Precedente capitolo:
bianco-nero-nella-citta-del-jazz.html
Prosegue in:
Seduto lì, a suo agio, quasi serenamente aduso ai pellegrini
e abituato a darne per scontato l’omaggio, quel luogo aveva
le stesse sembianze di una matrona della ‘vecchia scuola’
del New England compunta e raffinata – la vedova di una
grande celebrità – la quale, avendo continuato negli anni a
disporre di tutte le sue reliquie e proprietà, benché non di-
rettamente votata alle chiacchiere né al giornalismo, era
divenuta, per quanto riguardava le sue evoluzioni nella
grande società del passato, del tutto amabile, moderna e
responsiva.
Dalla sua posizione, dalla sua sedia dall’alto schienale,
accanto alla finestra che domina gran parte del viavai,
ella alza lo sguardo vivace dal suo lavoro a maglia, sen-
za sentirsi, ancora, affatto limitata in questa sua attività,
e senza che nulla suggerisce davvero la possibilità di un
limite, salvo una traccia di quella perdita di prospetti-
va temporale in cui riconosce l’effetto sulla mente di un
gran carico d’anni.
…..Lui esce dal parco come un gallo ignorando tutti e
tutto….
A un certo punto lo vedo andare nel retrobottega illumi-
nato e poi tornare con una bottiglia e la cornetta.
Prima prova a bere ma scoppia a piangere e mette la bot-
tiglia nel lavabo. Vengono le lacrime agli occhi anche a
me. Mi viene da pensare a tutti gli uomini che hanno bal-
lato alla sua musica e alle donne che l’idolatravano quan-
do lo vedevano pavoneggiarsi per la strada.
Dove sono ora, dico tra me e me.
Poi sento la cornetta di Bolden suonare, piano, e attraver-
so la strada per sentire meglio.
Lui è là, sdraiato sulla poltrona e soffia piano piano nella
tromba d’argento, appena sopra un sussurro, e vedo che
ha messo il cappello sulla campana della cornetta….
Mi pareva di riconoscere i suoi blues d’una volta, ma an-
che gli inni che suonano ai funerali, però quel suono ora
è molto strano e mi metto ad ascoltarlo con attenzione
perché la musica assomiglia un po’ a tutte e due.
Non riesco ad individuare il motivo, ma poi all’improv-
viso capisco.
Li sta mischiando.
Sta suonando il blues e l’inno in modo ancor più triste
del blues e poi il blues in modo ancor più triste dell’inno
funebre.
E’ la prima volta che ho sentito suonare inni e blues mi-
schiati insieme……
Nella piazza principale ci sono le statue degli eroi.
Ci sono le statue di chi costruì le mura, come Buddy Bolden
e King Oliver. Sono state scolpite nei bar, nei locali notturni,
nei bordelli.
Ci sono le statue di chi ha combattuto per salvare la città,
come Fletcher Henderson.
Poi ci sono le statue di chi si è immolato allo swing, come
Bix Beiderbecke e Chick Webb, decorati dopo la morte per
le loro performance eroiche.
Infine, nelle sale da concerto dove si suonano i loro capola-
vori, ci sono le statue dei grandi che difesero a lungo le mu-
ra, come Bechet, Armstrong e….Hawk……
(James, La scena americana; M. Ondaatje, Buddy Bolden’s
Blues; D. Ellington, La musica è la mia signora)