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Innanzi tutto, dunque, gli avversari
dicono che la giustizia è violata e
che l’immoto è mosso, se estendiamo
il diritto non solo al genere razionale
ma anche a quello irrazionale:
perché così non riteniamo legati
da parentela soltanto gli
uomini e gli dei, ma abbiamo
familiarità anche con le altre
bestie, le quali non hanno
nessun legame di parentela
con noi, e, servendoci di
alcune per i lavori, di altre
per il nutrimento, non le
consideriamo estranee e
indegne della nostra
comunità come di una
cittadinanza.
Chi infatti usa le bestie come se fossero uomini, risparmiandole e non offendendole,
attribuendo così alla giustizia una funzione che essa non può avere, non soltanto
ne distrugge la forza, ma rovina anche quel che è a noi proprio con l’introduzione
di quel che ci è estraneo.
‘Poiché ci capita o che siamo necessariamente ingiusti se non risparmiamo le bestie
o che viviamo una vita impossibile e impraticabile se non ci serviamo di esse, e in
un certo senso vivremo una vita di bestie se rinunziamo all’uso delle bestie.
Tralascio le multitudini incalcolabili dei Nomadi e dei Trogloditi, i quali come
alimento conoscono la carne e nient’altro: ma anche a noi che crediamo di vivere in
maniera civile ed umana quale occupazione rimane sulla terra, quale sul mare, qual
arte produttiva, quale raffinatezza se assumiamo nei riguardi degli animali un
atteggiamento inoffensivo come se fossero della nostra stessa razza e se ci comportiamo
con prudenza nei loro confronti?
Non c’è alcun bisogno di dirlo.
Noi non abbiamo altro aiuto né altro rimedio per questo dilemma che ci priva e della
vita o della giustizia se non conserviamo quest’antica legge e norma, per la quale,
secondo Esiodo, Zeus, distinguendo le specie naturali e dando a ciascuna un suo
specifico dominio, diede ‘ai pesci, alle bestie, agli uccelli alati di divorarsi l’un l’altro,
perché fra essi non c’è giustizia, ma agli uomini diede la giustizia’ ..fra loro.
E nei confronti di coloro ai quali non è possibile praticare la giustizia nei nostri
riguardi neppure a noi capita di essere ingiusti. Sicché coloro i quali hanno respinto
questo argomento non hanno lasciato alla giustizia altra strada né larga né stretta in cui
essa possa infilarsi’.
Come infatti abbiamo già osservato, poiché la nostra natura non è sufficiente a se stessa
ma ha bisogno di molte cose, se la si tiene lontano dall’aiuto derivato dagli animali,
ciò significa distruggerla completamente e ridurla ad una vita senza risorse, priva
di strumenti e sfornita del necessario. Dicono che i primi uomini non vivessero una
vita felice: poiché la superstizione non si ferma agli animali ma usa violenza anche
alle piante. Infatti, chi scanna un bue o una pecora qual ingiustizia maggiore compie
di colui che taglia un ulivo o una quercia, se anche in questi è insita un’anima,
secondo la metensomatosi?
Questi dunque, sono i principali argomenti degli Stoici e dei Peripatetici.
(Porfirio, Astinenza dagli animali)