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Come l’artista scavo la pietra,
animo la scultura della mia illusione
scolpita nel principio di una diversa
passione.
La pietra è più dura di ogni cuore
che incontra la mia penna,
la dura pena per ogni tortura
ombra del loro Dio.
Perché raccontano
che è la più bella visione,
Madonna che aspetta la sua offerta,
con il bambino gravido e senza rancore. (12, 1)
Era la nostra Dèa nel principio,
prima del libro del profeta,
le hanno rubato il sorriso,
acqua di torrente che sgorga
nella mente.
Mentre Cibele semina il campo
del mio paradiso,
dove coltivo con solo il sorriso,
il frutto proibito tributo
per un nero aguzzino.
Cui debbo anche il dolce vino,
dona l’ebrezza e la comprensione,
una penna che incide la dura pietra
divenuta passione.
Rito nuovo come sangue che sgorga
da una ferita della nuda terra. (12, 2)
Scavo nella memoria,
scavo nella zolla,
scrivo con l’aratro il sogno nascosto
confuso con il peccato.
La pietra assume visione
di un altro Dio,
per tanti è solo un caprone
mal scolpito.
La pietra mi racconta
un’altra visione,
coniata nel profilo di una moneta,
nella giara antica dove la tomba
l’ha restituita.
Racconta un diverso amore
e la terra di un altro colore.
Racconta la gloria di un altro peccato,
racconta la storia di un altro Dio,
forma la statua di un altro oracolo.
Racchiuso nella pergamena di un filosofo,
raccolto dalla parola di un’astronomo,
raccontato per bocca di uno storico,
intuito nella mente di un matematico. (12, 3)