Da http://giulianolazzari.myblog.it
Aveva, come quella della tigre, la fronte a strie verdi e porpora.
Subito ne vedemmo le fauci e branchie rosse pendere proprio
sopra la schiuma rabbiosa, tingendo la nera profondità di bagliori
di sangue, mentre avanzava verso di noi con tutta la furia di un’
esistenza spirituale.
L’angelo mio amico s’arrampicò dal suo posto su nel mulino; io
rimasi solo; ed ecco quell’apparenza non c’era più, e mi ritrovai
sull’amena sponda d’un fiume, al chiaro di luna, ascoltando un
musico che cantava accompagnandosi con l’arpa su questo tema:
” L’uomo che non cambia mai parere è come l’acqua stagnante,
e alleva i rettili della mente”.
Poi m’alzai e andai in cerca del mulino, e vi trovai il mio Angelo,
che, sorpreso, mi domandò come avessi fatto a scamparla.
Risposi:” Tutto ciò che abbiamo visto è dovuto alla tua metafisica;
poiché mi trovai accanto a un fiume, al chiaro di luna, ed ascoltavo
un arpista. Ma ora che abbiamo visto la mia sorte eterna posso mostrarti
a mia volta la tua?”
Rise a questa proposta; ma d’un tratto io lo presi di forza nelle mie
braccia e volai verso occidente nella notte tanto che ci elevammo
sopra l’ombra della terra; allora mi lanciai dritto con lui dentro il
corpo del sole, dove mi vestii di bianco; poi, prese in mano le opere
di Swedenborg, tuffatomi da quel luogo glorioso, oltrepassati tutti
i pianeti, arrivammo a Saturno. Qui mi fermai a riposare, poi mi
lanciai nel vuoto tra Saturno e le stelle fisse.
‘Ecco’ dissi “qui è la tua sorte, in questo spazio, se spazio si può
chiamare”.
Presto vedemmo la stalla e la chiesa, e lo condussi all’altare e aprii
la Bibbia, ed ecco! era una buca fonda, dove discesi, spingendo
l’Angelo davanti a me. Presto vedemmo sette case di mattoni, e
in una entrammo: era piena di scimmie, babbuini ed altre bestie di
questa specie, incatenate per la cintola, che ghignavano e cercavano
di aggrapparsi l’una all’altra, trattenute però dalla cortezza della
catena. Vidi comunque che talvolta formavano gruppi più folti, e
il forte allora acchiappava il debole, e, non smettendo di ghignare,
prima ci si accoppiava e poi lo divorava, strappandogli prima un
arto e poi l’altro, fino a ridurne il corpo a un tronco impotente.
E, dopo averlo baciato con finta tenerezza, anche quel rimasuglio
divorava; e qua e là taluna ne vidi piluccarsi ghiotta la carne della
propria coda.
Ma l’orribile fetore c’infastidiva ormai troppo entrambi e rientrammo
nel mulino, e io recavo in mano lo scheletro di un corpo che quando
fummo nel mulino era l’Aanalitica di Aristotile.
Allora l’Angelo disse:” La tua fantasia m’ha imbrogliato, e dovresti
vergognartene”.
Risposi:” Ci siamo imbrogliati l’un l’altro, e non è che tempo sprecato
conversare con te le cui opere altro non sono che ANALITICHE”.
(William Blake)