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Già, quel che si chiama sapere. Ma chi
si rischia a dire pane al pane?
I pochi che hanno saputo qualcosa,
che hanno dato corso, pazzi, alla piena dell’anima
e fatte palesi alle plebi le proprie passioni e i pensieri,
li hanno da sempre messi in croce o sul rogo.
Prego, amico: è notte alta.
Per questa ….epoca talvolta… dobbiamo interrompere.
FAUST
(…entrando insieme al can barbone…)
Prati e campi li ho lasciati,
li copre una notte profonda
che con l’ansia d’un sacro spavento
ridesta l’anima nostra migliore.
Dormono gli impeti veementi
ora e le azioni scatenate.
L’amore per gli uomini ora si leva,
si leva l’amore di Dio.
Cane, a cuccia! Non correre su e giù!
Che c’è da annusare alla soglia?
Mettiti giù dietro la stufa.
Ti darò il mio cuscino migliore.
Là sulla strada del monte tu ci hai divertiti,
con le tue corse, coi tuoi salti
e ora lascia che mi occupi di te
come di un ospite gradito e riservato.
Ah, quando nella stretta cella
riarde la lampada amica
si fa luce allora in noi,
nel cuore che conosce se stesso.
La ragione riprende il discorso,
la speranza riprende a fiorire.
Si ha sete d’acqua della vita,
sete delle sue sorgenti.
Non guaire, barbone! Alle sante armonie
che ora mi prendono l’anima
non s’accorda il tuo ringhio di bestia.
Siamo avvezzi a sentire che gli uomini deridono
quello che non intendono
e di fronte a bellezza e bontà,
infastiditi, spesso brontolano.
Ringhiare a quelle vuole, come loro, il cane?
(Prosegue in Pagine di Storia)