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Streghe, eretici, roghi e funerali in:
…Quando finalmente, nel novembre 1946, partì alla volta degli Stati Uniti, chiamatovi per
esibirsi anzitutto assieme a Duke Ellington, si mise in viaggio, com’era suo costume, all’
improvviso, senza neppure una piccola valigia, e persino senza chitarra.
I fabbricanti di strumenti americani, così pensava, si sarebbero contesi l’onore di
regalargliene una.
Si illudeva.
Quando esordì in un teatro di Cleveland, ebbe persino l’amara sorprese di scoprire che
in cartellone non c’era neppure il suo nome, solo quello di Ellington: qualcuno poi
spiegherà che l’impresario, informato di certe sue abitudini, non aveva voluto rischiare
annunciando una vedette che avrebbe anche potuto non presentarsi. Tuttavia Django
comparve puntualmente e seguì l’orchestra ellingtoniana a Chicago e in altre città, per
giungere infine alla Carnegie Hall di New York, dove si esibì il 19 e 20 novembre.
Il secondo giorno, ad ogni modo, non arrivò in teatro prima delle undici di sera,
quando già Ellington aveva annunziato con rammarico che il chitarrista non si era
ancora visto e che si sarebbe quindi dovuto far senza di lui.
Fu applaudito con calore, ma non persuase affatto i critici, che non nascosero la
delusione.
Qualcuno di loro avanzò l’ipotesi che Django non si fosse ancora abituato alla
chitarra elettrica da lui adottata di recente.
Le cose non migliorarono di molto quando poté prodursi per un paio di settimane al
Café Society Uptown: quando quella scrittura fu terminata, nessuno si fece avanti
per proporne un’altra, come si sperava, così che il chitarrista, deluso, dovette risolversi
a tornare in Francia. Quando reincontrò gli amici, dichiarò che la cosa migliore che
avesse ascoltato in America era la voce di Frank Sinatra.
Non la raccontava giusta.
Aveva sentito anche il nuovo bop e ne era rimasto affascinato e sconcertato a un tempo.
Anche se non lo ammise mai, dovette avvertire che il nuovo jazz lo aveva messo in
crisi. Certo è che dopo di allora la sua attività divenne più intermittente e che solo
raramente si poté ritrovare nella sua musica l’entusiasmo, il fuoco di un tempo.
Ci furono varie riunioni con Grappelli, con cui fu ricostituito per diverse occasioni
il quintetto a corde, e ci furono altre scritture importanti in locali parigini e poi
altrove, e anche in Germania e in Italia, i paesi ex nemici, e quindi ancora in Inghilterra.
(A.Polillo, Jazz)