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Il 17 settembre 1917 Costantini da ciclista porta-ordini diventò portalettere definito
‘un posto da imboscati’ con sede a Digonera. Qui incontrò un mito per tanti giovani,
il ten col. Peppino Garibaldi.
Con l’arrivo della neve la bicicletta fu appesa al chiodo.
Ritornò la tristezza e il timore di perdere il nuovo servizio.
Per fortuna i compagni lo stimavano e assieme percorrevano otto volte al giorno
la strada tra Digonera e Caprile per prendere la posta militare. Lungo la strada si
fermava da Maria, ‘una bella e simpatica ragazza’. ‘Con lei mio Dio, come sono
felice. Ho il morale alle stelle’.
L’inverno 1916-17 è ricordato per nevicate e valanghe.
Le feste di Natale portarono una seconda licenza.
Enrico arrivò a Osimo Stazione alle 2,00 di notte. Non trovò corriera, ma la strada
bianca di neve. Dopo sette faticosi chilometri, finalmente a casa alle 4,00.
Festa per tutti.
Nei giorni seguenti qualche sbronza con gli amici.
Il 21 gennaio 1917, dopo 19 mesi di guerra, si festeggiò la conquista del monte Sief.
Continuavano le nevicate.
Le valanghe trascinarono a valle baracche, alberi, rifugi, siepi di reticolati, cannoni
e soldati. Tra loro, sempre più stanchi, si diffuse la sfiducia, dubbi e sospetti.
All’inizio tutti erano convinti di una guerra breve, avventurosa e facile.
Ma Enrico non temeva la propaganda disfattista. Rimase persuaso della necessità
di questa quarta guerra d’indipendenza per fare più grande l’Italia.
Il 28 giugno la brigata Torino fu trasferita sul fronte dell’Isonzo.
Costantini rimase a Digonera passando alla brigata Alpi per continuare il servizio
di portalettere.
Il 30 ottobre arrivò la notizia della batosta di Caporetto. Il morale dei soldati a brandelli.
Il 2 novembre la brigata Alpi abbandonò le posizioni dolomitiche per raggiungere il
nuovo fronte del Piave-Monte Grappa.
Enrico salutò Maria.
Fu uno strazio per entrambi.
Prima di partire con tre compagni si rifornì nel magazzino. Sulla riva destra del Piave
si scavarono trincee giorno e notte. S’avvertiva uno spirito nuovo. Ora si combatteva
per difendersi, non per conquistare.
(E. Costantini, Dalle Dolomiti a Bligny)