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j f k 2 &
Dialoghi con Pietro Autier 2 &
Pagine di storia
Il 22 novembre il suo futuro si fuse col suo passato, e noi
non sapremo mai che cosa poteva accadere.
L’energia insita in lui, unita al dinamismo dei nostri tempi,
gli aveva promesso di compiere alla Casa Bianca in tre anni
una mole di lavoro superiore a quella che la maggior parte
degli uomini compie in ottanta, di vivere in 46 anni una vita
più piena di quella che la maggior parte degli uomini vive in
ottanta.
Ma questo non fa che rendere più grande la nostra perdita,
per quegli anni che gli furono negati.
Come lo giudicherà la storia?
E’ troppo presto per dirlo.
Io sono stato troppo vicino a lui per dirlo.
Ma la storia ricorderà certamente che le sue realizzazioni fu-
rono più grandi di quelle che ci si sarebbe potuto aspettare da
un uomo della sua età.
In una eloquente lettera al presidente Kennedy sugli esperi-
menti nucleari, il primo ministro Macmillan scrisse una volta:
“Non si rimpiangono le cose che non si sono compiute nella vi-
ta, me le occasioni che si sono perse”.
Si può affermare che John Kennedy perse pochissime occasio-
ni.
In meno di tre anni aprì una nuova era nelle relazioni russo-
americane, nelle relazioni coi paesi latino-americani, nella
politica fiscale ed economica e nell’esplorazione dello spazio.
La sua presidenza contribuì a lanciare il più lungo e solido
periodo di espansione economica e il più vasto e rapido pro-
gramma di difesa della nostra storia in tempo di pace, e ave-
va rinnovato e ampliato le funzioni del governo federale nei
settori dell’educazione superiore, delle malattie mentali, dei
diritti civili e della conservazione delle risorse umane e natu-
rali.
Alcune iniziative furono sensazionali, come quelle per la
crisi dei missili cubani, per il trattato per il bando degli espe-
rimenti nucleari, per il Peace Corps e per l’Alianza para el
progreso.
Alcune furono piccoli sforzi condotti giorno dopo giorno per
Berlino o per il Sud-Est asiatico, su cui non si poté registrare
nessun vero progresso, per l’integrazione nelle scuole o per i
parchi nazionali.
Altre ebbero semplicemente lo scopo di mantenere le nostre
posizioni, e nessuna nazione scivolò nell’orbita comunista,
nessuna guerra nucleare abbatté la rovina sul mondo, nessu-
na recessione intralciò la nostra economia. Ma in genere Ken-
nedy non si accontentò di mantenere le nostre posizioni.
I suoi sforzi furono intesi ad apportare mutamenti nel nostro
paese, ad avviarlo in nuove direzioni e a farlo procedere sem-
pre più.
‘Credeva’, disse sua moglie ‘che ogni singolo uomo avesse un’-
importanza fondamentale, e che ogni uomo dovesse agire’.
Egli lasciò alla nazione tutta una corrente di premesse basila-
ri: sulla libertà immediata, anziché futura, per i negri d’Ame-
rica, sull’estinzione, anziché sulla – vittoria – della guerra fred-
da, sull’inammissibilità, anziché sull’inevitabilità, della guerra,
sulla lotta contro la povertà nei periodi di prosperità, sul com-
mercio, sui trasporti e su una quantità di altre questioni.
Il 22 novembre molti di questi problemi non erano stati ancora
risolti e i progetti non erano stati portati a termine.
La sua opera desterà l’ammirazione degli storici della prossi-
ma generazione, ma solo se questa generazione ne saprà trarre
il massimo profitto.
(Theodore C. Sorensen, Kennedy)