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Quella che si chiama una ‘lettura’ (serie e colta non per
ubriachi da sabato sera…), cioè un pubblico tratteni-
mento in teatro, fu sperimentata per la prima volta da
Charles Dickens, mi pare.
Portò questa iniziativa culturale con sé e la rese assai
popolare in America (là dove la cultura e la lettura so-
no amate…), tanto che i teatri erano pieni dovunque,
e in una sola stagione guadagnò 200.000 $.
Ci provai anch’io e .. fu una cosa terribile.
Almeno agli inizi.
Avevo scelto le mie letture abbastanza bene ma non
me le ero studiate…immaginavo che sarebbe bastato
fare come faceva Dickens: salire sul podio e leggere il
libro. Feci così e combinai un pasticcio.
Le cose scritte non sono adatte ad essere dette; hanno
forma letteraria; sono rigide, dure, e non si presenta-
no bene ad esser tradotte in voce, specie quando il lo-
ro scopo è solo quello di divertire, non di ammaestra-
re; bisogna piegarle, articolarle, dar loro le forme che
ha il discorso, improvvisato, altrimenti il pubblico
anche se non è del tutto ubriaco si annoierà, anziché
divertirsi.
Dopo una settimana di esperienza col libro avanti lo
misi da parte e non lo portai più sul podio; ma intan-
to avevo mandato a memoria quei brani e nel pronun-
ciarli si trasformavano là per là in duttile eloquio, per-
dendo per sempre l’ingombro della forma troppo rigi-
da e solenne.
Uno dei brani di cui mi servivo faceva parte di un biz-
zarro capitolo in dialetto di ‘Vita Dura’ che intitolai:
‘Il vecchio caprone di suo nonno’.
Dopo che l’ebbi mandato a memoria, sul podio comin-
ciò a subire variazioni, e una sera dopo l’altra continuò
a modificarsi e a migliorare, sinché, dopo il timore che
avevo avuto quando cominciai a servermine di fronte
al pubblico, non finì col darmi gusto e piacere.
Al termine della stagione non sapevo quali e quante al-
terazioni aveva subito; né lo seppi prima di dieci o un-
dici anni più tardi, quando una sera, in un salotto di
New York, presi il libro per leggere quel capitolo a una
dozzina di amici e amiche che me ne avevano richiesto.
‘Non si lasciava leggere’: non si lasciava leggere, cioè,
a viva voce. Mi arrangolai per cinque minuti e quindi
mi arresi e dissi che avrei narrato il racconto come me-
glio potevo, a memoria.
Accadde che la mia memoria si dimostrò all’altezza;
riprodusse abbastanza fedelmente la forma che il rac-
conto aveva avuto sul podio, pur dopo quel lungo in-
tervallo…..
(Prosegue…..)