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Che dio si è curato solo degli Ebrei, ma che, nella sua preoccupazione
per tutti i popoli, mentre non ha donato a quelli niente di particolarmente
importante, ha dispensato a noi beni molto più grandi e notevoli si può
osservare da quanto segue.
Anche gli Egizi che contano presso di loro i nomi di non pochi saggi,
possono dire di avere avuto molti successori di Ermes; intendo riferirmi
a quell’Ermes che andò in Egitto per la terza volta; i Caldei e gli Assiri
possono parlare dei successori di Oannes e di Belo, i Greci degli innumerevoli
eredi di Chirone. Per questo tutti furono naturalmente portati ai misteri
e alla speculazione teologica, mentre gli Ebrei sembrano esaltarla come
loro esclusiva caratteristica.
Ma vi ha forse concesso principio di scienza o dottrina filosofica?
E quale?
La scienza dei fenomeni è stata perfezionata dai Greci, anche se le
prime osservazioni sono avvenute presso i barbari a Babilonia.
Gli studi di geometria, preso l’avvio dalla misurazione del terreno praticata
in Egitto, hanno raggiunto l’attuale alto grado di sviluppo; l’aritmetica,
sorta tra i mercanti fenici, ha acquistato presso i Greci caratteristica di
scienza. Ed i Greci con l’aiuto della musica che si accompagna ai
numeri hanno fuso queste tre scienze in una sola, perché hanno
connesso l’astronomia con la geometria ed hanno collegato ad entrambe
l’aritmetica, e, individuato il principio di armonia che sta nei numeri,
su questo fondamento hanno definito le regole della loro musica, grazie
alla scoperta di una consonanza perfetta o quasi tra la percezione dell’
udito e i rapporti che regolano l’armonia.
Devo dunque riferirmi in scrupolosa rassegna anche agli stili di vita?
O agli uomini come Platone, Socrate, Aristide, Cimone, Talete, Licurgo,
Agesilao, Archidamo, o piuttosto alle categorie dei filosofi, degli strateghi,
degli artigiani, dei legislatori?
(Giuliano Imperatore)