Precedenti capitoli:
Prosegue in:
I sentieri di Jonathan (1) & (2) &
Da:
– Ciang, questo mondo non è il paradiso, dico bene?
l’anziano ebbe un sorriso, nel chiarore della luna.
– Non si finisce mai d’imparare, Jonathan, disse.
– Ma allora, dopo qui, cosa ci aspetta? Dove andremo?
E un posto come il paradiso c’è o non c’è?
– No, Jonathan, un posto come quello, no, non c’è.
Il paradiso non è mica un luogo.
Non si trova nello spazio, e neanche nel tempo.
Il paradiso è essere ‘perfetti’.
Tacque un minuto e poi: ‘Tu sei uno che vola velocis-
simo, nevvero?’
– Mi…piace andare forte, disse Jonathan, preso alla sprov-
vista, ma fiero che l’Anziano se ne fosse accorto.
-Raggiungerai il paradiso, allora, quando avrai raggiunto
la velocità ‘perfetta’.
Il che non significa mille miglia all’ora, né un milione di mi-
glia, e neanche vuol dire volare alla velocità della luce.
Perché qualsiasi numero, vedi, è un limite, mentre la ‘perfe-
zione’ non ha limiti.
Velocità ‘perfetta’, figlio mio, vuol dire solo esserci, esser
là.
Senza alcun preavviso, Ciang scomparve.
Per riapparire in un batter d’occhio a una ventina di metri
da lì, sulla riva del mare. Poi di nuovo sparì e si ritrovò, nel-
la stessa frazione di secondo, accanto a Jonathan.
– Pare un giochetto, disse.
Jonhatan era sbalordito. Dimenticò di fare altre domande sul
paradiso e chiese, invece: ‘Ma come ci riesci? Che effetto fa?
E fin dove riesci ad arrivare?’
– Puoi arrivare da qualsiasi parte, nello spazio e nel tempo,
dovunque tu desideri, disse l’Anziano.
– Io mi sono recato in ogni luogo possibile e immaginabile,
in ogni dove e in ogni quando.
Lanciò uno sguardo al mare, all’orizzonte.
– E’ buffo.
Quei gabbiani che non hanno una mèta ideale e che viag-
giano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte.
Quelli invece che aspirano alla ‘perfezione’, anche senza in-
traprendere alcun ‘Viaggio’, arrivano dovunque, e in un ba-
leno.
(R. Bach, Il gabbiano Jonathan Livingston )