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‘Mio padre venne qui nel 1915. Suo fratello venne qui e lavo-
rò un anno in miniera, poi tornò indietro e riportò mio padre
e suo fratello con sé. Da Montefiascone’ (L. Marsili).
‘Comunque mio padre, a diciannove anni – era nato nel 1919 –
lui e mio zio e un cugino di secondo grado, mio zio Frank e
mio cugino Frank – mio padre venne qui. Parlava solo un po’
d’inglese’ (J. Scopa Jr).
‘Arrivavano compagnie minerarie nuove’, scrive G.C. Jones:
‘Pareva che ogni giorno si apriva una miniera e cominciava
a produrre carbone dal giorno alla notte, e tutti i minatori e-
rano stranieri a queste colline.
Tanti venivano da posti lontani come l’Italia, e ne ho cono-
sciuti altri che dicevano che venivano dalla Scozia, dall’Ir-
landa e dall’Inghilterra’.
Nel 1910, a Harlan c’erano in tutto nove residenti nati all’-
estero o con genitori nati all’estero; nel 1930, ce n’erano ol-
tre 2000 (1374 di origine mista, 822 stranieri), concentrati
per lo più nelle città minerarie di Lynch e di Benham.
Tuttavia, la regione appalachiana, con le sue montagne e
miniere, aveva cominciato a importare immigrati fin dall’-
inizio del boom del carbone.
Nel 1909, le contee minerarie dell’Appalachia contavano
non meno di 3162 italiani, il gruppo immigrato più nume-
roso; in West Virginia, un quarto di tutti i nati all’estero e-
rano italiani.
Nel 1920, Harlan contava immigrati di 21 nazionalità di-
verse; gli italiani (233) erano secondi solo agli ungheresi
(320), ma già nel 1924 li avevano superati.
Frank Majority: ‘Mio padre venne dall’Italia a 15 anni –
1902. All’inizio del Novecento gli Stati Uniti erano pieni
da scoppiare di progetti e c’era carenza di lavoro qualifi-
cato. Muratori, scalpellisti, meccanici di miniera, scava-
tori di carbone, minatori esperti eccetera.
E così, il governo degli Stati Uniti mandò agenti in tutta
l’Europa per cercare questi lavoratori qualificati e portar-
li in Kentucky, West Virginia, Virginia sud-occidentale,
a costruire le ferrovie.
Mio padre aveva già dei parenti qui. E venne dopo, lui e
suo fratello. Suo fratello aveva un anno di meno – 15 o 14′.
(A. Portelli, America Profonda)