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Preceduta da una fanfara di pubblicità internazionale, la
Casa Bianca ‘approvò’, ‘si fece mallevadrice’ e ‘salutò con
calorosa simpatia’ la Marcia su Washington.
A quel tempo le grandi organizzazioni per i diritti civili
stavano litigando pubblicamente riguardo alla questione
delle donazioni e il ‘New York Times’ aveva rivelato i re-
troscena della faccenda.
L’Associazione nazionale per l’avanzamento della gente
di colore aveva accusato altre organizzazioni di essersi
servite di raduni e riunioni massicciamente pubblicizzati
per accaparrarsi la parte più consistente delle donazioni
fatte ai vari gruppi in lotta per i diritti civili, mentre essa,
che pure si occupava di trovare i fondi per le cauzioni e
l’assistenza legale ai dimostranti imprigionati, era rima-
sta indietro.
Fu come al cinematografo.
La scena successiva vide ‘i sei grandi’, i leader negri del
Movimento per i diritti civili, riuniti a New York insieme
al presidente bianco di una grossa organizzazione filan-
tropica. Fu detto loro che quella pubblica disputa riguar-
do alla raccolta di fondi li danneggiava di fronte al pub-
blico e fu donata una somma di 800.000 dollari alla se-
greteria della United Civil Rights Leadership che fu pron-
tamente fondata da ‘sei grandi’.
Che cosa aveva prodotto questa improvvisa unità tra i
negri?
Il denaro dell’uomo bianco.
Qual era la contropartita chiesta in cambio di tale dena-
ro?
La possibilità di dare consigli.
Non solo fu fatta quella donazione, ma si promise un’al-
tra somma della stessa entità da versarsi dopo la Marcia…
naturalmente se tutto fosse andato bene.
La Marcia su Washington, che originariamente era stata
concepita ‘con ira’, stava per essere trasformata in qualco-
sa del tutto diverso.
I ‘sei grandi’ furono presentati da una massiccia campagna
di stampa internazionale come i leader della Marcia su Wa-
shington. Ciò apparve quasi miracoloso a quei negri di pro-
vincia che si erano entusiasmati e che probabilmente pen-
sarono che i famosi leader li approvassero e si fossero mes-
si dalla loro parte.
Successivamente furono invitati a unirsi alla marcia quattro
grossi personaggi bianchi: un cattolico, un ebreo, un prote-
stante e un dirigente sindacale.
Nella massiccia campagna di stampa si faceva discreta-
mente notare che i ‘dieci grandi’ avrebbero ‘sorvegliato’ l’-
atmosfera in cui si sarebbe svolta la Marcia su Washington
e la ‘direzione’ che avrebbe preso.
I quattro personaggi bianchi cominciarono a dare la loro
approvazione. Si sparse ben presto la voce tra i cosiddetti
‘liberali’ cattolici, ebrei, protestanti e nell’ambiente sinda-
cale che fosse ‘democratico’ aderire alla Marcia negra e
ben presto i bianchi, che prima erano assai preoccupati,
cominciarono ad annunciare la ‘loro’ partecipazione.
I ‘giganti’ avevano approvato.
Fu come se una scarica elettrica fosse passata attraverso
le fila della borghesia negra, proprio dei membri di quel-
la cosiddetta classe media e classe media superiore che in
un primo momento avevano deplorato l’idea di una Mar-
cia su Washington quando ne parlavano i negri delle clas-
si inferiori.
Ma ora avrebbero marciato anche i bianchi.
Qualcuno di quei negri cenciosi, disoccupati e affamati ri-
schiò di essere calpestato perché gli altri, quelli ‘pazzi per
l’integrazione’, si precipitarono di corsa l’uno sull’altro, al-
la ricerca dei comitati a cui aderire.
Improvvisamente la Marcia dei ‘negri arrabbiati’ era sta-
ta trasformata in un avvenimento mondano, qualcosa di
molto simile al Gran Derby del Kentucky.
Per il cacciatore di prestigio diventò un simbolo di status
e anche oggi si sente domandare: ‘Ma tu c’eri?’.
Era diventata una merenda sull’erba, una gita domenica-
le.
Una mattina della Marcia le macchine traballanti dei ne-
gri affamati, polverosi e coperti di sudore che venivano dai
paesini furono letteralmente sommerse dalla massa di aerei
a reazione, vagoni ferroviari e autobus con l’aria condiziona-
ta.
Quella che originariamente era stata concepita come una
furiosa ondata di protesta fu, come disse giustamente un
giornalista inglese, ‘una placida inondazione’.
Negri e bianchi si trovarono integrati come il sale e il
pepe.
Nessuno aspetto logistico restò incontrollato.
Ai partecipanti alla Marcia fu data istruzione di non por-
tare cartelli, che venivano invece distribuiti sul posto; fu
detto loro di cantare una sola canzone, ‘We shall Overco-
me’; fu spiegato con la massima precisione ‘come, quando
e dove’ avrebbero dovuto marciare, dove dovevano riunir-
si, quando avrebbe avuto inizio la Marcia e qual era l’itine-
rario. Furono sistemati con criteri strategici i posti di pron-
to soccorso: si sapeva persino dove si doveva svenire!