PONZIO PILATO

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Asciutto, rasato, la fonte stretta, gli occhi grigi e duri, le labbra sottili,

come una ferita, Pilato alzò la testa e guardò Gesù che s’era fermato

davanti a lui.

Era seduto su un alto trono, decorato di aquile rozzamente scolpite e

leggeva.

– Sei tu, Gesù di Nazareth, re dei Giudei?,

sibilò beffardo.

Poi si mise il fazzoletto profumato sotto le narici.

– Non sono re,

rispose Gesù.

– Come? Non sei il Messia? Non è il Messia quello che i tuoi compatrioti, la razza

eletta, attendono da tante generazioni perché li liberi e segga sul trono di Israele?

– E perché cacci noi romani?

– Non mi vedi sono io che sono giunto fino a te. Non sei te il ‘re’, di niente e nulla,

non mi vedi, non ricordi, non capisci… Io il migliore, io che scorgo e vedo la ‘luce’,

io libero governatore del grande Impero, la sua luce, …..te che vuoi, che cerchi,

quali parole osi….

– E allora perché dici: non sono re?

– Il mio regno non è sulla Terra.

– E dove allora? Sull’acqua? In aria?

– Sono io il padrone di tutti gli elementi, non li hai forse visti, non li hai sentiti,

quando a te li ho inviati, mi è bastato poco. Non ricordi. Il tuo popolo ti cerca,

vuole la tua fine, …io sono la luce del tuo regno, non v’è altra luce, non vedi il

mio splendore…..

– Nel cielo io scorgo la bellezza….non nei tuoi occhi!

– PERFETTO!

– PERFETTO!

– Il cielo te lo regalo. Ma non toccare la Terra!

– Quella è affar mio, quella è la mia creatura, il mio teatro, il mio regno, il mio

paradiso, la mia sola libertà, la mia arte….giammai la tua parola…

Si tolse dal dito il pesante anello, lo levò in alto alla luce e guardò la pietra su

cui era incisa una testa di morto contornata dall’iscrizione:

MANGIA, BEVI, GODI, ECCO CHE COSA SARAI DOMANI.

(N. Kazantzakis, L’ultima tentazione)

 

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LA GRANDE CATASTROFE (19)

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Che cosa provocò la catastrofe?

La questione è controversa.

All’epoca c’era un’estesa attività vulcanica in India: la lava fluiva su

oltre un milione di chilometri quadrati, il che ebbe senza dubbio un

effetto determinante sul clima.

In base a diverse prove, però gli scienziati convengono che il colpo

mortale sia stato più improvviso e catastrofico. La Terra, si ipotizza,

fu colpita da un proiettile proveniente dallo spazio: un grande meteorite

o una cometa. Come i detective ricostruiscono gli eventi analizzando le

orme e la cenere di sigaretta sul tappeto, così i geologi hanno studiato la

‘cenere’, ossia uno strato di iridio diffuso in tutto il mondo nel punto

sospetto degli strati geologici.

L’iridio è presente di rado nella crosta terrestre, ma spesso nei meteoriti.

L’impatto avrebbe polverizzato il bolide in arrivo e sparso i suoi resti,

sotto forma di polvere, in tutta l’atmosfera; e la polvere sarebbe poi

ricaduta sull’intera superficie terrestre.

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L”orma’, larga 160 chilometri e profonda poco meno di 50, è il gigantesco

cratere di Chicxulub, sulla punta della penisola dello Yucatàn, in Messico.

Lo spazio pullula di oggetti che viaggiano in direzioni casuali a una vasta

gamma di velocità relative. Gli oggetti hanno molte più probabilità di

viaggiare ad alta che a bassa velocità rispetto a noi, sicché la maggior

parte di essi colpisce il nostro pianeta a grandissima velocità.  Per

fortuna sono in genere piccoli e, quando entrano in contatto con l’atmosfera,

prendono fuoco diventando ‘stelle cadenti’; ma alcuni sono abbastanza

grandi da conservare una massa solida fino all’impatto con la superficie

terrestre e, una volta ogni 40 o 50 milioni di anni, un bolide enorme collide

in maniera catastrofica con il nostro pianeta.

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A causa della loro grande velocità rispetto alla Terra, questi meteoriti liberano,

nell’impatto, un’immensa quantità di energia. La ferita d’arma da fuoco è

rovente a causa della velocità del proiettile; un meteorite o una cometa che

collidono con la Terra viaggiano forse ancora più veloci del proiettile di

fucile. E mentre il proiettile di fucile pesa poche decine di grammi, la massa

del proiettile celeste che pose fine al Cretaceo e sterminò i dinosauri si sarebbe

potuta misurare solo in gigantoni. Lo schianto, che dev’essere risonato per il

pianeta alla velocità di 1000 chilometri all’ora, probabilmente assordò tutte

le creature che non furono bruciate dall’esplosione, soffocate dagli incendi

provocati dall’impatto, affogate dallo tsunami alto 150 metri che si formò

in mare in ebollizione, polverizzate da un terremoto mille volte più violento

del più violento dei terremoti provocati dalla faglia californiana di San Andreas.

E quelle furono solo le conseguenze immediate; poi arrivarono le altre.

Le foreste si incendiarono in tutto il globo e il fumo, la polvere e la cenere

che oscurarono il sole in un universo nucleare lungo due anni uccisero quasi

tutte le piante e interruppero di colpo le catene alimentari del mondo.

Non c’è da stupirsi se tutti i dinosauri, con la cospicua eccezione degli

uccelli, perirono. Stupisce, semmai, che sia sopravvissuta qualche forma

di vita dopo un simile cataclisma.

A proposito, la collisione che pose fine al Cretaceo e ai dinosauri non fu la

più grande: l’onore spetta a quella che provocò l’estinzione di massa della

fine del Perminiano, 250 milioni di anni fa: in quell’occasione si estinse il

95% di tutte le specie.

Da prove recenti è lecito arguire che responsabile della madre di tutte le

estinzioni sia stato un meteorite o una cometa, di dimensioni ancora più

grandi. E’ spiacevole dover ammettere che un’analoga catastrofe potrebbe

colpirci in qualsiasi momento.

(R. Dawkins, Il racconto dell’antenato)

 

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