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Flammaron, per esempio, basandosi su una parallasse misurata
da Peters nel 1842, attribuiva alla Polare una distanza di appena
42 anni-luce e aggiungeva un curioso riferimento:” La distanza
di questo remoto sole è tale che un treno ‘express’ il quale, a 60
chilometri all’ora, raggiungerebbe il Sole in 266 anni, dovrebbe
correre ininterrottamente per 722 milioni di anni per giungere
alla Polare!”.
Ma oggi noi sappiamo che questa cifra dovrebbe essere molti-
plicata per sette.
Dopo aver guidato per secoli marinai e viaggiatori, la Polare
rimane ancora un oggetto interessante per gli astronomi dilet-
tanti: è infatti una stella doppia che può essere vista con piccoli
telescopi, da 6 centimetri di obiettivo in su.
La compagna è di nona magnitudine e si trova 18″ dalla principale,
separazione tutt’altro che piccola, ma non sempre è facile scorgere
la stella secondaria a causa della forte differenza di luminosità.
William Herschel è stato il primo a individuarla nel 1780.
La distanza reale tra i due astri è circa duemila volte quella Terra-
Sole.
Dallo spettro della stella secondaria si può dedurre che la sua
magnitudine assoluta deve essere 3,2 e quindi la distanza risulta
di 360 anni-luce.
Benché appaia così debole, la sua luminosità è dunque quattro vol-
te quella del Sole.
Finora, in due secoli, l’angolo di posizione delle due stelle è cam-
biato appena.
Il periodo orbitale è quindi di parecchie migliaia di anni.
Il sistema della Polare è in realtà triplo, ma il terzo oggetto è
invisibile.
Da osservazioni della velocità radiale fatte sullo spettro, già nel
1896 Campbell incominciò a sospettare questa presenza misteriosa.