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Nelle ore in cui siamo desti sulla terra, il nostro io è limitato
al corpo fisico e, a meno che non si sia particolarmente addestrati,
non è possibile separare le due entità.
Quando dormiamo, è soltanto l’organismo ad aver bisogno di
riposo; l’anima si libera e di solito si reca nel regno degli spiriti,
press’a poco come un bambino fa ritorno a casa al termine della
giornata scolastica.
L’io e i corpi fisici mantengono il contatto per mezzo della ‘corda
d’argento’, capace di una estensione illimitata.
Il corpo rimane in vita fino a quando la corda d’argento è intatta;
al momento della morte la corda si stacca, mentre l’anima nasce
a una nuova vita nel mondo dello spirito, proprio come il
cordone ombelicale del neonato viene reciso per separarlo
dalla madre.
La nascita del bambino significa la morte dell’esistenza protetta
che esso conduceva nel corpo materno.
La morte, per l’anima, è la rinascita nel più libero mondo dello
spirito. Fino a quando la corda d’argento è intatta, l’io è libero
di vagare durante il sonno, o anche consciamente nel caso di
coloro che sono stati sottoposti a pratiche particolari.
Il vagabondare dell’anima dà luogo a sogni, che sono impressioni
trasmesse lungo la corda d’argento.
Di mano in mano che la mente fisica le capta, esse vengono
‘razionalizzate’ e adattate alle credenze dell’individuo.
Nel mondo dello spirito il tempo non esiste, il ‘tempo’ è un concetto
puramente fisico, e pertanto si hanno casi in cui sogni lunghi
e complessi sembrano svolgersi in una frazione di secondo.
Probabilmente, tutti hanno fatto un sogno in cui si sono incontrati
e hanno parlato con una persona molto lontana, forse anche
al di là degli Oceani.
Può darsi che quella persona abbia comunicato un messaggio, e
al risveglio si ha di solito la netta impressione di ‘qualcosa’ che
si dovrebbe ricordare. Non di rado si ricorda di avere incontrato
un amico o un parente lontani e non ci stupisce ricevendo,
dopo breve tempo, notizie di quella persona. Negli individui
non particolarmente addestrati, il ricordo è spesso deformato
e il ricordo è un sogno illogico, o un incubo.
Nel Tibet viaggiamo molto mediante proiezione astrale, non
mediante levitazione, e l’intero processo è assoggettato alla
volontà.
L’io abbandona il corpo, anche se rimane legato ad esso dalla
corda d’argento. Si può viaggiare dove si vuole, con la massima
rapidità consentita dal pensiero.
Quasi tutti gli individui hanno la capacità di compiere viaggi
astrali. Tutti, probabilmente, hanno avuto la sensazione di
scivolare nel sonno e poi, senza alcun motivo apparente, di
essere destati all’improvviso da un violento sussulto.
Esso è causato dall’esteriorizzazione troppo rapida dell’io,
da una brusca separazione dei corpi fisico e astrale.
(T. L. Rampa, Il terzo occhio)