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Sai quando dormi e sogni in una casa che brucia, oppure inseguito
da un assassino che sta per agguantarti.
La tua angoscia è reale, il tuo terrore è reale: soffri, mugoli, scalci.
Ma poi ti svegli, e t’accorgi di giacere nel tuo letto, fra le tue cose,
al sicuro: la casa non brucia, l’assassino non t’insegue, esisteva tutto
nella fantasia e di essa non ti rimane che un po’ di sudore sopra il
viso.
Il passaggio da un paese in guerra a un paese senza guerra è così.
Lasciai Saigon e finché voli sopra le nubi continui a vedere cadaveri,
carri armati, fiamme, tragedie: ma quando l’aereo s’ abbassa su Roma
o Parigi o New York, rientri nel tuo paesaggio, ti sembra d’aver sognato.
Dove sono i cadaveri, i carri armati, le fiamme?
In nessun luogo: esistevano solo nella tua fantasia.
E questo zaino allora?
Questo elmetto che il doganiere sta esaminando con le valigie?
Niente, è il sudore rimasto sul tuo viso: presto asciugherà insieme
alle buone intenzioni, alla buona coscienza.
Dev’esser per questo sai, che la gente accetta la guerra.
Da lontano, la gente non ci crede: non si rende conto che esista.
E comunque ciò accade con me, quando me ne allontanai.
Per qualche tempo non ci credetti più non mi resi conto che
esistesse.
(O. Fallaci, Niente e così sia, Rizzoli)