ZAPATECUS, MESSICO giugno 1975

Precedente capitolo:

il-pioniere.html

Da http://giulianolazzari.myblog.it

http://pietroautier.myblog.it

http://lazzari.myblog.it

www.giulianolazzari.com

– Vuole sapere se sei sempre dell’idea di partecipare.

– Sì, certo, disse Jessup.

L’anziano brujo tornò alla sua cantilena.

Una delle donne portò fuori una grossa pignatta e l’appoggiò sulle pietre, direttamente

a contatto col fuoco. Jessup si sporse in avanti per vedere cosa contenesse.

Era per un quarto piena di poltiglia giallastra.

Il brujo spiegò trattarsi di teste di funghi bollite, los honguitos, che da due giorni ormai

erano state messe a fermentare, cioè da quando erano tornati sui campi sacri.

Ripigliò a cantinelare e cominciò ad avvolgere intorno all’estremità forcute della radice

quelli che sembravano eseere dei viticci.

Sollecitato da Jessup, Echeverria domandò al vecchio: ” Che tipo di esperienza incontrerà

il mio amico?”.

Senza smettere il suo lavoro il brujo rispose:” Farà ritorno alla sua Prima Anima”.

Echeverria tradusse la risposta, Jessup, che intanto controllava i nastri, sollevò di

colpo lo sguardo: ” Ha adoperato esattamente quella terminologia?”.

– Sì, disse Echeverria.

– E’ praticamente buddismo, mormorò Jessup, introducendo nel registratore il nastro

nuovo. Appena cominciò a girare, domandò a Echeverria di chiedere al vecchio: ” Che

aspetto ha la Prima Anima?”.

Echeverria tradusse.

Il vecchio brujo rispose.

Echeverria di nuovo tradusse.

– E’ roba NON-NATA.

Jessup fissò il volto del brujo: sembra avere terminato la preparazione della radice e

adesso guardava Jessup.

L’ultimo spicchio di sole era appena scomparso dietro le vette lontane, gettando nella

piccola valle un’improvvisa ombra profonda.

Jessup non riusciva a distinguere i lineamenti del vecchio, anche se stava appena a

due metri da lui, però ne vedeva gli occhi che rilucevano come quelli di un felino.

Il brujo gli rivolse un discorso insolitamente lungo, sei frasi in spagnolo, e alla

conclusione di ciascuna attese che Echeverria traducesse.

– Starai male, disse il vecchio.

– Poi sarai lanciato nel vuoto.

– Vedrai un punto.

– Il punto diventerà una scia.

– E’ la FESSURA TRA IL NULLA.

– Da questo NULLA uscirà la tua ANIMA  NON-NATA.

Jessup annuì. Incredibile. Neanche stesse parlando con un lama tibetano.

(Paddy Chayefsky, Stati di allucinazione)

….siti consigliati…

www.inah.gob.mx

www.proceso.com.mx

www.bradshawfoundation.com

2.jpg

ZAPATECUS, MESSICO giugno 1975

Precedente capitolo:

dal-43-d-c.html

Da http://giulianolazzari.myblog.it

http://pietroautier.myblog.it

http://lazzari.myblog.it

www.giulianolazzari.com

Gli Hinchi, spiegò a Echeverria e a Jessup, conservavano poco dell’originaria religione

animistica, nient’altro ormai che un superficiale rispetto per Quetzalcoatl, il dio serpente

piumato. Chissà come, avevano sviluppato un proprio codice religioso basato sulle

forze spirituali e vivificatrici.

Jessup ci trovò una curiosa analogia con le filosofie orientali.

La tribù intanto riempiva grossi sacchi di funghi, freshe foglie, petali, baccelli e bianchi

tuberi, e lo faceva attraversando lentamente il sacro altopiano alla maniera dei raccoglitori

di cotone, talvolta inginocchiandosi per liberare con le mani le radici.

Jessup se ne stava in disparte tenendo pronto il registratore portatile mentre Echeverria,

che era un botanico, spiegava come le piante raccolte fossero sinicuiche ovvero Hema

salicifolia, mentre i funghi erano quasi certamente Amanita muscaria, ‘ potentemente

psichedelici e alquanto pericolosi in quanto contenenti taluni alcaloidi della

belladonna, antropina, scopolamina.

La sinicuiche è una pianta tenuta in alta considerazione presso parecchie tribù indie.

Ho avuto modo di incontrarla in luoghi tanto settentrionali quanto Chihuahua.

A te dovrebbe interessare particolarmente.

Gli indi sostengono che provoca ricordi antichi.

La chiamano Primo Fiore’.

– Primo nel senso primordiale?

Sì, nel senso più antico.

– Mi piacerebbe provarla, disse Jessup.

– Credi che mi accoglierebbero nei loro riti?

– Mi pare gente socievole, osservò Echeverria.

Il 12 luglio fecero tutti ritorno nel territorio della tribù che era in una valle.

Quasi tutti si lanciarono in una tesguinada, una festa di due giorni a base di birra di

mais nel corso della quale alcune donne prscelte macinavano le varie radici, germogli,

petali, foglie.

Le polveri che ricavavano e anche i funghi spezzettati venivano fatti macerare per un

anno in zucche svuotate e poi ben chiuse. Vennero quindi portate fuori le zucche dell’anno

precedente e iniziarono i preparativi per il rito del fumo.

Soltanto cinque uomini, los escogidos, vi prendevano parte.

Uno di essi era ovviamente il vecchio brujo.

La cerimonia ebbe luogo davanti alla casa, una sorta di baracca dotata di una traballante

verenda sorretta da un paio di pali marcescenti.

Accesero un fuoco accucciandovisi intorno.

Il focolare era costituito da tre grosse pietre.

Il brujo uscì dalla baracca portando un sacco, che svuotò lentamente.

Estrasse per prima cosa un coltello da caccia lungo più di venti centimetri: riluceva

bluastro nella luce del tardo pomeriggio. Poi tirò fuori un sacchetto di cuio marrone,

poi ancora un vecchissimo astuccio anch’esso di cuio, da cui tolse la pipa cerimoniale:

un gambo scuro, rossastro e lungo una ventina di centimetri con all’estremità un fornello

annerito. Dispose questi oggetti in ordine su una coperta, poi si chinò nelle quattro

direzioni, cantilenando piano. Mise la mano nel sacco e ne estrasse un mazzo di biache

radici legate insieme: ne scelse una e con un coltello la tagliò.

(Paddy Chayefsky, Stati di allucinazione)

siti consigliati……

www.gobiernodigital.inah.gob.mx

http://moana.cultura-inah.gob.mx

www.arts-history.mx

artwork_images_1050_24493_gerardo-suter.jpg