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Il clima che cambia (5) & Intermezzo venatorio
Che lasci i morti giacere & Tredicesima lettera
Foto del blog:
La tempestosa nuvola del XX secolo (1) & (2) &
Da:
La notte avevi fatto quel sogno.
Un gabbiano (e un lupo) volava nell’alba ed era un gabbiano
bellissimo con le penne d’argento.
Volava solo e deciso sulla città che dormiva, e sembrava il
cielo gli appartenesse quanto l’idea della vita.
D’un tratto aveva virato in discesa per tuffarsi a picco nel
mare, aveva bucato il mare sollevando una fontana di luce,
e la città s’era svegliata, piena di gioia perché da molto tem-
po non vedeva una luce.
Nello stesso momento le colline s’erano accese di fuochi, dal-
le finestre la gente aveva gridato la buona notizia, a migliaia
erano scesi nelle piazze a far festa, inneggiare alla libertà ri-
trovata: “Il gabbiano! Ha vinto il gabbiano!”.
Ma tu lo sapevi che sbagliavano tutti, che il gabbiano aveva
perduto.
Dopo il tuffo miriadi lo avevano aggredito per morderlo agli
occhi, strappargli le ali, era esplosa una lotta tremenda che e-
scludeva ogni via di salvezza.
Invano egli si difendeva con abilità e con coraggio, beccando
all’impazzata, rovesciandosi in salti che spruzzavano immensi
ventagli di spuma e spingevano ondate fino agli scogli: i pesci
erano troppi, e lui troppo solo.
Le ali lacerate, il corpo inciso di tagli, la testa straziata, perde-
va sempre più sangue, lottava sempre più debolmente, e alla
fine, con un grido di dolore, s’era inabissato insieme alla luce.
Sulle colline i fuochi s’erano spenti, la città era tornata a dormi-
re, nel buio, come se nulla fosse successo.
(O. Fallaci, Un uomo)