Prosegue in:
la Gelosia (prima lettera ai prigionieri)
(Dedicato a tutti i falsari della democrazia…):
PD: in senato proposta per bloccare la democrazia……
Alla fine del 1945, quasi due mesi dopo l’arresto di VM, il
caso van Meegeren esplose e dilagò sulle colonne della
stampa.
Sin dall’inizio si levarono polemiche furibonde, e VM ven-
ne dipinto come un laido collaborazionista che aveva in-
trattenuto rapporti d’affari con Herman Goering.
L’infamante accusa di nazismo prese piede: qualcuno
scrisse che VM non avrebbe potuto mantenere l’altissi-
mo tenore di vita che aveva ostentato durante la guer-
ra se non fosse stato compromesso con il nemico.
Enorme pubblicità venne accordata al ritrovamento
(nella tana di Hitler) di un libro di disegni dello stesso
VM, regolarmente in vendita nelle librerie, che recava
la sua firma e la dedica: ‘all’amato Fuhrer coi miei rico-
noscenti omaggi’.
Purtroppo per i giornali scandalistici, venne provato che
VM aveva opposto solo la sua firma sul volume: poi il li-
bro era stato acquistato da un fervente nazista che aveva
aggiunto la sua calorosa dedica al Fuhrer.
Dopodiché venne riesumato dall’oblio l’innocuo viaggio
a Berlino che nel 1936 VM e Jo avevano intrapreso allo
scopo tutt’altro che subdolo di assistere alle Olimpiadi.
Nessuno si degnò di prendere in considerazione un fatto
elementare:
se VM fosse stato davvero un nazista, non si sarebbe certo
sognato di appioppare un falso Vermeer al Maresciallo del
Reich.
Comunque, la clamorosa i imprevedibile confessione del
falsario pose fine a queste speculazioni astratte e deflagrò
come una bomba.
Il ‘Cristo a Emmaus’, il capolavoro assoluto di Veermer,
era opera del nazista VM?
Si trattava di una notizia-choc.
Per settimane i più importanti quotidiani nazionali non
parlarono d’altro. Molti commentatori arrivarono addi-
rittura a chiedersi se VM non fosse per caso l’autore di
‘tutti’ i Vermeer esistenti al mondo – se non fosse lui, in
un certo senso, il misterioso Jan Vermeer di Deft.
L’incredibile tesi conobbe in breve tempo una vasta dif-
fusione, regalando al falsario lunghe settimane di orgo-
gliosa felicità.
Non ci pare esagerato affermare che VM gongolava di
gioia, assistendo allo stupefacente spettacolo di un intero
paese che lo credeva veramente la reincarnazione di Ver-
meer e che si appassionava con morboso entusiasmo alla
sua vicenda.
Alla fine, a ogni modo, l’opinione pubblica olandese si
divise in due: chi riteneva VM un delinquente e un ciar-
latano, chi pensava che fosse un genio o un eroe.
Dal canto suo VM, una volta presa la decisione di con-
fessare al mondo le sue gesta, non aveva nessuna inten-
zione di fermarsi al primo punto dell’elenco.
Ammettere di essere l’autore del solo ‘Cristo e l’adultera’,
anche se la confessione avrebbe potuto essere sufficiente
a tirarlo fuori dai guai, non gli bastava più.
Certo avrebbe reso la sua versione dei fatti molto più cre-
dibile, accettabile e facile da confermare, e inoltre lo avreb-
be messo persino in buona luce, rendendolo protagonista
di un’azione patriottica fra le più nobili – rifilare un falso
a un odiato caporione nazista.
Ma non era la verità -o, almeno, non era tutta la verità.
E VM, adesso, per la prima volta in vita sua, non era più
disposto a mentire, anche se questo avrebbe potuto faci-
litargli l’esistenza e dire la verità, invece, produrre con-
seguenze addirittura funeste.
VM, però, bramava la gloria.
Così disse che era stato lui a dipingere il Vermeer espo-
sto al Boymans Museum di Rotterdam, il Vermeer della
collezione van Beuningen e persino il Vermeer comprato
dallo stato olandese in seguito al parere di un prestigio-
so comitato scientifico.
(L. Guarnieri, La doppia vita di Vermeer)