MEMORABILE APPARIZIONE 2

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Aveva, come quella della tigre, la fronte a strie verdi e porpora.

Subito ne vedemmo le fauci e branchie rosse pendere proprio

sopra la schiuma rabbiosa, tingendo la nera profondità di bagliori

di sangue, mentre avanzava verso di noi con tutta la furia di un’

esistenza spirituale.

L’angelo mio amico s’arrampicò dal suo posto su nel mulino; io

rimasi solo; ed ecco quell’apparenza non c’era più, e mi ritrovai

sull’amena sponda d’un fiume, al chiaro di luna, ascoltando un

musico che cantava accompagnandosi con l’arpa su questo tema:

” L’uomo che non cambia mai parere è come l’acqua stagnante,

e alleva i rettili della mente”.

Poi m’alzai e andai in cerca del mulino, e vi trovai il mio Angelo,

che, sorpreso, mi domandò come avessi fatto a scamparla.

Risposi:” Tutto ciò che abbiamo visto è dovuto alla tua metafisica;

poiché mi trovai accanto a un fiume, al chiaro di luna, ed ascoltavo

un arpista. Ma ora che abbiamo visto la mia sorte eterna posso mostrarti

a mia volta la tua?”

Rise a questa proposta; ma d’un tratto io lo presi di forza nelle mie

braccia e volai verso occidente nella notte tanto che ci elevammo

sopra l’ombra della terra; allora mi lanciai dritto con lui dentro il

corpo del sole, dove mi vestii di bianco; poi, prese in mano le opere

di Swedenborg, tuffatomi da quel luogo glorioso, oltrepassati tutti

i pianeti, arrivammo a Saturno. Qui mi fermai a riposare, poi mi

lanciai nel vuoto tra Saturno e le stelle fisse.

‘Ecco’ dissi “qui è la tua sorte, in questo spazio, se spazio si può

chiamare”.

Presto vedemmo la stalla e la chiesa, e lo condussi all’altare e aprii

la Bibbia, ed ecco! era una buca fonda, dove discesi, spingendo

l’Angelo davanti a me. Presto vedemmo sette case di mattoni, e

in una entrammo: era piena di scimmie, babbuini ed altre bestie di

questa specie, incatenate per la cintola, che ghignavano e cercavano

di aggrapparsi l’una all’altra, trattenute però dalla cortezza della

catena. Vidi comunque che talvolta formavano gruppi più folti, e

il forte allora acchiappava il debole, e, non smettendo di ghignare,

prima ci si accoppiava e poi lo divorava, strappandogli prima un

arto e poi l’altro, fino a ridurne il corpo a un tronco impotente.

E, dopo averlo baciato con finta tenerezza, anche quel rimasuglio

divorava; e qua e là taluna ne vidi piluccarsi ghiotta la carne della

propria coda.

Ma l’orribile fetore c’infastidiva ormai troppo entrambi e rientrammo

nel mulino, e io recavo in mano lo scheletro di un corpo che quando

fummo nel mulino era l’Aanalitica di Aristotile.

Allora l’Angelo disse:” La tua fantasia m’ha imbrogliato, e dovresti

vergognartene”.

Risposi:” Ci siamo imbrogliati l’un l’altro, e non è che tempo sprecato

conversare con te le cui opere altro non sono che ANALITICHE”.

(William Blake)

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