E’ un sistema ben congegnato.
Lo hanno creato senza fretta, in decine d’anni.
Lo hanno creato uomini ben pasciuti, ben equipaggiati,
che sanno che pensare. Nei giorni dispari la scorta di
Kinesma deve accogliere alle17.00 alla Stazione Nord di
Mosca i convogli dei cellulari provenienti dalle prigioni di
Butyrki, di Presnja, di Taganka. Nei giorni pari la scorta di
Ivanovo deve giungere alle sei del mattino alla stazione, far
scendere e tenere in custodia chi cambia treno diretto a Nerechta,
Bezeck, Bologoe. Tutto questo avviene accanto a voi, gomito a
gomito, ma voi non lo vedete (potete anche chiudere gli occhi).
Nelle grandi stazioni il carico e lo scarico dei sudicioni lontano
dalle pensiline dei passeggeri, li vedono solo i ferrovieri.
Anche nelle stazioni più piccole viene prescelto un remoto vicolo
fra due depositi, il cellulare vi giunge a marcia indietro, il
predellino poggiato contro la scaletta del carro-detenuti.
Il detenuto non ha il tempo di voltarsi a guardare la stazione,
voi, il treno, riesce solo a scorgere i gradini, mentre i soldati
di scorta allineati lungo lo stretto passaggio fra cellulare e
cellulare ringhiano, incitano: – Presto! Presto! Dai!…
E, magari, agitano le baionette.
Voi che vi affrettate lungo i binari con bambini, valigie e borse,
non avete il tempo di osservare come mai hanno attaccato un
secondo bagagliaio al treno. Non vi è scritto nulla, assomiglia
molto a un carro-bagagli : le stesse sbarre trasversali, la stessa
oscurità dietro a queste.
Tuttavia, chissà perché, vi viaggiano soldati della patria, e alle
fermate un paio di essi, fischiettando , camminano ai due lati,
sbirciano sotto il vagone.
Il treno si muoverà e cento destini di detenuti pigiati lì dentro,
cento cuori tormentati sfrecceranno lungo le stesse serpeggianti
rotaie, dietro allo stesso fumacchio, lungo, gli stessi campi, pali
e pagliai, forse qualche secondo avanti a voi, ma di là dai vetri
del vostro sportello rimarrà nell’aria meno traccia del dolore
balenato di quanto ne lascino le dita sull’acqua.
(A. Solzenicyn, Arcipelago Gulag)