Cercando il pettine, che Frieda aveva riposto chi sa dove, K. disse:
– Come? Steso in mia assenza da uno che non ha nemmeno il diritto
al colloquio? Questa è bella! E perché un verbale? Era forse ufficiale
l’incontro?
– No, disse il maestro, – era ufficioso, e così pure il verbale.
E’ stato fatto perché da noi dev’essere in perfetta regola.
Ad ogni modo c’è, e non le fa certo onore.
K., che aveva trovato finalmente il pettine, scivolato nel letto, disse
più calmo: – E sia pure. E’ venuto ad annunciarmi questo?
– No, disse il maestro, ma non sono un automa e dovevo dirle
quello che penso.
Il mio incarico invece costituisce un’altra prova della bontà del
signor sindaco ; ripeto che tanta bontà mi è incomprensibile e che
eseguisco l’incarico soltanto per compiere il mio dovere e per
rispetto del signor sindaco.
K. lavato e pettinato, s’era seduto alla tavola in attesa della camicia
e dell’abito; l’ambasciata del sindaco lo incuriosiva poco, tanto più
che influiva su di lui la scarsa stima dell’ostessa per quel funzionario.
– E’ già mezzogiorno? domandò pensando al passo che intendeva
compiere ; poi si corresse, e disse :- Lei voleva dirmi qualcosa da
parte del sindaco?
– Già disse il maestro alzando le spalle come per scaricarsi di qualunque
responsabilità.
– Il signor sindaco, gran maestro, teme che se la soluzione del suo caso
si fa aspettare lei possa compiere qualche atto inconsiderato.
(F. Kafka, Il Castello)