Precedente capitolo:
l-uomo-e-la-natura-il-muschio-arde-16.html
Dante l’eretico e altri gironi infernali in:
dante-l-eretico-sotto-l-velame-4.html
…Poi si rivolse per la strada lorda,
e non fé motto a noi, ma fé sembiante
d’uomo cui altra cura stringa e morda
che quella di colui che li è davante;
e noi movemmo i piedi inver’ la terra,
sicuri appresso le parole sante.
Dentro li ‘ntrammo senz’alcuna guerra;
e io, ch’avea di riguardar disio
la condizion che tal fortezza serra,
com’io dentro, l’occhio intorno invio:
e veggio ad ogne man grande campagna,
piena di duolo e di tormento rio.
Sì come ad Arli, ove Rodano stagna,
sì com’a Pola, presso Carnaro
ch’Italia chiude e suoi termini bagna,
fanno i sepulcri tutt’il loco varo,
così facevan quivi d’ogne parte,
salvo che ‘l modo v’era più amaro;
ché tra gli avelli fiamme erano sparte,
per le quali eran sì del tutto accesi,
che ferro più non chiede verun’arte.
Tutti li lor coperchi eran sospesi,
e fuor n’uscivan si duri lamenti,
che ben parean di miseri e d’offesi.
E io: ‘Maestro, quai son quelle genti
che, seppelite dentro da quell’arche,
si fan sentir coi sospiri dolenti?’
Ed elli a me: ‘Qui son li eresiarche
con lor seguaci, d’ogni setta, e molto
più che non credi son le tombe carche.
Simile qui con simile è sepolto,
e i monimenti son più e men caldi’.
E poi ch’a la man destra si fu vòlto,
passammo tra i martìri e li alti spaldi.
(Dante Alighieri, Inferno Canto IX, 102/133)