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…..Pur sforzandosi di perdonare con il pretesto dell’interrogatorio,
il potere che lui stesso ha permesso e concesso, per una diversa
espressione ed interpretazione.
In ciò ‘fratello Eraclio’ è la massima condizione del potere stabilito,
che attraverso il dissenso promosso in seno alla stessa sua Istituzio-
ne, governa e controlla anche la mano avversa.
Di cui, poi, nella stessa manifestazione, saprà guidare.
Eraclio si appoggia alla sua Eresia preferita, e tacitamente perdona
il libro e la mano. La parola, dove proviene tanto inganno.
Almeno fintanto che, l’oscuro dire, può servire a tutti per il monito
e la bestemmia che appartengono al Demonio e non solo.
Nel sovrintendere questa doppia funzione, all’altare del suo credo,
Eraclio ottiene innumerevoli benefici.
Perché sa che la verità anche se predicata o divulgata, potrà appari-
re sempre un’oscura bestemmia per qualsiasi mente prestata alla
costanza dei libri e quindi del tempo, di cui lui è custode e signo-
re.
Tutto il dire è stato ed è sapientemente riscritto, ed ogni parola non
è lasciata al caso della dubbia interpretazione. Chi esercita questo
difficile compito della storia e non solo, è a sua volta un libro di
sapere, dove gli altri fratelli debbono verificare che la giusta com-
prensione di ogni dire, venga collocato nella corretta disposizione
di e in ogni scaffale.
Nulla può sfuggire a questo meccanismo preciso del tempo.
Qualsiasi ‘fratello’ che tenta qual si voglia sovvertimento, cade nel-
la classificazione di altri solerti ‘fratelli’ incaricati della stessa sua
opera.
Il meccanismo può durare così in eterno.
Perché colui che saprà sempre far regnare la giusta parola, sarà
compensato all’altare di Eraclio. Ed ogni privilegio è governato
da ‘fratello eraclio’ e dai suoi consimili.
Pietro è, con la stessa intelligenza, sfuggito a questo inganno.
Pur divenendo parte fondamentale dell’inganno stesso.
La sua opera è fondamentale per il consolidamento del potere
di Eraclio perché il suo dire mai sarà compreso nella probabile
estensione del divenire.
Ma sempre rilegato ad una stretta cerchia, dove l’inganno del
gesto viene confuso con una calunnia nuova.
Una diceria cui costruire una accusa più infamante della prima,
da promulgare in ragione della (continuità) storia.
(prosegue)
(Giuliano Lazzari, Dialoghi con Pietro Autier)