L’ASSALTO (alla ragione)

 

Prosegue in:

(l’assalto) ALLA RAGIONE  &

La politica della ricchezzza….. 

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Breve riflessione nel giorno dell’insediamento  &

20-01-1900  &

Le nostre montagne da salvare

Da:

i miei libri

 

 

 

 

l'assalto

 

 

 

  

La struttura interiore della libertà ha la forma di una doppia

elica: un filamento, la libertà politica, si avvolge verso l’alto,

descrivendo una spirale in coppia con un altro filamento, la

libertà economica.

Affinché la struttura della libertà resti integra, tuttavia è ne-

cessario che i due filamenti, pur intrecciati, rimangano distin-

ti.

Se nella storia della libertà le componenti economica e politi-

ca sono da considerarsi alla stregua di fratello e sorella, è dal-

l’unione incestuosa di ricchezza e potere che proviene la più

pericolosa minaccia alla democrazia.

Se la ricchezza può essere facilmente barattata con il potere,

la concentrazione dell’una o dell’altro può raddoppiare il po-

tenziale corruttore di entrambi.

 

l'assalto

 

In questo caso, l’elica della libertà precipita verso il basso in

una malsana combinazione di accentramento economico e

politico.

Tale dinamica si è manifestata ripetutamente nel corso della

storia: la ricchezza e il potere si sono concentrati nelle mani

di pochi, che hanno consolidato e perpetuato il proprio con-

trollo a spese dei molti.

Uno schema, questo, palesatosi, nelle più diverse varianti e

interrotto soltanto in pochi casi eccezionali e memorabili,

come nell’antica Atene.

Il tentativo più incoraggiante di rompere con questo sche-

ma vizioso è avvenuto con la fondazione degli Stati Uniti

d’America. Per la prima volta nella storia, grandi masse di

individui erano autorizzate a usare regolarmente la cono-

scenza e il sapere per mediare tra la ricchezza e il potere.

 

l'assalto

 

E poiché in America l’unica fonte legittima di potere sareb-

be stata il consenso dei governanti, la ricchezza non sareb-

be stata barattabile con il potere politico.

La derivazione di un giusto potere dal consenso dei gover-

nanti dipende dall’integrità del processo di ragionamento

attraverso il quale tale consenso viene accordato.

Se il processo di ragionamento è corrotto con il denaro e

con l’inganno, il consenso dei governanti si fonda su pre-

messe fallaci e qualsiasi potere che da esso derivi è per sua

storia e natura è falso e ingiusto.

Se il consenso dei governanti viene estorto con la manipo-

lazione delle paure collettive, o carpito con la pretesa di

essere guidati da un’entità suprema, la democrazia si im-

poverisce.

 

l'assalto

 

Se, venendo meno al richiamo della ragione, una parte ri-

levante della popolazione perde fiducia nell’integrità del

processo, la democrazia può andare incontro al fallimento

(e con essa chi la vorrebbe impropriamente rappresentare).

Se i cittadini smettono di partecipare al processo politico

(divenendo strumenti passivi del potere), l’individuo che

nota i primi segni di corruzione o illogicità non trova il

modo di esprimere i propri timori e attirare l’attenzione

di altre persone che, alla luce dei medesimi fatti, potreb-

bero condividere la sua costernazione.

Non può mai nascere una massa critica di opposizione

tra individui isolati gli uni dagli altri e chiusi in ambien-

ti insonorizzati, dove possono al più guardare attraverso

uno specchio unidirezionale e gridare fino a sgolarsi, ma

senza riuscire a farsi sentire.

Se un numero sufficiente di cittadini (anche uno solo)

smette di partecipare al processo democratico, la demo-

crazia è in pericolo.

(prosegue in alla ragione)

(Al Gore, L’assalto alla Ragione)

 

 

 

 

l'assalto

 

JONATHAN SWIFT (il genio)

Precedenti  capitoli:

E. A.  Poe &

I nostri primi sogni  i nostri primi pensieri

in riferimento allo stesso autore:

L’oca… &  L’arte della menzogna politica…

Prosegue in:

John Ruskin (il genio)

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Il genio (1)  (2)  (3)  (4)

Da:

i miei libri

 

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Dopo così ampio divagare, con vero piacere ora mi avvicino

all’argomento principale del discorso, che d’ora in poi terrò

con ritmo regolare fino alla fine del mio Viaggio, salvo che

qualche bella veduta non faccia capolino lungo la strada –

ma, al momento non lo posso né prevedere, né immagi-

nare.

Se ciò poi dovesse accadere, quale che sia il momento,

chiederò al mio lettore di concedermi la sua cortesia e la

sua compagnia, affinché mi permetta di condurlo ad am-

mirarla.

Perché nello scrivere è come nel Viaggio.

Se un uomo ha fretta di tornarsene a casa, e il suo cavallo

è stanco, per aver corso a lungo su strade cattive, oppure

perché è un povero ronzino, lo consiglio, chiaramente, di

prendere la strada più diretta e più battuta, per quanto fan-

gosa possa essere; ma allora sicuramente si dovrà ricono-

scere che un simile uomo si dimostrerà a dir poco un com-

pagno di Viaggio spregevole.

