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Il prodotto dell’officina dell’essere
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Il colloquio della preghiera &
Il prodotto dell’officina dell’essere
– Quando ha avuto origine
questo nostro lavoro, tu vuoi sapere, non è vero?
Come si determinò e dove e quando?
Bene, a dirti la verità, sembra che abbia avuto inizio
dopo un certo evento chiamato Guerra di Secessione.
Ma il nostro Regolamento sostiene che la milizia del fuoco sia sta-
ta fondata anche prima.
Il fatto è che la società non ha vissuto bene che quando la fotografia
ha cominciato a vivere di vita propria.
Poi…. il cinematografo nella prima metà del ventesimo secolo.
La radio, la televisione…. Le cose cominciarono allora ad avere
massa.
Montag, sempre seduto nel letto, non si mosse.
– E poiché avevano massa, divennero più semplici, riprese il
capitano.
– Un tempo, i libri si rivolgevano a un numero limitato di persone,
sparse su estensioni immense. Ed esse potevano permettersi di es-
sere differenti. Nel mondo c’era molto spazio disponibile, allora.
Ma in seguito il mondo si è fatto sempre più gremito di occhi, di
gomiti, di bocche. La popolazione si è raddoppiata, triplicata,
quadruplicata.
Film, radio, riviste, libri si sono tutti livellati su un piano minimo,
comune, una specie di norma dietetica universale, se mi intendi.
– Mi intendi?
– Credo di sì.
– E ti piace giocare alle bocce, vero Montag?
– Oh, le bocce, sì molto.
– E a golf?
– Anche.
– Pallacanestro?
– Un gioco bellissimo.
– Biliardo! Boccetta? Palla ovale?
– Giochi magnifici, tutti!
– Più sport per ognuno, spirito di gruppo, divertimento, svago, distra-
zioni, e tu così non pensi, no? Organizzare, riorganizzare, superorga-
nizzare super-super-sport! Più vignette umoristiche, più fumetti nei
libri! Più illustrazioni, ovunque!
La gente assimila sempre meno.
Tutti sono sempre più impazienti, più agitati e irrequieti.
Le autostrade e le altre strade d’ogni genere sono affollate di gente che
va un po’ da per tutto. Ovunque, ed è come se non andasse in nessun
posto.
I profughi della benzina, gli erranti del motore a scoppio.
Le città si trasformano in auto-alberghi ambulanti, la gente sempre più
dedita al nomadismo va di località in località, seguendo il corso delle
maree lunari, passando la notte nella camera dove sei stato tu oggi e io
la notte passata.
– Consideriamo ora le minoranze in seno alla nostra civiltà.
– Più numerosa la popolazione, maggiori le minoranze. Non pestare i
piedi ai cinofili, ai maniaci dei gatti, ai medici, agli avvocati, ai pezzi
grossi, ai mormoni, battisti, unitarii, cinesi della seconda generazione,
oriundi svedesi, italiani, tedeschi, nativi del Texas, brooklyniani,
irlandesi, oriundi dell’Oregon o del Messico.
I personaggi di questo libro, di questa commedia, di questo program-
ma della TV non rappresentano il benché minimo riferimento o illusio-
ne a reali pittori, cartografi, meccanici di qualsiasi città o paese.
Più vasto il mercato, Montag, meno le controversie che ti conviene
comporre, ricordalo! Tutte le minoranze, fino alle infime, vanno tenute
bene, col loro bagnetto ogni mattina.
Scrittori, la mente pullulante di pensieri malvagi, chiudono a chiave
le loro macchine per scrivere.
Tutto questo è avvenuto!
Le riviste periodiche divennero un gradevole miscuglio di tapioca
alla vaniglia. I libri, così i critici, quei maledetti snob, avevano procla-
mato, erano acqua sporca da guarire. Nessuna meraviglia che i libri
non si vendessero più, dicevano i critici; ma il pubblico, che sapeva
ciò che voleva, con una felice diversione, lasciò sopravvivere libri e
periodici a fumetti. Oltre alle riviste erotiche a tre dimensioni,
naturalmente.
Ecco, ci siamo, Montag, capisci?
Non è stato il Governo a decidere: non ci sono stati in origine editti,
manifesti, censure, no! ma la tecnologia, lo sfruttamento delle masse
e la pressione delle minoranze hanno raggiunto lo scopo, grazie a
Dio!
