IL GIORNO DELL’INCORONAZIONE

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Stavo seduto su una panchina lungo il Tamigi, guardando i

riflessi di luce sull’acqua.

Era quasi mezzanotte e davanti a me sciamavano allegri uomini e

donne delle classi alte, che tornavano a casa evitando le strade più

pericolose.

Nella panchina vicino alla mia sedevano due pezzenti, un uomo e 

una donna, che ciondolavano la testa e sonnecchiavano.

La donna sedeva con le braccia incrociate strette sul petto e il corpo

in costante movimento : ora si piegava in avanti finché sembrava che 

perdesse l’equilibrio e cadesse a terra, ora si inclinava verso sinistra 

finché la sua testa non incontrava la spalla dell’uomo, e ora verso 

destra, finché la tensione non la svegliava e lei si rimetteva dritta.

Poi ricominciava a piegarsi in avanti, e il ciclo si ripeteva finchè la

donna non si svegliava di nuovo.

Spesso ragazzini e giovani si fermavano per andare dietro la panchina

e lanciare urla spaventose e improvvise.

L’uomo e la donna allora si svegliavano di soprassalto, e le loro 

espressioni sofferenti e spaventate facevano ridere i passanti.

Questo era ciò che colpiva, la mancanza di compassione che tutti

dimostravano. 

E’ un’immagine stereotipata quella del barbone su una panchina, 

del poveraccio di cui ci si può burlare perché è innocuo.

Mentro ero lì saranno passate cinquantamila persone davanti a 

quella panchina, e nessuna, in quel giorno di festa, si è sentita 

abbastanza toccata da dire : “Eccoti sei pence, vai a cercarti un letto”.

Le donne, soprattutto quelle giovani, facevano osservazioni spiritose

sulla barbona che ciondolava la testa, e i loro compagni ridevano.

(J. London, Il popolo degli abissi, Robin ed.)

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IL GIORNO DELL’INCORONAZIONEultima modifica: 2011-06-15T04:00:00+02:00da giuliano106
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