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Anni sono – e in quel tempo ancora si calunniava il timido e raro
ciclista, ed era ben viva la parola ‘ciclofobo’, ricordiamo di aver
veduto offrire alla universale ammirazione la fotografica sembianza
di un curioso e grottesco essere antropomorfo, cui non umana
forma aveva data la fantasia morbosa di un figurinaio decadente.
Repulsivo e gibboso, gli occhi vitrei fissi sotto la bassa fronte
volgare, enorme la mandibola e la bocca ferina, enormi le braccia
villose, enormi le mani afferrate al manubrio d’una bicicletta
da corsa, il mostro era forse creato a raffigurare, più che il voluto
bicyclantropos curvatus, la sintesi della enormità paradossale.
Riprodotto da qualche periodo freddurista, ebbe il suo quarto
d’ora di celebrità.
Non più.
Chi oggi ricorda?
E chi pur ricordandolo può trattenere il sorriso indulgente?
….Vale tuttavia la pena di richiamare alla memoria quella
creazione strana, solo perché essa volle a’ suoi tempi rappresentare
lo spirito della ‘pubblica opinione’.
In ogni avvenimento anche isolato e in apparenza trascurabile,
lo studioso e l’osservatore possono ritrovare il ‘fenomeno’ di
psicologia collettiva, che in una data epoca afflisse l’umanità…
di epidemie misoneiste.
La figurazione paradossale dell’homo non-sapiens in sembianza
ciclo-belluina venne ben presto dimenticata.
La buona bicicletta – superiorum permissu – già trascorreva
liberamente per le vie cittadine, e i campanelli trillavano cortesi:
guardatela, la buona bicicletta, e non odiatela, che non merita
il vostro odio.
E’ modesta, costa poco e rende moltissimo, poiché risparmia tanto
tempo e il tempo è denaro.
E’ piccolissima, comoda, leggera, non mangia, non sporca, non
scappa all’improvviso come i cavalli imbizziti. Quando lavora,
un palmo di strada le basta: quando riposa, si contenta di un
sottoscala. Perché non vorreste fare amicizia con lei?…
E il pedone rimase ancora poco come quel cattivo sordo perché
non voleva sentire; burbero, brontolone e pusillanime.
Ma in quei tempi era già nato il Touring; ancora in fasce, allevato
da buone mamme e da ottime balie, sapeva già andare in
bicicletta.
I più feroci misoneisti osservarono il grazioso fenomeno,
ammirando, e si persuasero che il nuovissimo mostricino d’
acciaio, apparso sulla faccia della terra per gli uomini di buona
volontà, non doveva poi essere tanto malefico.
E vennero, ad uno ad uno, poi a cento, a mille, a far atto di
contrizione sincera: giovinetti di primo e di primissimo pelo,
uomini maturi e posati, vecchi barbogi e donne gentili.
(Umberto Grioni, Il ciclista)