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(Guardo la loro nuova rivoluzione: prostitute e giocatori
d’azzardo in ricche bische clandestine, raccomdati di casta
attaccati ai loro privilegi, puttane di alto bordo senza più
il privilegio del loro protettore, poltrone e portaborse, pappponi
e papi di chiesa….., e ricche mazzette…., povero e misero paese!)
….Per cui andiamo dico allo zaino!
Da lì parte la più australe delle linee ferroviarie, il vero Patagonia
Express, che dopo 240 chilometri di marcia, collegando città come
El Zurdo e Bellavista, arriva a Rìo Gallegos sulla costa atlantica.
Il convoglio, formato da due carrozze passeggeri e da due vagoni
merci, è trascinato da una vecchia locomotiva a carbone, fabbricata
in Giappone, agli inizi degli anni 30.
Ogni carrozza passeggeri dispone di due lunghe panche di legno
che vanno da cima a fondo. A un estremo del vagone c’è una
stufa a legna, che deve essere alimentata dagli stessi passeggeri,
e su di essa una stampa con l’immagine della Vergine di Lujàn,
la loro protettrice.
Non sono molte le persone che viaggiano con me.
Solo un paio di peones di qualche estancia, che non appena si
sono sdraiati sulla panca hanno attaccato a russare, e un pastore
protestante tutto preso a ripassare i vangeli con il naso infilato
tra le pagine.
L’uomo è piegato in due e sento il desiderio di offrirgli i miei
occhiali.
‘Là c’è della legna. Guardi che non si spenga la stufa’,
consiglia il controllore.
‘Grazie. Non ho il biglietto. Volevo comprarlo a El Turbio, ma
non ne avevano’.
‘Non si preoccupi. Può comprarlo alla prossima fermata. A Jaramillo’.
Un manto di neve copre i pascoli, e la pampa, sempre spruzzata
di marrone e verde, acquista una tonalità spettrale.
Così il Patagonia Express avanza su un tappeto bianco che riesce a
far assopire il pastore. La bibbia gli cade dalle mani e si chiude.
Sembra un pezzo di carbone.
Questo è il treno dei pecorai.
Alla fine di ogni inverno, centinaia di chilote a Puerto Natales,
attraversano la frontiera, e raggiungono gli allevamenti con il
Patagonia Express.
Sono uomini forti che, stanchi della povertà di Chiloé, e della
proverbiale durezza di carattere delle donne isolane, vanno a
cercare fortuna nel continente. Sono uomini forti, ma dalla vita
breve.
A Chiloé seguono un’alimentazione a base di frutti di mare e
patate. In Patagonia la cambiano con un’altra a base di agnello
e patate. Solo pochissimi hanno assaggiato la frutta – a meno che
non si tratti di mele – o qualche verdura.
Il cancro allo stomaco è una malattia endemica fra gli abitanti
di Chiloé.
La stazione di Jaramillo è un edificio di legno dipinto di rosso.
L’architettura ha un tocco scandinavo.
Jaramillo è appena la stazione e un paio di case.
(L. Sepulveda, Patagonia Express)