GIULIANO LAZZARI

UN ALTRO OCEANO (il piccolo apocrifo) (52)

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Navigare nell’Eretico mare dello ‘Straniero’ (50/1)

Prosegue in:

Un altro Oceano (53)

 

 

 

 

 

 

 

….Ma fu esaminata anche……                                                             

la superficie del pianeta, quasi completamente coperta dall’oceano,

con rare terre emerse a forma di altipiani.

La loro superficie complessiva non raggiungeva quella del territo-

rio europeo, sebbene il diametro di Solaris fosse del 20% maggiore

di quello della Terra.

Quei frammenti deserti e rocciosi, disseminati irregolarmente, era-

no tutti concentrati nell’emisfero meridionale. Fu analizzata anche

la composizione dell’atmosfera, e misurata con precisione la den-

sità del pianeta, determinandone inoltre l’albedo e altre caratteri-

stiche astronomiche.

 

 

Com’era prevedibile, non fu individuato alcun segno di vita, né

sulle terre, né nell’oceano. Durante i dieci anni successivi, Solaris,

che adesso era al centro dell’attenzione di tutti gli osservatori di

quel settore spaziale, rivelò la sorprendente tendenza a conserva-

re, a dispetto dell’attrazione gravitazionale dei suoi soli, un’orbi-

ta che, indiscutibilmente, sarebbe dovuta essere variabile.

Per un certo periodo la questione parve quasi sollevare uno scan-

dalo, poiché doveva per forza trattarsi di un errore d’osservazio-

 

 

ne da imputare ai ricercatori che se ne occupavano o alle caratteri-

stiche dei calcolatori impiegati.

La mancanza di fondi ritardò, per tre anni, una vera e propria spe-

dizione solaristica, fino al momento, in cui Shannahan completò la

sua squadra e ottenne dall’Istituto il comando di tre unità di tonnel-

laggio C, classe porta-navette. Un anno e mezzo prima dell’arrivo

della spedizione, partita dall’Alfa dell’Acquario, una seconda flotta

d’esplorazione, per conto dell’Istituto, mise in orbita intorno a Solaris

un satellite automatico, il Luna 247.

 

 

Questo satellite, dopo tre ricostruzioni complete, eseguite a una deci-

na d’anni d’intervallo, è tuttora funzionante. I dati che ha raccolto sono

serviti a confermare definitivamente le osservazioni della spedizione

di Ottenskjold circa il carattere attivo dei movimenti dell’oceano.

Una nave di Shannahan rimase in orbita alta; le altre due, dopo alcu-

ne prove preliminari, si posarono su un ripiano roccioso di circa mil-

le chilometri quadrati presso il Polo Sud del pianeta Solaris.

I lavori della spedizione durarono diciotto mesi e, salvo un deplore-

vole incidente dovuto a un difetto meccanico di funzionamento, non

incontrarono problemi.

Tuttavia il gruppo di scienziati finì col dividersi in due opposte fa-

zioni. Il pomo della discordia era l’oceano……….

 

 

In base alle analisi, tutti erano d’accordo sul fatto che si trattasse di

una formazione organica. Ma i biologi lo consideravano alla stregua

di un corpo primitivo, simile a un nucleo gigantesco, a una singola

cellula fluida di dimensioni planetarie, che avvolgeva tutto il globo

in un involucro colloidale, profondo in certi punti vari chilometri; i

fisici, invece, prendevano in esame la possibilità che fosse una strut-

tura straordinariamente e perfettamente organizzata, superiore for-

se, in quanto a complessità, anche agli organismi terrestri, poiché e-

ra in grado d’influire in modo attivo sull’andamento dell’orbita se-

guita dal pianeta.

 

 

Non era stata formulata nessun’altra spiegazione per chiarire il 

comportamento di Solaris; inoltre i fisici planetologi avevano in-

dividuato un rapporto tra certi processi dell’oceano plasmatico e

il valore dell’attrazione gravitazionale, che variava in corrispon-

denza del ‘ricambio’ della materia dell’oceano. Furono quindi i

fisici, e non i biologi, a coniare il termine paradossale di ‘macchi-

na plasmatica’, intendendo con ciò una formazione priva forse di

vita secondo i nostri concetti, ma capace d’intraprendere attività

utili su scala astronomica.

In poche settimane, la polemica coinvolse le maggiori autorità,

e per la prima volta, la teoria di Gamow-Shapley, incontestata da

ottant’anni, fu messa in discussione.

 

 

Per un certo tempo alcuni cercarono di difenderla, affermando che

l’oceano non aveva nulla in comune con la vita, che non era nemme-

no una formazione ‘para’ o ‘prebiologica’, ma solo una formazione

geologica, insolita indubbiamente, ma capace soltanto di rendere

stabile l’orbita di Solaris, attraverso spostamenti di forze d’attra-

zione, e in proposito si richiamavano alla regola di Le Chatelier.

All’opposto furono elaborate ipotesi, fra cui quella particolarmen-

te complessa del Civita-Vitta, secondo le quali l’oceano sarebbe

stato frutto di uno sviluppo evolutivo: partendo dalla sua primi-

 

 

tiva forma di preoceano, soluzione di sostanze chimiche in len-

ta reazione fra loro, e sotto la pressione delle circostanze ambien-

tali, esso era riuscito a raggiungere lo stadio di ‘oceano omeosta-

tico’ senza passare attraverso la trafila di tutte le fasi di sviluppo

terrestri, e saltando così la creazione di esseri mono o multicellu-

lari, l’evoluzione vegetale e animale e la costituzione di un siste-

ma nervoso e cerebrale.

In altre parole, diversamente dagli organismi terrestri, non si era

adattato all’ambiente attraverso centinaia di milioni di anni, tem-

po necessario all’apparizione di esseri dotati d’intelligenza, ma

aveva dominato l’ambiente stesso.

(Prosegue…)

(S. Lem, Solaris)

 

 

 

 

 

 

UN ALTRO OCEANO (il piccolo apocrifo) (52)ultima modifica: 2014-04-24T08:00:00+02:00da
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