NUVOLE (4)

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Per quello che ci riguarda limiteremo il nostro interesse, come il celebre

Luke Howard, ad un solo aspetto dell’evoluzione ….della metereologia

quale specchio del sapere gnostico e non solo: la nefologia, ovvero lo

studio delle nuvole. 

La pima fase importante della nefologia occidentale ebbe inizio con 

Talete di Mileto, filosofo presocratico e uno dei ‘sette sapienti’, e si

concluse a metà del XVII secolo nel momento in cui il francese Descartes

liberò la fisica dai lacci di un aristotelismo ormai sterile. Da quel

momento essa si sviluppò in modo discontinuo, sulla scia della 

scoperta delle leggi fondamentali della fisica.

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Lo stesso Howard prese interesse agli aspetti poco noti della storia 

della nefologia, e quanto mi accingo a esporre doveva essergli in gran

parte familiare, anche se solo in una fase relativamente tardiva della 

sua carriera scientifica – una fase in cui la lettura e i contatti epistolari

sostituirono in larga misura la ricerca meteorologica originale.

L’evoluzione della nefologia lo appassionò tanto da dedicarle gran 

parte del tempo trascorso nel suo studio, le cui pareti erano tappezzate

di vecchi volumi di argomento meteorologico. 

Lì lesse di Talete (625-545 a.C.), del quale si suole dire che sia stato il 

primo ‘scienziato’ dell’Occidente. Talete si interessò soprattutto di 

matematica e astronomia e acquisì grande fama dalla riuscita dell’eclissi

solare del 585 a.C., ma fu anche notevole meteorologo ante litteram. 

Al pari dei cinesi egli nutriva un rispetto quasi mistico per l’acqua in

quanto fonte e sostegno della vita sulla terra. Quel rispetto, insieme alla

tradizione omerica che il mondo galleggiasse su un oceano cosmico, lo

indussero a immaginare un universo basato sull’acqua, nutrito e 

plasmato dalle sue proprietà vivificanti. 

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Le sue idee circa la mobilità di quel ‘principio materiale’ che si alzava e

ricadeva ciclicamente tra cielo e terra, comprendevano quella che 

possiamo considerare una delle più antiche e soddisfacenti descrizioni 

del ciclo dell’acqua, anche se sembra improbabile che Talete abbia

intuito i principi dell’evaporazione, della condensazione e della 

formazione delle nubi. Tuttavia, sostenendo che nella natura tutto

derivi dalla modificazione dell’acqua il pensatore milesio espresse una

verità fondamentale sull’esistenza umana: cioè che gli uomini vivono

non tanto sulla terraferma quanto sul fondo di quella sorta di oceano

che è l’atmosfera. E anche se sostenne che l’aria fosse una delle 

metamorfosi del principio cosmico umido, l’importanza che attribuì 

allo studio dello strato che ci sovrasta fu il primo vero passo verso

la nascita di un’immaginazione meteorologica. 

La meteorologia come branca del sapere autonoma e definita,

avente per oggetto l’atmosfera e tutto quello che contiene, era  

stata ufficialmente presentata al pensiero occidentale. La fama di 

sapiente procurò presto a Talete degli allievi, il più celebre dei

quali fu Anassimandro, anch’egli milesio. Questi compose uno

dei più antichi trattati scientifici, nel quale fu il primo a suggerire

che i tuoni fossero causati dallo sfregamento delle nubi le une 

contro le altre, e a parlare del vento come di un ‘movimento dell’aria’.

Sebbene le sue ipotesi meteorologiche fossero subordinate alla

sua dottrina sull’origine infinita e indefinita della materia, si tratta

pur sempre di acute intuizioni circa specifici fenomeni naturali, con

un intrinsico valore intellettuale. L’idea che le masse d’aria potessero

essere spostate, avvicinate e allontanate reciprocamente da forze

sconosciute è una ricostruzione abbastanza felice, anche se parziale

e sommaria, dell’origine del vento, dei moti convettivi verso l’alto

o il basso indotti dall’aumento e dalla diminuzione della temperatura

del suolo fino alle grandi correnti atmosferiche, dalle zone ad alta

pressione a quelle a bassa pressione.

(R. Hamblyn)

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