Fuori nel…bosco:
Prosegue in:
…Si ficcò in bocca tre fette di prosciutto cotto e raggiunse l’estremità del
corridoio per imboccare le scale, passando davanti alle caldaie.
A metà strada c’era un pianerottolo, e la rampa di scale girava a destra.
Fu allora – stava guardando verso l’alto che vide il detective per la prima
volta.
Walker aveva appena chiuso la porta della cella frigorifero, dopo aver sparato
a Luke in mezzo agli occhi, e stava giusto scendendo nel seminterrato per
sistemare anche il terzo inserviente. Ma l’assassinio di Luke l’aveva sconvolto
a tal punto da costringerlo a fermarsi un istante per recuperare un po’ di fiato
e ricaricare la pistola. Se ne stava fermo in cima alle scale, il fianco sinistro rivolto
verso Jimmy e il revolver con silenziatore che gli ciondolava dalla mano destra.
– Come spegnere la luce, borbottava a se stesso.
Avvertì la presenza di Jimmy e fece un salto per vedere chi fosse.
Il primo pensiero che passò per la testa a Jimmy, alla vista del volto teso, scheletrico
e paonazzo di Walker, fu di trovarsi davanti al Fantasma dell’Opera.
Walker sembrava dotato di poteri sovrumani, e alto tre metri. Il soprabito aperto
gli pendeva di dosso come un cencioso mantello ottocentesco, e gli occhi di rosso,
un vero sguardo da pazzo – erano semicoperti da un ciuffo di capelli biondi.
Cazzo se è sbronzo questo figlio di puttana, pensò Jimmy. Fat Sam non doveva
averlo calmato neanche un po’.
Sentì una fitta al basso ventre, ma non si fermò.
Non voleva certo far credere a quel FIGLIO DI TROIA che aveva paura di lui.
In fin dei conti, pensò, sua madre è SOLO UNA TROIA BIONDA.
Walker scoprì i denti come un cane mordace e sollevò la pistola ad altezza di
tiro, senza dire una parola. D’istinto Jimmy si abbassò un istante prima che
partisse il colpo. Il proiettile gli passò di striscio sulla parte sinistra del torace.
Jimmy si sentì esplodere il cranio dalla rabbia, come se tutte le sue emozioni,
tutte le sue sensazioni avessero raggiunto la massima pressione per poi scoppiare.
Per un breve momento si sentì dotato di una sensibilità soprannaturale, quasi
come in punto di morte. Il viso di Walker gli parve cento volte più grande; ne
vide il sudore sgorgare da pori larghi come il fondo di un bicchiere di whisky;
scorse una barbetta biondiccia spuntare da una mascella bianca e squadrata,
peli simili a festuche in un campo ammantato di neve; vide il netto contorno
delle otturazioni nell’irregolare dentatura giallastra del detective.
Un’istantanea che bruciò, nel suo ricordo, all’acida fiamma della collera.
Durò solo un’attimo, senza che il corpo di Jimmy interrompesse la sua secca
traiettoria istintiva.
Saltagli addosso, A QUEL FIGLIO DI PUTTANA! lo incalzava una parte del suo
cervello.
Strappagli la pistola e fanne polpette, DI QUELLA TESTA DI CAZZO!
Ma l’altra parte urlava una cosa sola.
CORRI, UOMO, CORRI!
I muscoli frustati dal panico, gli si tendevano in un’incredibile frenesia, come uno
stallone selvaggio, in una morsa di terrore cieco. Prima che Walker potesse sparare
di nuovo, Jimmy si era già voltato e, in un grottesco passo di danza, aveva iniziato
a ridiscendere le scale.
