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Improvvisamente dall’altoparlante risuonò la voce di Jessup:
– Okay, eccomi che parto. Puoi cominciare col registratore.
Rosemberg premette il pulsante di avvio del nastro e sussurrò
nel microfono:
– Sabato 15 ottobre 2011, ore 15 e ventisei.
Il nastro ora girava lentamente e dall’altoparlante venne la voce
di Jessup.
– Okay, sto partendo….c’è parecchia interferenza. Sento degli
odori. C’è l’odore dell’ospedale….Vedo anche dei riflessi nei
vetri.
Distorsioni spaziali
Il mio riflesso mi pare lontano un centinaio di metri. Ecco, ci
sono immagini intermittenti, un viale di menhir, un cromlech
di megaliti, uno scalmo grande quanto un pollice, una blastula
con amnio….
Okay, ora sono libero, chiaro…
Sono in cima.
Penso che le allucinazioni intermittenti e temporanee siano
qualcosa di legato al tempo. Sono immagini del passato remoto,
paleolitiche. Vecchie, vecchissime pietre; sempre vecchissime
pietre. Bisogna che mi ricordi di aggiornarmi un po’ di geologia.
Sì, sono convinto che le immagini della prima fase siano legate
al fattore tempo.
Bene, ora la consistenza delle cose sta mutando, acquista una
qualità pesante, come impastata, come se fosse stata applicata
con un grosso pennello, è rozza, bolle come al solito…
una pausa.
Parrish, assai meravigliato, fissava il tracciato emesso dall’
apparecchio elettroencefalografica.
Si riudì la voce di Jessup, però diversa.
– Lo spiraglio, lo spiraglio, ecco che si sta formando….hai notato
che si forma sempre piegandosi all’interno come capita nella
prima fase di sviluppo di un tubo neurale fetale?
Okay, ecco la fase negativa, nero assoluto, uno spazio nero
infinito. Lo spiraglio è una linea liquefatta e bolle come un
vulcano, si allarga verso la punta secondo il solito processo,
tugumentazione, una ribollente struttura nucleare azzurra, le
solite esplosioni miniastronomiche, spirali di materia che si
proiettano in ogni direzione, la nascita di una stella, non so
cosa sia ma ecco che arriva, arriva…
– Ecco che arriva cosa?
domandò sottovoce Parrish.
– La struttura simile a una cellula esplode e poi ti viene incontro
come planando nell’aria,
spiegò Rosenberg.
– Poi cosa succede?
– Ti divora.
– Cosa sarebbe, ti divora?
– Sarebbe che ti viene addosso, ti avvolge come un paramecio,
ti ingerisce e finisci digerito nel ribollente nucleo azzurro.
– Però!
– Sì, ma non fa paura. Succede tutto serenamente.
La voce di Jessup:
– Sono nell’Id, sono nell’Id….
La stanza divenne d’un tratto silenziosa e solo dopo un istante
si riudì il ronzio lieve del nastro che girava nel registratore.
Rosenberg stava sul suo sgabello, gli occhi serrati, le mani
strette tra le ginocchia. Dopo un po’ disse:
– E’ fatto.
– Come sarebbe, è fatto?
chiese Parrish.
– Dopo che entri nell’Id cosa succede?
– Ti addormenti,
disse Rosenberg.
– I nastri si fermano tutti a quel punto. Nell’Id ci sono entrato
tre volte e non ricordo assolutamente niente. Le registrazioni,
anche quelle di Eddie, si fermano tutte a questo punto.
Rimasero in silenzio.
Attraverso il vetro vedevano Jessup rigido nella poltrona,
come incantato.
– Quanto dura questa fase?
mormorò Parrish.
– Venti minuti, mezz’ora, anche più dipende dal soggetto.
– Un bello spreco di nastro e di immagini agli infrarossi,
con quello che ci costa il binocolo…
– Che cosa succede quando torna normale?
– Niente. Di solito andiamo a farci un panino.
– Gesù, mi sembrate dei ragazzini alle prese col primo spinello.
– Dovresti provare tu. Un viaggio che non ti dico.
– No, grazie.
(prosegue in pagine di storia)