasse, pallido

e nebbioso nelle tenebre azzurrine.

Le teste della folla erano sparite e solo i loro occhi, come buchi neri, attraversavano l’aria.

Un fitto stormo di corvi, che attirati dal sangue si erano installati sul Golgota, si allontanò,

spaventato.

Un flebile rantolo, lamentoso, scendeva dalla croce; il Cireneo si fece coraggio, alzò gli

occhi guardò.

Subito levò un grido.

Non erano uomini quelli che inchiodavano il crocifisso; una folla di angeli biondi e belli

era scesa dal cielo, con martelli e chiodi, e volavano attorno a Gesù, colpivano con gran

forza, festosi, e inchiodavano mani e piedi; altri legavano saldamente il corpo del crocifisso

con grosse corde perché non cadesse, e un angioletto con le guance rosate e i riccioli biondi

teneva una lancia e trafiggeva il cuore di Gesù.

– Che cos’è questo? mormorò il Cireneo tremando.

– Dio stesso, è Dio stesso che lo crocifigge!

Allora Simone di Cirene capì e provò la più grande paura, il più grande dolore della sua

vita!

(Nikos Kazantzakis, L’ultima tentazione)

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