Il secondo colpo gli scalfì la parte posteriore del collo e gli penetrò nella rabbia come
un ferro rovente, facendogli saltare – furibondo com’era – il relé che teneva sotto
controllo, la paura. Era in una posizione assai scomoda, la gamba sinistra accavallata
sulla destra, il braccio sinistro alzato a proteggersi, il destro che brancolava in avanti
e il tronco piegato in due verso il basso, come un’acrobata all’inizio di un salto
mortale. Ma i suoi muscoli incordati furono capaci di muoversi con la velocità di
un serpente che attacca. Le gambe si tennerro con estrema volenza per spingerlo
dalla parte opposta del pianerottolo. Sbatté nel muro col fianco destro, ammaccandoselo
tutto fin dalla spalla.
– FIGLIO DI PUTTANA!
Imprecò annaspando a denti stretti.
Si staccò dal muro girando su se stesso e fece allo stesso tempo forza su gamba, braccio
e fianco destro, ruotando come un derviscio. Fu così rapido da riuscire a voltare l’angolo
e portarsi fuori tiro prima che il terzo colpo di Walker s’infilasse nell’intonaco della
parete nel punto esatto in cui, un’istante prima, si proiettava l’ombra della sua testa.
Con una capriola arrivò in fondo alle scale.
Ormai era lanciato, e non c’era più modo di fermarsi, come quando si inizia un esercizio
in palestra; quindi si rassegnò a sbattere sul terzo gradino con le palme delle mani e
ruotare in aria, atterrando accovacciato sul cemento del corridoio senza aver ancora
esaurito la spinta.
Walker partì alla carica giù per le scale brancolando alla semicieca. Mancò l’ultimo
gradino prima del pianerottolo e andò a finire contro il muro, battendo dapprima
col fianco per poi ritrovarsi a quattro zampe sul pavimento.
– ASPETTA UN ATTIMO, NEGRO DI MERDA!
Urlò d’istinto.
Jimmy lo udì e si trasse con forza immane dalla sua posizione accucciata.
La mente di entrambi era ottenebrata dal loro massimo e momentaneo desiderio: per
l’uno, uccidere, e per l’altro sopravvivere.
Fu così che il lato grottesco della faccenda andò perduto, ovvero Walker che ordinava
a Jimmy di fermarsi e farsi ammazzare.
Voltato l’angolo, Jimmy s’infilò nella stanza dell’immondizia, con la vaga idea di filarsela
dal montacarichi. Con le suole di gomma scivolò sul cemento, su una macchia d’unto,
e finì a sbattere in corsa contro lo stipite della porta, ammaccandosi la gamba sinistra
dalla caviglia al fianco. Riuscì a portarsi fuori tiro prima che Walker potesse prendere
di nuovo la mira, ma lo sentì precipitarsi giù per le scale in una scarica di passi.
Poi si rese conto che quando il montacarichi non era in funzione era impossibile sollevarne
le massicce ante. Nell’andarsene, prima, aveva spento tutte le luci, e adesso pensò
di prendere lo sbirro in trappola col favore delle tenebre. Ma dal corridoio, attraverso
la porta aperta, filtrava fin troppo chiarore, e per chiuderla sarebbe stato costretto a
un salto all’indietro. Si fermò, sbandando, e ruotò su se stesso, ma era ormai andato
troppo oltre.
Walker stava già varcando la soglia, di corsa ma attento, con il revolver proteso in
avanti e pronto ad aprire il fuoco.
L’ultima manovra aveva fatto perdere a Jimmy qualche secondo prezioso, lasciandolo
in brache di tela.
Non sapeva dove nascondersi, non aveva tempo per rimpiattarsi, né qualcosa da tirargli
addosso. Il secchio metallico da dieci litri che conteneva gli stracci la spugna e il detergente
che Jimmy usava per lucidare l’acciaio era sul pavimento alla sua destra. Con riflesso
puramente istintivo, il gesto cieco e irrazionale di chi cerca di salvare la pelle, gli mollò
un calcio neanche fosse un pallone da spedire in porta, lasciandolo dritto contro la
pistola spianata, come l’edicolante giù all’angolo della sesta, informatore del distretto,
dentro il suo scatolone di cartone.
(Chester Himes, Corri uomo corri)