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Una notizia:
…. L’istruzione come l’ignoranza ha la propria criminalità, poiché
l’istruzione va considerata più come una forza che come una ra-
gione morale, forza che indirizza più al bene che al male, ma che
può altresì essere abusata, ed anche in alcuni casi tornare indif-
ferente.
Altra cosa è saper leggere e scrivere, altro il possedere il grado
necessario di moralità (ugual questione di principio per il proble-
ma della Fede, così come nel ‘Beneficio’). Le cognizioni, dice
assai bene il Seymour, il presidente delle Associazioni carcera-
rie d’America, sono una potenza, non una virtù, e possono ser-
vire al bene, ma anche al male.
Gli è, ripeterò io, in altre parole, che la semplice cognizione sen-
soria della forma delle lettere o del suono onde s’intitola un og-
getto, ed anche le nozioni dei grandi progressi tecnologici e
scientifici, non accrescono di una linea il peculio della morale, e
possono, alla lor volta, invece, essere un valido strumento del
maleficio, creando nuovi crimini, che più facilmente possono
sfuggire ai colpi della legge, rendendo più affilate e più micidiali le
armi onde si servono i rei; per esempio, insegnando a servirsi del-
le ferrovie, come appresero nel 1845 per la prima volta Thiebert;
oppure sofisticati strumenti tecnologici quali telefonini e telecoman-
di così come fu per Falcone; o del telegrafo e delle lettere in cifra,
come usava il veneto Fangin, che con questo mezzo segnalava ai
seguaci la corriera da svaligiare; e tutti i delinquenti, poi, addottri-
nando colla lettura dei processi, di cui sono avidissimi, sulle arti dei
loro predecessori.
Onde per cui, fra i tanti problemi ‘sociali’, uno desta più il desiderio
di una soluzione sicura e precisa: quello della influenza che esercita
la civiltà del delitto e sulla violenza e sulla pazzia.. di conseguenza.
Se noi ora come all’epoca del presente prezioso e valido ancor oggi,
scritto, ci atteniamo alle nude cifre, certo il problema par bello e risol-
to, perché esse ci mostrano un aumento nel numero dei delitti e del-
le pazzie, quasi per ogni anno che corre, aumento sproporzionato a
quello della popolazione.
Una cosa è certa che la civiltà abbia la sua, criminalità specifica, ed
una n’abbia, a sua volta, LA BARBARIE.
Questa, attundendo la sensibilità morale, scemando il ribrezzo agli
omicidi – ammirati spesso come atti d’eroe – considerando la ven-
detta un dovere, diritto la forza, aumenta i delitti di sangue, le asso-
ciazioni dei malfattori, come fra i pazzi le manie religiose, la demo-
nomania, le follie di imitazione.
La ‘progredita civiltà’, centuplicando i desideri ed i bisogni e facili-
tando con la maggior ricchezza gli eccitamenti dei sensi, nei mani-
comi aumenta gli alcolismi e le paralisi generali e nelle carceri i rei
contro le proprietà e contro il buon costume.
Nel 1869, la popolazione delle città nostre e grosse borgate, che
non passava i 5 milioni e mezzo, diede una quota pressoché ugua-
le di delinquenti e delinquenze a quella dei piccoli borghi che tocca-
va gli 11 milioni; né reati contro l’ordine pubblico, contro il buon co-
stume la sorpassava del doppio, mentre uguagliava, anzi le era in-
feriore, nei delitti contro le persone.
Chi esamina le belle carte grafiche, pubblicate dal Bodio nell’Italia
Economica trova un parallelismo tra il numero dei delitti contro le
proprietà, la densità della popolazione, e la coltura.
Così Milano, Livorno, Venezia, Torino offrono un maggior numero di
possibilità e indi di reati contro la proprietà, per non parlare in que-
sto luogo sulla migrazione dei capitali delle mafie, e presentano la
maggiore densità della popolazione, e più scarso numero di analfa-
beti.
GLI ABRUZZI, LE CALABRIE, LA SICILIA, Roma, con molti analfabe-
ti ed ignoranti, dànno le cifre massime di reati contro le persone.
Che la civiltà non possa fare di più, che essa non possa altro che
cambiare l’indole, e forse accrescere il numero dei delitti, per quanto
spiacevole, sarà facile a comprendersi, da chi ha veduto, quanto po-
co giovi alla difesa e quanto più all’offesa la progredita ‘istruzione’.
La civiltà, grazie alle ferrovie, alle concentrazioni burocratiche, com-
merciali, ecc., tende sempre ad ingrandire i grossi centri, ed a popo-
lare sempre più i capo-luoghi.
E, come è noto, è in questi, che si condensa la maggior parte dei de-
linquenti abituali. Questo malaugurato concorso si spiega per i mag-
gior profitti o le maggiori immunità che offrono ai rei i grandi centri.
Chi ha studiato l’uomo, o meglio ancora se stesso prima di esamina-
re gli altri…, in mezzo ai gruppi sociali, di qualunque genere siano, a-
vrà osservato come esso sovente vi si trasforma (e questo grazie e
soprattutto ai nuovi progressi della ‘comunicazione’..), e da onesto e
pudico, che egli era e che è tutt’ora da solo e nelle pareti domestiche,
si fa licenzioso, calunniatore, beffeggiatore della comune morale civi-
le fino ad arrivare ad una sgradevole immoralità legalizzata o meglio
‘istituzionalizzata’ (questo fu un problema anche del povero Nazzare-
no con gli scribi ed i farisei suoi più vili nemici suoi più acerrimi nemi-
ci…).
La civiltà accumuna delitti e pazzie (di gruppo.. l’agnello sacrificale di-
venta testimonio oltre che di comportamento sociale anche di compor-
tamento ripetuto ed elevato ad istinto ad uso per appunto della civiltà…),
ed aumenta l’uso di droghe, quasi sconosciute al selvaggio (così come
lo era l’alcool per l’incivile indiano..); tanto che vediamo adesso in Inghil-
terra ed in America aggiungersi all’abuso di alcolici anche quello dell’op-
pio….
La civiltà promuovendo la creazione e diffusione dei giornali (la casta de-
gli scribi…), che hanno diffuso sempre la cronaca scandalosa, qualche
volta anzi null’altro che questa, sono una causa di eccitare l’emulazione
e l’istinto imitativo dei criminali quanto delle persone comuni.
Le leggi politiche, e le nuove forme di governo popolare, imposte dall’ir-
rompere del moderno incivilimento, ed in parte anche da una vera con-
traffazione di libertà, favoriscono, in ogni modo la formazione di sodali-
zi, sotto specie di comuni tripudi, o di imprese politiche, amministrative,
o di mutuo soccorso…..
(Cesare Lombroso)