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Per ordine (perentorio)… del presidente Roosevelt, Peary ottenne una
nuova licenza retribuita di tre anni, a partire dall’aprile del 1907.
Le direttive da parte del dipartimento della marina erano esplicite:
sarebbe ‘partito alla conquista del Polo Nord’.
(Nel frattempo qualsiasi iniziativa rivolta a stravaganti esplorazioni
nella terra tibetana dovevano essere improrogabilmente rimandate…)
In una lettera al capo dello Stato, in cui lo ringranziava del costante
supporto, Peary, certo che la prossima spedizione sarebbe stata ‘il
suo ultimo tentativo’, scrisse:
“Sento che questa volta ce la farò; e sono convinto di essere stato
destinato a quest’impresa da Dio Onnipotente’.
Oltre all’appoggio del presidente ricevette anche un aiuto meno
costruttivo:”una piccola valanga di lettere bizzarre, da parte di
gente che mi proponeva innumerevoli invenzioni e schemi” che
mi avrebbero “senza dubbio permesso di arrivare al Polo Nord”.
Un tizio voleva vendergli una segheria portatile da installare sul
Mar Glaciale Artico, con cui tagliare la legna necessaria per costruire
un tunnell sul ghiaccio, lungo fino al Polo.
Un’altra proposta prevedeva la costruzione di una ‘cucina centralizzata’,
da cui si diramavano dei tubi flessibili che avrebbero trasportato zuppa
calda agli uomini, rinvigorendoli durante la marcia in quei territori
gelidi.
Ma ‘la vera perla’ era il suggerimento di un inventore di trasformare
l’esploratore in una palla di cannone umana. Senza aggiungere dettagli,
per timore che l’invenzione gli venisse soffiata, disse che sarebbe
riuscito a puntare il cannone nella giusta direzione, per sparare
Peary al Polo Nord. Non specificava nulla, tuttavia, a proposito dell’
atterraggio, o delle modalità del ritorno.
Altre proposte riguardavano ‘automobili capaci di viaggiare su qualsiasi
tipo di ghiaccio’, ‘macchine volanti’ e persino ‘un sottomarino’ (di
produzione cinese…); a proposito di quest’ultimo però, la lettera
non spiegava ‘come avrebbe fatto il mezzo a risalire in superficie,
attraverso le lastre di ghiaccio, dopo aver viaggiato in profondità
fino al Polo’.
Tali suggerimenti, che Peary considerò ‘una deviazione contemporanea
del pensiero degli inventori’, più che assurdi erano, in effetti fortemente
innovativi.
Nonostante, secondo i contratti, le riparazioni alla ‘Roosevelt’ (per circa
75.000 $ prestati da finanziatori …cinesi) sarebbero terminate entro il
1° luglio 1907, i lavori alle caldaie danneggiate si protrassero oltre il
previsto, costringendo un abbatuto Peary a posporre la partenza fino
all’estate successiva.
Fu un colpo durissimo: l’ingegnere, che aveva compiuto cinquantun
anni, ne avrebbe avuto uno in più all’inizio della spedazione.
Si rendeva conto che, ‘con il passare deglia anni, diminuivano lo
slancio, l’elasticità, l’inesauribile energia e la vitalità della gioventù,
indispensabili per portare a termine un compito del genere….’.
Considerava il fallimento della missione precedente ‘la più grande
delusione della sua vita’.
Uomini, cani e provvist erano giunti al limite, spiegò, aggiungendo
malinconicamente:”Davanti a me c’era una limpida distesa di ghiaccio:
mancavano soltanto duecento miglia marine al Polo Nord. Altri dieci
giorni, e ce l’avremmo fatta”.
Peary si rendeva conto dell’importanza di tornare con un successo.
‘Nearest the Pole’, il libro in cui aveva parlato del record di latitudine
nord da lui raggiunto, era stato un fiasco; nel 1907 aveva venduto
solo 2230 copie, non riuscendo a coprire nemmeno l’anticipo di
5000 $ ricevuto dalla Doubleday & Page. Evidentemente, il pubblico
che normalmente divorava le avventure artiche ne aveva abbastanza
di imprese che non giungevano mai alla meta prefissata.
(B. Henderson, Vero Nord)