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Anche Karl Marx e Friedrich Engels, nonostante le loro idee
rivoluzionarie, si attennero all’antico dettame della conquista
della natura.
Secondo Marx , la realizzazione della felicità sarebbe stata
opera dei socialisti in grado di:
Regolare in maniera razionale l’interscambio materiale con la natura
posta sotto il controllo della collettività, invece che lasciata libera
di governare gli uomini come forza cieca.
Engels aggiunse che, con il socialismo, gli uomini sarebbero
diventati, per la prima volta:
I veri signori della natura, in quanto e nel momento in cui sarebbero
diventati signori del loro stesso processo di socializzazione.
Altri pensatori marxisti ripresero lo stesso tema e lo elevarono
a fine ultimio della società comunista ideale. Ad esempio, negli
anni Cinquanta Maurice Cornforth propugnò una versione
dell’ideologia del dominio e della supremazia umane almeno
altrettanto assoluta di quelle contenute nella ‘Genesi’, nel
pensiero di Tommaso d’Aquino, di Bacone e di tutti i loro
seguaci.
Cornforth, in un brano intitolato ‘Man’s Mastery of Nature’,
scrive:
E’ il dominio sulla natura, conseguito tramite il lavoro razionale, che
distingue il modo di vivere dell’uomo da quello degli animali inferiori.
L’incremento del livello di dominio sulla natura è infatti il significato
fondamentale del progresso materiale.
Padroneggiando le forze naturali l’uomo impara le leggi con cui la
natura opera e può piegarle al suo servizio. Così facendo, le
trasformiamo da nemiche a serve.
In una società comunista, gli uomini progrediscono senza incontrare
ostacoli nella conoscenza e nel controllo delle forze naturali, nel loro
sfruttamento, nel rifacimento dell’intera natura, nella coperazione con
essa al fine di rendere il mondo un mondo umano, dato che l’umanità
è il frutto più elevato della natura.
(J. Mason, Un mondo sbagliato)