UN PAIO DI GIORNI PRIMA (con rima allegata della trota pescata)

Prosegue in:

il giorno prima


….La rima (che mai si dica a chi per mestiere

sparge ortica antica sulla nostra eresia…)


La Favola della Repubblica.pdf








Giovedì T.J. Mackey                                                         attentat.jpg 

era davanti al Country

Records Building.

Attraversò la strada

in direzione del

prato triangolare

fra la Main e la

Elm. Guardò verso

i binari della

ferrovia sopra il

sottopassaggio.

Poi attraversò

lentamente la Elm

e rimase sul prato

inclinato davanti al colonnato.

Si incamminò in direzione della staccionata che delimitava

il parcheggio. Si rivolse verso la Elm. Ritornò indietro verso

l’indicazione per la Stemmons Freeway. Auto, dappertutto,

sfreccianti.

Guardò il cielo e si asciugò la bocca.

Più tardi era seduto in una Ford scura in prossimità del centro

a scartare un sandwich.

Quella era una zona di vecchi depositi, coi binari del treno in

parte ricoperti dal lastricato, e pareti che mostravano mattoni

e malta resi visibili dalla demolizione delle strutture adiacenti.

Tutti gli spazi sfruttabili erano stati riservati al parcheggio – vi-

coli, aree polverose, vecchie zone di carico.

Era mezzogiorno e c’era un profondo silenzio, un distacco che

Mackey considerò strano, a un isolato e mezzo dalla folla e dal

traffico.

Osservò Oswald avvicinarsi con indecisione.

Era certo che Oswald volesse essere il killer solitario.

Le cose vanno così con i solitari, con quegli uomini che fanno

eternamente dei progetti in vista di un momento esclusivo.

Abbastanza facile da farglielo credere.

Tuttavia doveva anche assicurarsi che Oswald non avrebbe

fatto fuoco finché la limousine non si fosse allontanata da lui

in direzione del sottopassaggio.

T-Jay voleva un fuoco                                               jfk3.jpg

incrociato.

Se Oswald fa cilecca, il suo

secondo cecchino si trova 

in prima posizione; avrà 

l’auto quasi di fronte.

T-Jay non faceva

assegnamento sul colpo

di Oswald. Era lui il ragazzo

che aveva mancato il generale

Walker da una distanza di

37 metri – un uomo fermo,

in una stanza bene illuminata.

Inoltre il Mannlicher è una arma vecchia, rudimentale

e incerta. Se spara e fa cilecca mentre l’auto si trova an-

cora sulla Houston Street, diretta verso di lui, senza un

campo visivo libero per il secondo killer, allora ce ne

andremo tutti con un pugno di mosche in mano.

Come tiratore, Oswald era superfluo, era essenzialmen-

te una riserva. Il suo ruolo era quello di fornire prodotti

di interesse storico, un’arma rintracciabile, tutti i ritagli

e la miniera di notizie della sua carriera cubana.

T-Jay vide che aveva individuato l’auto, piegando leg-

germente la testa.

Si avvicinò ed entrò, portando con sé un sandwich e

una busta di latte da un quarto di litro.

– Come sta la nuova bambina?

– Bene. Sta benissimo.

– Verrà verso di te lungo la strada,                                         jfk2.jpg

girando per uscire dalla Main e

procedendo nella tua direzione

lungo la Houston, disse T-Jay.

– Non lo prenderai allora.

Non sarà quello il momento.

E’ un colpo facile, il più

facile che si possa pretendere,

ma staranno guardando proprio

verso di te. Ci sarà un’auto

pilota, circa 15 poliziotti sulle

moto, ci sarà un’auto del

servizio segreto con otto

uomini, di cui quattro fuori

sui predellini. Saranno

tutti raggruppati                                   kennedy1_1116744i.jpg

intorno alla

limousine del

presidente  

e guarderanno

nella tua

direzione.

Una volta cessata

la detonazione,

sapranno con esattezza 

da dove è venuto

lo sparo.

Quell’edificio verrà inondato dalla polizia.

E’ un consiglio che ti dò.

Non posso essere troppo enfatico.

Aspetta.

Aspetta finché non girano sulla Elm e si dirigono verso il

sottopassaggio e la Freeway.

Non è un colpo difficile.

Miri alla massa, alla zona centrale del suo corpo o a qua-

lunque parte visibile attraverso il cannocchiale. 

Aspetta.

Aspetta che si allontani da te verso la Elm. 

