K. rimase solo con il maestro che era tornato al suo posto in silenzio;
lo lasciò aspettare ancora un poco, si tolse la camicia e cominciò a
lavarsi nel catino.
Solo allora, voltando la schiena al maestro, gli chiese il motivo della
sua venuta.
– Sono qui per incarico del signor sindaco, fu la risposta.
K. si dichiarò pronto ad ascoltarlo. Ma poiché lo sciaquìo copriva le
parole , il maestro dovette avvicinarsi e s’appoggiò al muro accanto
a K. , K. si scusò delle sue abluzioni e della sua irrequitezza,
giusificandosi con l’urgenza della visita progettata.
Il maestro non replicò, disse: – Lei è stato scortese col signor sindaco,
un uomo vecchio e rispettabile, pieno di merito e d’esperienza.
– Non sapevo d’essere stato scortese, disse k. asciugandosi, – ma è
verissimo che avevo altro per la testa che le belle maniere, poichè si
trattava della mia posizione, minacciata dal vergognoso funzionamento
di una amministrazione che non occorre descriverle in particolare,
giacché lei ne fa parte.
– Il sindaco s’è dunque lagnato di me?
– Con chi avrebbe dovuto lagnarsi?, disse il maestro.
– E anche se avesse avuto qualcuno si sarebbe mai lagnato?
– Ma io ho scritto sotto la sua dettatura un piccolo verbale del colloquio,
e ho potuto constatare la bontà del signor sindaco e il tono scortese
delle sue risposte.
(F. Kafka, Il Castello)