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L’arte della menzogna (1) & (2)
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La prima ‘rottura’ (con il teatro dei burattini…) l’aveva
tentata lo stesso Lenin col cosiddetto ‘testamento’, o per
meglio dire la ‘Lettera al Congresso’, dettata da lui, tra
il 23 dicembre 1922 e il 4 gennaio del 1923.
Il Congresso del Partito comunista russo, cui era destina-
ta, avrebbe dovuto essere quello imminente, il XII. La so-
stanza della questione sta nella proposta, che Lenin affi-
da a quel documento, di rimuovere Stalin dalla funzione
di segretario generale del Partito, e inoltre di accogliere,
almeno in parte, le proposte di Trockij sul GOSPLAN.
Lenin è ormai in condizioni di salute precarie, se non di-
sperate. Non è affatto sicuro di poter prendere parte al
Congresso, pensa perciò di indirizzare un suo messaggio
‘operativo’ oltre che politicamente argomentato.
Detta via via dei pezzi….
Il 23 dicembre incominciò.
E’ testimoniato da una delle segretarie, la Volodiceva:
quel giorno, convocandola, Lenin esordì dicendole:
‘Voglio dettarle una lettera per il Congresso. Scriva,
prego…’.
Il primo brano, datato appunto 23 dicembre 1922, e scrit-
to sotto dettatura dalla Volodiceva, riguarda il GOSPLAN
e suggerisce di ‘andare incontro’ alle proposte di Trockij.
Inoltre suggerisce di ampliare di molto il numero dei com-
ponenti del Comitato Centrale con l’evidente proposito di
‘diluire’ i conflitti personali.
Il secondo brano, dettato alla medesima Volodiceva nei
due giorni successivi, 24 e 25 dicembre, affronta diretta-
mente la questione dello scontro politico Trockij-Stalin,
pur senza approdare a una proposta. Anche se passa in
rassegna altri ‘leaders’ – si leggono i nomi di Zinov’ev, Ka-
menev, Bucharin, Pjatakov -, l’attenzione è concentrata
sui due, che infatti ritornano anche nella frase finale della
breve aggiunta del 25 dicembre, dove Lenin precisa, qua-
si a voler frenare (in se stesso!) decisioni precipitose che
queste osservazioni ‘sono fatte solo per il presente momen-
to, per l’eventualità che entrambi questi eminenti e devo-
ti funzionari non trovino l’opportunità di ampliare le lo-
ro conoscenze e superare la loro unilateralità’.
‘I due capi più eminenti dell’attuale Comitato Centrale’
li aveva definiti già nella prima parte dell’appunto (data-
ta 24. XII), nel tratteggiarne il profilo.
Per quel che riguarda Stalin però lancia un allarme:
‘Divenuto segretario generale, ha concentrato nelle sue ma-
ni un immenso potere, e io – scrive – non sono sicuro che e-
gli sappia servirsene con sufficiente prudenza’.
A Trockij riconosce che ‘egli è il più capace tra i membri del-
l’attuale CC’,
ma gli rimprovera:
‘ha anche una eccessiva sicurezza di sé’,
nonché
‘una tendenza eccessiva a considerare il lato puramente am-
ministrativo dei problemi’.
Alcuni giorni dopo, il 4 gennaio ’23, la decisione è presa.
Lenin detta una breve aggiunta alla ‘Lettera’, consistente in
un unico capoverso, tutto su Stalin e culminante – dopo aver-
ne tracciato un più duro profilo – nella proposta, evidentemen-
te destinata all’imminente Congresso:
‘Di pensare alla maniera di togliere o se non altro, alleggeri-
re nelle sue mansioni, dall’incarico di Segretario generale’ del
Partito, e nell’auspicio di trovarne uno ‘più tollerante, più
leale, più cortese, più onesto, e più riguardoso verso i compa-
gni….’.
La storia della trasmissione, diffusione e conservazione di
questo testo non è ancora del tutto chiarita.
Nadezva Krupsskaja, moglie di Lenin, svolge in questa sto-
ria, un ruolo solo in parte simile a quello che fu di Livia ri-
spetto alle disposizioni che Augusto destinava postumante
al Senato.
E già qui vi è un altro punto oscuro….
Una leggenda mirante ad attutire le asprezze di quella vi-
cenda e a spiegare la lunga latitanza di quel documento so-
stiene che Lenin avesse disposto che la ‘Lettera al Congres-
so’ venisse fatta recapitare solo dopo la sua morte. Egli però
non poteva prevedere la data della propria morte, né d’altra
parte procrastinare ‘sine die’ una decisione che, dalle sue
stesse parole dell”addendum’, appare urgente.
Del resto già la intitolazione divenuta corrente (testamento
di Lenin) contribuisce a confortare la tesi depistante cui
Lenin stesso avrebbe dato a questa sua ‘Lettera al Congres-
so’, il senso e i tempi di una comunicazione postuma. Un’al-
tra tradizione sostiene che ‘inizialmente’ Lenin avrebbe na-
scosto persino alla Krupskaja quell”addendum’.
Il vero problema, che solo in parte trova spiegazione nell’-
aggravarsi delle condizioni di salute di Lenin, è l’intervallo,
il vuoto di quasi un anno e mezzo, tra il 4 gennaio ‘ 23 e il
maggio (giugno) del ‘ 24, quando finalmente, al XII Congres-
so qualcosa trapela….
In previsione del risultato che si proponeva di ottenere al
XII Congresso, Lenin fece anche un altro passo: inviò un’a-
spra lettera a Stalin, il 5 marzo ‘ 23, in cui minacciava la rot-
tura dei rapporti se non ci fossero state sue scuse scritte per
la violenza verbale da lui adoperata verso la Krupskaja nel
corso di una telefonata.
Inopinatamente Stalin accolse immediatamente tale richie-
sta. Quando però il Congresso ha inizio a metà aprile – è que-
sta la spegazione corrente -, Lenin è daccapo paralizzato nel
fisico:
‘Egli era inabilitato nel fisico e i documenti in cui raccoman-
dava la rimozione di Stalin dalla sua carica rimasero sotto
chiave fino a qualche tempo dopo la sua morte sopraggiun-
ta nel gennaio ‘ 24’.
Secondo la versione ‘recepita’, la Krupskaja avrebbe presenta-
to al CC e fatto giungere direttamente a Stalin la ‘Lettera al
Congresso’ soltanto il 18 maggio 1924, precisando, in una ac-
compagnatoria, che ‘Vladimir Il’ic aveva espresso il fermo
desiderio che ‘dopo la sua morte’ queste note venissero por-
tate all’attenzione del prossimo Congresso del partito’.
Se quel che scrive la Krupskaja fosse esatto, se ne dovrebbe
arguire che lo stesso Lenin ha esitato (prima di ammettere
e considerare talune ‘eretiche verità’…), dopo la pronta let-
tera di ‘scuse’ di Stalin del 5 marzo ‘ 23, a portare a fondo
subito, già col XII Congresso, l’operazione di cambio del se-
gretario generale.