Oggi, grazie a loro, tu puoi viver sereno e contento per 24 ore al
giorno, hai il permesso di leggere i fumetti, tutte le nostre care e
vecchie confessioni con i bollettini e i periodici commerciali.
– Daccordo, ma, i vigili del fuoco? disse Montag.
– E’ la cosa più logicamente conseguente, che diamine! A misura
che le scuole mettevano in circolazione un numero crescente di cor-
ridori, saltatori, calderai, malversatori, truffatori, aviatori e nuotato-
ri, invece di professori, critici, dotti e artisti, naturalmente il termine
‘intellettuale’ divenne la parolaccia che meritava di diventare.
Si teme sempre ciò che non ci è familiare.
Noi dobbiamo essere tutti uguali.
Non è che ognuno nasca libero e uguale, come dice la Costituzione,
ma ognuno ‘vien fatto’ uguale. Ogni essere umano a immagine e
somiglianza di ogni altro; dopo di che tutti sono felici, perché non
ci sono montagne che ci scoraggino con la loro altezza da superare,
non montagne sullo sfondo delle quali si debba misurare la nostra
statura!
Ecco perché un libro è un fucile carico, nella casa del tuo vicino.
DIAMOLO ALLE FIAMME!
Rendiamo inutile l’arma.
Castriamo la mente dell’uomo.
Chi sa chi potrebbe essere il bersaglio dell’uomo istruito?
Cosicché, quando le case cominciarono a essere costruite a prova di
fuoco, non c’è più stato bisogno di vigili del fuoco, dei pompieri,
che spegnevano gli incendi coi loro getti d’acqua. Furono assegnati
loro i nuovi compiti, li si designò custodi della nostra pace spirituale,
il fulcro della nostra comprensibile e giustissima paura di apparire
inferiori, giudici, esecutori.
Tu Montag, sei tutto ciò, io sono tutto ciò.
– …. Ora devo andarmene.
– La lezione per oggi è finita.
– Spero di avere un po’ chiarito la situazione. Ma la cosa che devi ricor-
dare, Montag, è che noi siamo gli ‘Happiness Boys’, i militi della gioia,
tu, io, gli altri incendiarii. Noi ci opponiamo alla meschina marea di
coloro che vogliono rendere ogni altro infelice con teorie e ideologie
contraddittorie. Siamo noi che abbiamo posto mano alla diga.
Teniamo duro.
Non lasciamo che il torrente della tristezza e del pessimismo inondi
il pianeta. Noi contiamo su di te.
Non credo che tu ti renda conto di quanto sei importante, di quanto
lo siamo noi tutti, per il nostro mondo felice quale è oggi.
– Un’ultima cosa, disse ancora Beatty.
– Almeno una volta, nella sua carriera, ogni milite del fuoco sente un
prurito: che cosa dicono i libri? si chiede. Oh, la voglia di grattarsi,
per amor di quel prurito, eh, Montag?
Bene, ti do la mia parola, Montag, ne ho letto qualcuno, ai miei tempi,
per sapere che cosa dovessi combattere, e ti posso assicurare che non
dicono NULLA!
NULLA che tu possa credere o insegnare.
Parlano di persone che non esistono, frutto dell’immaginazione,
quando si tratti di narrativa.
E se non si tratta di narrativa, sono cose ancora peggiori, diatribe tra
professori che si danno reciprocamente dell’idiota, urla di filosofi al-
la gola l’uno dell’altro. E tutti corrono affannati qua e là, a spegnere
le stelle e ad offuscare il sole.
Ne esci, alla fine, perduto.
– E se un milite del fuoco, per caso, senza averne realmente l’inten-
zione, si porta un libro a casa? che succede in questo caso?
Montag ebbe un guizzo del collo. La porta spalancata lo fissava col
suo grande occhio vuoto.
– Errore naturale, umano.
– Curiosità, soprattutto, rispose Beatty.
– Noi capi non ci impressioniamo e tanto meno ci irritiamo per così
poco. Lasciamo al milite il libro per 24ore. Se in capo a 24ore non
l’ha bruciato, noi semplicemente ci rechiamo a casa sua e glielo bru-
ciamo noi.
– Naturalmente, disse Montag, con la gola secca.
– Bene Montag. Allora, vuoi, per oggi, prendere servizio con una
delle squadre dell’ultimo turno? Ti vedremo probabilmente stasera?
– Non so, disse Montag.
(R. Bradbury, Fahrenheit 451)