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Da Mentre……
La ragazza è in piedi accanto al letto che le fa vento.
Quando entriamo lei volta la testa e ci guarda.
Sono dieci giorni che è morta. Sarà perché è stata parte
di Anse per tanto tempo che non può neanche fare quel
cambiamento, se cambiamento è.
Mi ricordo quando ero giovane credevo che la morte fos-
se un fenomeno del corpo; ora so che è soltanto una fun-
zione della mente – della mente, dico, di chi subisce il lut-
to.
I nichilisti dicono che è la fine; i fondamentalisti, il prin-
cipio; mentre in realtà non è altro che un affittuario o una
famiglia che se ne va da un appartamento o da una città.
Ci guarda.
Soltanto gli occhi sembrano muoversi.
E’ come se ci toccassero, non con la vista o il senso, ma
come si tocca il getto di una canna, il getto nell’istante del-
l’impatto, dissociato dal boccaglio come se non ci fosse mai
passato.
Anse non lo guarda per niente.
Guarda me, e poi il bambino.
Sotto la trapunta, non è altro che una fascina di stecchi
marci.
– Be’, signora Addie,
dico.
– La ragazza non smette di far vento.
– Come sta, sorella?
dico.
La testa giace sparuta sul guanciale, a guardare il ragazzo.
– Bel momento, ha scelto per farmi venire quassù a scatena-
re una tempesta……
(prosegue in: Vardaman)
(W. Faulkner, Mentre morivo; Foto di Eudora Welty)