Poi aspetti che abbia superato la quercia. 

Deve oltrepassare quell’albero.

Calcolerai il primo sparo a meno di sessanta metri. 

Dopo di ciò, dipende dalla velocità di reazione dell’au-

tista.

Immagino che la detonazione rimbomberà nel sotto-

passaggio.

Non saranno sicuri della sua provenienza. 

In quel momento sarai dietro di loro e quindi sarà più

difficile individuarti.

Guadagnerai dei secondi extra. Forse dieci secondi sup-

plementari per scendere giù.

Potrebbero determinare la differenza. 

Aspetta.

Assicurati di aspettare. Non farti neanche vedere a quel-

la finestra finché l’auto non raggiunge la quercia. Poi a-

spetta che abbia superato l’albero. 

(Don Delillo, Libra)




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DISASTRO AMBIENTALE (4) (1 maggio 2010)


Da  Bp pagherà 4,5 miliardi di multa


 

disastro ambientale 4


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disastro ambientale 3

Prosegue in:

Dialoghi con Pietro Autier 2 &

Pagine di storia





Il petrolio ha un’importanza equivalente a quella degli alimenti;

negli Stati Uniti, ad esempio, la produzione alimentare è respon-

sabile di circa un quinto del consumo complessivo del petrolio.

Ma il petrolio è ancora più importante come fonte energetica, in

quanto l’energia ha una presenza enorme nell’economia mondia-

le e nella vita di miliardi di persone.

Non è immediatamente comprensibile quanto questa presenza sia

nodale, e come l’abbondanza di energia sia l’elemento determinan-

te nel definire i modi di vita nelle nazioni industrializzate e nel dif-

ferenziarli da quelli della civiltà tradizionale.

Questa era subordinata al flusso irregolare dell’energia solare e, di

fatto, la fonte dell’energia muscolare degli uomini e degli animali

deriva dalle piante.

La rivoluzione industriale ha trasformato radicalmente l’economia

energetica mondiale, e in tal senso la storia energetica degli Stati U-

niti ci offre un modello di rivoluzione paradigmatico.

Sebbene durante tutto il periodo premoderno il legname fosse la

principale fonte energetica non derivata dall’energia muscolare,

quando alla fine del diaciannovesimo secolo i combustibili fossili

divennero largamente accessibili, prima il carbone e poi il petrolio

e i gas naturali, giunsero molto in fretta a costituire gran parte dei

budget energetici in quelle nazioni che ne avevano una disponibi-

lità immediata.

Da allora sia il consumo energetico pro capite sia quello totale sono

saliti alle stelle, soprattutto a seguito dello sviluppo di industrie co-

me quella automobilistica e quella energetica che meglio hanno sa-

puto cogliere i vantaggi offerti dai nuovi combustibili.

Oggi il consumo globale pro-capite di energia è circa 13 volte mag-

giore di quello del periodo pre-industriale, anche se dal 1700 la po-

polazione è solo decuplicata, ma naturalmente il consumo nelle na-

zioni industrializzate è decisamente più alto della media mondiale,

mentre nei paesi in via di sviluppo è di molto inferiore.

Il petrolio, che si estrae con facilità e ricco di energia, è la fonte ener-

getica di maggior valore ed è anche più diffusa sul pianeta, essendo

titolare del 37% della produzione energetica mondiale. 

Il petrolio ha inoltre un ruolo fondamentale nell’economia globale. 

Il valore e la disponibilità del petrolio come fonte di carburante per

il trasporto fa sì che rappresenti la quasi totalità del consumo ener-

getico in questo settore. 

Il consumo di petrolio è anche all’origine del 42% di tutte le emis-

sioni di CO2, principale gas serra di origine antropica. In questa

‘cultura del consumo energetico’, unica nella storia dell’umanità,

la salute, il benessere, la prosperità e le prospettive di miliardi di

persone, la loro sicurezza personale e quella delle loro nazioni,

sono influenzate in modo diretto dal prezzo e dalla disponibilità

del petrolio. 

Il petrolio è diventato indiscutibilmente la merce con la più gran-

de importanza strategica di tutti i tempi. In un’economia globaliz-

zata, esso accumuna tutte le economie e i popoli del mondo in un

unico modello. Ma proprio questo modello è soggetto a pressioni

sempre più forti: la schiavitù del mondo nei confronti del petrolio

genera minacce che si aggiungono al pressante dibattito sulla ne-

cessità di uscire dall’attuale regime energetico.

(WorldWatch Institute)




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