IL CORTEO DELLA MORTE (13)

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il corteo della morte

 

 

 

 

  

– Carrettiere, cocchiere, o diavolo, o chiunque tu sia, non tardare a

dirmi chi sei, dove vai e chi è la gente che porti nel tuo trabiccolo,

che pare più la barca di Caronte che non una usuale carretta.

Al che, docilmente, fermando la carretta, il Diavolo rispose:

– Signore, noi siamo attori della compagnia di Angulo il Cattivo;

abbiamo recitato in una località che sta distro quel poggio,

stamattina, che è l’ottava del Corpus, l’auto del Corteo della

Morte e stasera dobbiamo rappresentarlo in quel paese che

si vede da qui; e poiché eravamo così vicini, per risparmiarci

il fastidio di spogliarci e rivestirci, ce ne andiamo con gli stessi

costumi con cui recitiamo.

 

il corteo della morte

 

Quel ragazzo è vestito da Morte; quell’altro da Angelo; quella

donna, che è la moglie dell’impresario, da Regina; quell’altro,

da Soldato; quello, da Imperatore; e io da Demonio, e sono una

delle figure principali dell’auto, perché in questa compagnia

ho sempre le prime parti.

Se altro la signoria vostra vuol sapere da noi, me lo chieda pure,

che io le risponderò puntualmente, perché, essendo un diavolo,

non c’è nulla che non possa fare.

– Parola mia di cavaliere errante,

rispose don Chisciotte,

– Appena ho visto questo carro ho pensato che mi presentasse

qualche grande avventura; e ora dico che bisogna toccar con mano

le apparenze per poter uscire dall’inganno. Andate con Dio, brava

gente, e fate pure la vostra festa, e se potete chiedermi cosa in cui

io possa esservi utile, lo farò volentieri e di buon grado, perché sin

da ragazzo ho avuta una passione per il teatro, e nella mia giovi-

nezza quando vedevo una compagnia di comici morivo d’invidia.

 

il corteo della morte

 

Mentre così discorrevano, volle il destino che arrivasse un altro

della compagnia che era vestito da buffone, con un mucchio di 

sonagli, e sulla punta d’un bastone portava tre vesciche di vacca

gonfiate; e questo buffone, avvicinandosi a don Chisciotte, comin-

ciò a far la scherma col bastone, a sbattere in terra le vesciche e a

far gran salti, facendo tintinnare i sonagli; e quella brutta appari-

zione spaventò tanto Ronzinante, che senza che don Chisciotte

potesse trattenerlo, stretto il freno fra i denti, si dette a correre per

campi con una velocità che non avrebbero lasciato sospettare le

sue scheletriche ossa.

Sancio, vedendo il pericolo che il suo padrone correva d’esser

sbalzato di sella, saltò giù dall’asino in fretta a soccorrerlo, senon-

ché quando giunse, egli era già in terra, e accanto a lui Ronzinante,

stramazzato al suolo col suo padrone: solita conclusione e solito 

punto d’arrivo delle bravure e degli ardimenti di Ronzinante.

 

il corteo della morte

 

Ma appena Sancio ebbe lasciato la sua cavalcatura per correre in

aiuto di don Chisciotte, saltò sull’asino il diavolo che faceva balla-

re le vesciche e messosi a sbattergliele addosso, lo spaventò e il

rumore, più che il dolore dei colpi, lo fecero volare per la campa-

gna verso il paese dove erano diretti per la festa.

Sancio guardava il suo asino correre e il suo padrone caduto e 

non sapeva a quale dei due doveva pensare prima; ma poi, da

buon scudiero e da buon servo, poté più l’amore per il suo padro-

ne che l’affetto per l’asino, benché ogni volta che vedeva la vesci-

ca alzarsi in aria e ricadere sulla groppa del suo asino, per lui era-

no strazio e sussulti di morte, e avrebbe preferito piuttosto che

quei colpi li avessero dati a lui nelle pupille che non sull’ultimo

pelo della coda dell’asino.

In questa tormentosa perplessità arrivò dove si trovava don Chi-

sciotte un po’ più malconcio di quanto avrebbe voluto, e aiutan-

dolo a montare su Ronzinante, gli disse:

– Signore, il Diavolo s’è portato via l’asino.

– Che diavolo?

domandò don Chisciotte.

– Quello delle vesciche,

rispose Sancio.

– Lo recupererò io,

replicò don Chisciotte,

– Dovesse anche portarselo con sé nei più profondi e oscuri recessi

dell’inferno. Seguimi, Sancio, che la carretta va piano, e con le le sue

mule compenserò la perdita dell’asino.

 

il corteo della morte

 

– Non c’è più bisogno che vi prendiate questa briga, signore,

rispose Sancio,

– La signoria vostra temperi la sua ira, perché, a quanto pare, il

Diavolo ha lasciato l’asino, che ritorna all’ovile.

Ed era vero, perché, essendo caduto il Diavolo con l’asino, per 

imitare don Chisciotte e Ronzinante, il Diavolo se n’era andato

a piedi al paese e l’asino era tornato al suo padrone.

– Ciò nonostante,

disse don Chisciotte,

– Sarà bene castigare l’insolenza di quel demonio su qualcuno di

quelli della carretta, fosse anche l’Imperatore in persona. 

(Miguel de Cervantes, Don Chisciotte della Mancia) 

 

 

 

 

 

il corteo della morte

      

IL CORTEO DELLA MORTE (13)ultima modifica: 2014-03-21T00:03:00+01:00da giuliano106
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