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Per l’ipotesi da noi fatta che l’Atlantico rappresenti una spaccatura, i
cui bordi si trovavano un tempo riuniti, è necessario un severo controllo,
quale è dato da un confronto della struttura geologica delle due parti.
Ci si può infatti attendere di trovare in ognuna di esse alcune pieghe
ed altre formazioni anteriori alla rottura, cioè che le loro estremità
siano disposte dalle due parti dell’oceano in modo da apparire nella
ricostruzione l’una come un prolungamento immediato dell’altra.
Dato che questa ricostruzione segue le linee obbligate dei bordi dei
continenti e non permette un adattamento alle ipotesi, abbiamo qui
un criterio del tutto indipendente e molto importante per giudicare
l’esattezza della teoria della deriva dei continenti.
La spaccatura atlantica presenta la maggiore ampiezza nel sud, ove
si produsse da principio e ove ammonta a 6220 Km. Tra il Capo
San Rocco e il Camerun vi sono solo 4880 Km, tra la Nuova Zelanda
e l’Inghilterra 2410, tra Scoresbysund e Hammerfest 1300, e tra la
Groenlandia nord-orientale e lo Spitzberg 300 Km circa.
Sembra che la frattura si sia verificata in tempi molto recenti.
Cominciamo dal sud.
Molto al sud nell’Africa in direzione da est ad ovest si trova un
gruppo di catene a pieghe, che risalgano al Permiano (monti
Zwarten).
Nella ricostruzione, il prolungamento di questa catena verso ovest
va a colpire la parte a sud di Buenos Aires, che non presenta sulla
carta alcun rilievo. Ora è molto interessante il fatto che Keidel nelle
Sierre che si trovano in questa località, specialmente in quelle del
sud fortemente corrugate, ha riconosciuto che per la loro struttura,
per la successione delle rocce e per i fossili che contengono, non solo
sono del tutto simili alle pre-Cordigliere delle province San Juan e
Mendoza, che terminano alle Ande, ma soprattutto ai monti del
Capo.
Nelle Sierre della provincia di Buenos Aires, specialmente nel tratto
sud, noi troviamo un succedersi di strati molto simile a quello delle
montagne del Capo. Una grande concordanza sembra esserci per lo
meno in tre strati: nello strato inferiore di arenarie, formatosi per
fenomeni di trasgressione nell’eo-Devoniano, negli scisti ricchi di
fossili, che rappresentano il massimo di questa trasgressione, e in
una forma caratteristica più recente, i conglomerati glaciali del
Paleozoico superiore….Sia i sedimenti della trasgressione devonica
che il conglomerato glaciale sono fortemente ripiegati come le catene
del Capo; e in ambedue i casi la direzione del movimento è volta
verso nord.
Ciò sta a dimostrare che qui si tratta di un antico piegamento di
grande estensione, che attraversa la punta dell’Africa, passa per l’
America meridionale a sud di Buenos Aires e quindi, piegando verso
nord, va a raggiungere le Ande. Oggi i resti di questo piegamento
sono separati da un oceano della larghezza di oltre 6000 Km.
Nella nostra ricostruzione, che non si presta ad alcun adattamento,
le singole parti coincidono esattamente: le distanze del Capo San
Rocco o dal Camerun sono uguali.
Questa prova dell’esattezza della nostra ricostruzione è molto
significativa e qui torna il paragone delle due metà di una carta da
visita lacerata in segno di riconoscimento. E la concordanza è pregiudicata
assai poco dal fatto che la catena del sud-Africa, raggiungendo la costa,
si dirama verso nord nella catena dei monti Cedar, in quanto questo
ramo, che poi si perde presto, ha i caratteri di una deviazione locale, che
può essere dovuta a una qualche discontinuità prodottasi nel punto di
una frattura successiva.
Diramazioni analoghe si osservano in misura ancora superiore in Europa
nelle catene del Carbonifero e nel Terziario, e non per questo si trova
qui un impedimento nel ragruppare queste pieghe in un sistema unico
e nell’attribuirle ad un’unica causa. Anche se il piegamento africano si è
protratto fino ai tempi più recenti, come hanno dimostrato studi ulteriori,
non è il caso di parlare di epoche diverse.
Ma questo prolungamento dei monti del Capo nelle Sierre di Buenos Aires
non è la sola conferma che ricevano le nostre idee; molte altre prove si
ritrovano lungo le coste dell’Atlantico. Anche ad un esame superficiale il
grandioso tavolato di gneiss dell’Africa mostra grande somiglianza con
quello del Brasile. E che questa somiglianza non si limiti solo ai caratteri
generali è dimostrato sia dalla presenza delle rocce eruttive e dei sedimenti,
sia dalle antiche direzione delle pieghe.
(Alfred Wegener, La formazione dei Continenti e degli Oceani)