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L’eretico Dante…e altre pagine di storia velata in..
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…E da lì riparte il ragazzo, divenuto poeta.
E vola sopra la sua terra sulle ali appena spuntate, tanto ampie da
farlo planare in ampi cerchi tra le vette insieme alle aquile, solo, nell’
immobilità trasparente.
Vorticando attorno ai coni delle montagne, aguzzando la vista sui
picchi e i promontori, arricchendosi dei segni d’esortazione levigati
dal vento della roccia eterna.
Per poi innalzarsi, visionario, sopra valli dove i fiumi visti dall’alto
scivolano lentamente sul paesaggio; e le fattorie appaiono allo
sguardo dell’aquila.
Zolle, dossi coperti d’erba su cui il vento passa accarezzando i
fili in cerca di qualcosa che possa recepire un messaggio. E in
quei covi sotto l’erba vive la tua gente. Come nelle tane o nei
nidi delle pulcinelle di mare.
E fatica notte e giorno a falciare i fili d’erba sulle zolle, per nutrire
quelle pecore testarde che saltellano sui monti e nelle distese
immemori fino al momento di riporre la falce e inseguirle per
radunalrle finché non scorrono come latte montano per i pendii,
in autunno, in una sinfonia di belati, latrati, mormorii di ruscelli
e grida acute, e tonfi di zoccoli sul muschio e scalpiccio di cavalli
sulla pietra, e rombo di galoppo nei campi; sbuffi e nitriti; forse il
gemito del vento; finché le canzoni conviviali si fondono con le voci
dei bambini e delle donne nel recinto ai piedi della montagna, e le
pecore cambiano voce quando la loro libertà svanisce nel mondo
degli uomini.
E l’uomo torna alla sua capanna.
La tua nazione, la tua gente.
Secoli dopo secoli.
La tua stirpe seppellita nella terra, che si stringe sotto le tempeste
di neve invernali, in cerca di un riparo dagli elementi nei suoi rifugi
sotterranei….
(Thor Vilhjalmsson, Il muschio grigio arde)