A ogni passo, non esiterà infatti a inzaccherare se stesso

ed i suoi compagni, inoltre i suoi pensieri e desideri e discor-

si si volgeranno unicamente verso la fine del Viaggio stesso,

e ad ogni schizzo e scivolone e inciampo nessuno si tratter-

rà dal mandarlo cordialmente al diavolo.

Invece, quando un viaggiatore procede beato e tranquillo in

sella al suo cavallo con la borsa piena e molti giorni davanti a

sé, sceglierà la strada più pulita e comoda, intratterrà amabil-

mente i suoi compagni di Viaggio, e, alla prima occasione, li

porterà con sé ad ammirare ogni spettacolo piacevole che si

presenti alla vista (ed alla lettura…), sia di arte, o di natura, o

entrambe le cose; e se gli capiterà che essi rifiutino, vuoi per

stupidità o per stanchezza, o perché più attratti da altri passa-

tempi, da altri affari, da altri Viaggi a noi distanti perché non

certo vil  e volgari ciarlatani; li lascerà procedere da soli, che

facciano come diavolo piace a loro, per poi ammirare lo spet-

tacolo da questi Signori celebrato nel macabro e corrotto

Teatro da loro presenziato… (scusate la Rima…).

Così a codesti Signori o Baroni voglio raccontare con umile

modestia lungo ugual via, che il Viaggio della vita ora è in leg-

gera salita, ma nella nobile certezza che a loro non parrà una

salita, ma al contrario una piacevole discesa, anche se la pan-

za appesantita dal Merito che rende l’ugual via, contraria al

 principio della stessa vita…..

 

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Procedo alla Genealogia e descrizione poetica del MERITO,

visto che con questi Nobili ed arguti Signori debbo dividere

Viaggio e disciplina….

Figlio di Virtù e Onore, il nome del vero Merito veniva usurpa-

to da un ragazzino pretestuoso nato dall’unione di Vanità e

Impudenza. Da lontano vi era grande somiglianza fra i due e

spesso venivano confusi. Il bastardello aveva una voce stridu-

la e alta, impiegata a piagnucolare o ad urlare ed inveire e mi-

nacciare; mentre l’altro a malapena bisbigliava, spaventato

solo all’idea di parlare o rispondere a quella voce così forte e

minacciosa…

Durante le grandi assamblee, il falso merito si parava dinanzi

a quello vero e restava lì, fermo; era sempre a corte, sempre in

udienza ed al centro dell’attenzione presso i grandi Signori, o a

bisbigliare nell’orecchio di qualche ministro.

 

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Più lo si alimentava e più si faceva avido arrogante e importuno.

Accadeva spesso che lo si scambiasse per il vero figlio di Virtù e

Onore e che questi venisse, invece, trattato come un impostore.

Nacque deformato e Nano, ma con i suoi moderni artefizi riusciva

ad apparire un falso Grande e per giunta di forma gradevole, nono-

stante la sua voce urlante e minacciosa….; solo i più acuti, saggi

e vigili riuscivano a scorgere le deformità e la minutezza.

Il vero Merito fu così spesso costretto (assieme ad i suoi fratelli…)

a subire l’umiliazione di far ricorso a quello falso proprio in ragione

della considerazione di cui godeva fra gli uomini di potere, per non

MORIRE DI FAME!

Il falso Merito si riempì le anticamere di servitori, gente capace di

fare proiezioni e schemi, persone passate per caso all’altra fazio-

ne, adulatori di prostitute, scrittori al soldo del regime, buffoni, poli-

ticanti, sciocchi oratori e pennivendoli al soldo del nuovo Sovrano

(o ciarlatano..); costoro lo consideravano il loro patrono e se que-

sti non li nutriva per tempo si infiammavano in un batter d’occhio.

Questa descrizione metaforica del falso Merito è applicabile, cre-

do, a molti paesi della cristianità; per quanto ci riguarda, credo si

possa dire con sufficiente sicurezza che siamo certamente in

grado di riconoscere i veri meriti di una persona. Credo, inoltre,

di poter aggiungere, senza intenti adulatori, che mai nessun prin-

cipe ebbe un ministero così capace di distinguere fra vero e falso

merito e il cui sommo interesse fosse quello di favorire il primo.

 

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Va aggiunto, con il permesso, saccente permesso del falso

Merito, inoltre, che gli eccellenti signori al governo sono stati

scelti personalmente dal Primo Ministro, Primo dei falsi per (i)

Secondi Meriti….

Per concludere questa breve parentesi lungo ugual Viaggio,

come dicevo all’inizio, è grazie ai falsi Meriti degli eterni Se-

condi della Storia che il Primo Ministro così ben distribui-

sce lungo il nostro impervio cammino: il malaffare può

considerarsi non una colpa, ma una certezza di ricchez-

za e Merito nella bisaccia della loro gloria che li adorna e

addobba…, e che l’urlo e l’insulto ora adorni il nostro diffici-

le passo… che il Viaggio non è finito… per ugual cammino…

(con il permesso di Jonathan…)

  

(J. Swift, L’arte della menzogna politica)

 

 

 

 

 

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