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Il governo cinese ritiene che per il 2020 saranno necessarie più
di 85.000 camere d’albergo, non a Lhasa ma qui, nel deserto del-
l’altopiano.
La richiesta di sviluppo turistico dell’altopiano è però accompa-
gnata dalla condizione che venga attuato in modo sostenibile.
‘L’industria del turismo non incoraggerà la costruzione di alte
torri e alberghi di lusso’, dichiarava un articolo cinese a proposi-
to della campagna, ‘ma si concentrerà piuttosto sugli alberghi
per famiglie’.
Intanto, però, si stanno preparando progetti per lanciare un treno
di lusso, che per 1000 $ (dollari) a notte offrirà ai turisti apparta-
menti da 38 metri-quadri, con sale da pranzo private e vasche da
bagno con l’acqua calda.
Secondo Josh Brookhart, un giovane laureato dell’Università di
Stanford che è direttore della TZG Partners, con sede a Shangai,
sono in programma anche una serie di stazioni turistiche di fascia
alta per molte delle più remote fermate sul percorso dell’altopia-
no.
‘La gente pensa che si tratti di una politica che potrebbe distrug-
gere quei posti, ma potrebbe anche essere l’esatto opposto.
E’ molto difficile trovare un argomento che giustifichi l’isolamento
dal mondo come un bene per la gente. Se si valuta come starebbe
il Tibet con noi o senza di noi, è chiaro che starebbe meglio con
noi’, dichiarò Brookhart a proposito del suo investimento di 130
milioni di $ (dollari).
Quello che una volta era un viaggio avventuroso, nel quale le me-
raviglie della civiltà tibetana, della sua cultura e della sua storia
erano una ricompensa per la tenacia e la scomodità richieste per
arrivarci, ora è diventato una routine, il viaggio verso una qualsia-
si fermata della grande rete ferroviaria cinese.
E persone come Renzin, Kalden e Norbu (e molti altri con e …come
loro…) sono ora spettatori di un paese depredato per una serie di
ragioni politiche ed economiche.
….Mentre buttavo giù i miei pensieri su un quadernetto nero (e …..
mentre sto qui ed ora scrivendo questo post…) si avvicinò (non
visto….) un alto funzionario.
– ….. Che cosa sta scrivendo?
mi chiese.
– E’ solo il mio diario di viaggio,
spiegai,
abbozzando un sorriso.
(…solo pensieri, dialoghi e rime….)
– Sta scrivendo annotazioni sul treno?
insistette.
– Sarebbe meglio che non scrivesse (nel sul treno né seduto nella
sua sala…).
Rimase lì finché non chiusi il diario (sulla verità) e lo ritirai, e
…fino al resto del giorno mi guardò dal finestrino della sua pro-
fonda notte nera.
(A. Lustgarten, Il grande treno)